Era il 14 febbraio 1895 quando, a Londra, andò in scena per la prima volta The Importance of Being Earnest, opera teatrale firmata da un ironico Oscar Wilde.
La storia, travestita da racconto amoroso, ironizzava sui paradossi della società dell’epoca, imbrigliata in una rete di pregiudizi tanto da far sì che il nome di una persona fosse il maggior motivo per amarla.
Un uomo chiamato Ernesto (il titolo dell’opera gioca sulla pronuncia di Ernest e earnest), come sottolinea lo stesso Wilde, garantiva a una donna la possibilità di avere al proprio fianco un fidanzato – presto marito – “franco…onesto…o fedele”.
Ed è di questi tre aggettivi che la maison Ernesto fa la sua bandiera, riportandoli come caratteristiche principali nella creazione delle sue giacche.
Hanno un’anima autentica, essendo prodotte con pregiati tessuti anglosassoni e biellesi. Sono figlie della vera tradizione sartoriale, studiate nei minimi dettagli, oltre a essere realizzate a mano.
Ma non solo: l’Ernesto di Wilde ha in realtà un altro nome, Jack. La doppia personalità, o meglio il duplice aspetto della medaglia, è l’altra peculiarità della maison.
Il brand propone giacche dalla duplice essenza, divise tra l’essere blazer e camicia.
L’etichetta, per la collezione autunno/inverno 2015-16, propone una linea in cui a farla da padrone è il regimental della cravatteria, in particolare la variante Araldica.
Ai colori classici come il blu, il rosso e il verde si affiancano un bianco scaldato accompagnato da righe verdi, bordeaux e blu.
Arricchite da bottoni d’oro con lo stemma di San Giorgio, le giacche sono realizzate in tessuti di alta qualità, come la lana secca anglosassone, la flanella volpe e la morbida baby alpaca.
Il marchio punta non solo sull’alta manifattura, ma è il simbolo di quanto oggi sia importante saper raccontare una storia, anche – e soprattutto – nella moda: in un mondo in cui niente più s’inventa, ma tutto si ricrea, conoscere il mondo e appassionarsi è il solo modo per concepire un progetto originale.
Ecco come un’opera teatrale dell’Ottocento sia diventata il punto di forza, e il germe stesso, di Ernesto.