Forse vi sembrerà strano detto da una che si occupa di moda, ma i trend passeggeri non mi appassionano più di tanto.
Sono interessata alla moda come specchio di noi e di ciò che vogliamo comunicare: mi interessa la sua funzione di linguaggio.
Per questo ho accettato con entusiasmo l’invito di Stefano, quello di raccontare come una donna vede lo stile maschile: so che lui e io condividiamo una certa visione e so che il suo spazio web parla da sempre di stile, del mix sottile di moda e personalità che tanto piace anche a me e che va oltre i trend di stagione.
E a proposito di personalità, permettetemi di iniziare dicendo una cosa: non adottate un abito o un accessorio solo perché “va di moda”. Fatelo vostro solo se vi rappresenta davvero: nulla è peggio di un capo che ci faccia apparire non a nostro agio, rigidi come merluzzi surgelati.
Lo stile è una questione di dettagli: spesso, sono i particolari a descriverci più di qualsiasi altra cosa.
Gli abbinamenti possibili sono infiniti, col solo limite della nostra fantasia: amo gli accessori per questo motivo e condivido volentieri alcuni spunti.
L’incontro tra ironia e moda fa nascere la possibilità di reinventare il passato: col progetto Usine des Fous, Marino Bombini presenta uno dei simboli più classici dell’eleganza maschile, il cravattino da annodare, in una versione insolita.
I suoi papillon sono reversibili e le materie prime vengono accuratamente selezionate con lo scopo di mettere al centro il valore della differenza.
Fery è il progetto di Sara Capoferri che si definisce “artigiana dell’accessorio e dell’orpello”.
Ha una predilezione per la lavorazione dell’argento 925 su lastra e per la tecnica del traforo: i suoi sono pezzi unici, ripetibili, ma mai identici. E sono personalizzabili, dai gemelli ai fermacravatta: il laboratorio di Sara è sempre aperto allo scambio di idee.
Gli accessori non si accontentano più di essere semplici particolari ed esigono un ruolo di primo piano: è il caso delle calze.
Bresciani pone grande attenzione ai materiali e propone vere commistioni con l’arte, come nel caso delle geometrie cinetiche del pittore Victor Vasarely, re della Optical Art, oppure abbinamenti giocosi, come il modello Ping Pong.
Il cappello ha conosciuto fortune e periodi alterni: oggi è tornato nel guardaroba di uomini e donne.
Produrli è una vera e propria arte e ne sa qualcosa Doria, azienda storica nata nel 1905: amo le loro creazioni perché raccontano un’eleganza senza tempo e perché non aspirano a un lusso intoccabile, da rivista patinata (pur essendone all’altezza), bensì sono adatte a vestire le teste della gente vera e reale.
Un altro accessorio ricco di personalità è l’occhiale: quelli di Eyepetizer, inventati da tre amici, sono unisex e ultraleggeri.
Le aste presentano in ogni paio due diversi finali, elementi che diventano cifra stilistica di un prodotto riconoscibile: le lenti colorate sono studiate per essere adatte alla guida diurna e notturna.
Anche in questo caso – come per tutte le altre proposte qui sopra – sono prodotti in Italia.
Avrete probabilmente notato che mi piacciono le cose belle fuori, ma anche dentro: sì, mi piacciono le storie che parlano di capacità, idee, saper fare e talento.
E ve lo confesso: questi pezzi fanno gola anche a me.
Per quanto mi riguarda, infatti, non c’è niente di più divertente del poter rubare nel guardaroba del mio lui: tempo fa, presi in prestito un papillon nero e, per farlo più mio, misi sul nodo una piccola spilla di strass.
Per fortuna, ora, uso quelli di Marino Bombini e il mio lui tira un sospiro di sollievo.
Su quel fronte, almeno.