È lo stato in cui vorremmo sentirci.
Nessuna dissonanza cognitiva quando pensiamo che dovremmo concederci le creazioni di Giannico.
Nessuna esitazione davanti ai tacchi protagonisti delle creazioni astratte.
Le calzature di Giannico le indossi perché sai esattamente cosa cerchi: opera d’arte con cui celebrare i piedi.
Le creazioni non possono avere altro nome. Perché chiamarle “scarpe” sarebbe riduttivo.
Sfere di metallo si adagiano sui listini o su colli dei piedi invisibili. Banane alla Warhol si imprimono sulla pelle nuda celebrando la Pop Art.
Un tatuaggio dello stile.
I richiami a Helmut Newton, alla fotografia e alla sua arte, ai giochi di luci, alle prospettive, sono leggibili nel mutamento repentino delle creazioni, soggettivamente diverse ad ogni sguardo.
Si scorgono da subito gli accostamenti bold (& gold) dei materiali.
Il velluto e il metallo, i pellami lavorati in modo inconsueto, i cristalli irriverenti. Tanti, preziosi, tridimensionali. Richiami alla Galleria degli Specchi di Versailles, ad un set fotografico, ad una scultura d’avanguardia.
Sofisticati particolari di ricerca diventano inconfondibili ed identificano il brand dell’Enfant Prodige della moda.
Appena diciottenne, il designer di Giannico, Nicolò Beretta, incarna l’estro di artisti contemporanei dall’occhio alla ricerca di regole nuove: Jeff Koons e Damien Hirst. Forme assolutamente popular diventano significative. Una sfera o una pillola.
E i tacchi. I protagonisti assoluti di una nuova corrente.
L’avanguardia facilmente reperibile nelle sculture delle estremità.
La s/s 15 di Giannino, intima e personale, si mostra nella sua natura ribelle, dandosi in pasto al mondo. E il panorama della moda l’accoglie.
E anche noi, con entusiasmo.