A MUST SEE

Se non consideriamo i momenti un po’ melodrammatici, su cui il regista Olivier Dahan forse eccede nella voglia di scatenare una reazione emotiva nel pubblico, questo è un film davvero da non perdere. La biografia della cantante Édith Piaf, il passero, come la volle chiamare il suo primo impresario, qui interpretato da Gerard Depardieu, una delle icone della musica francese, da noi conosciuta per successi come “La vie en rose”, che da il titolo al film, costellata di drammi che sul grande schermo assumono le dimensioni quasi di un romanzo alla Victor Hugo. L’amore per il pugile Marcel Cerdan, finito per la tragica scomparsa dell’uomo in un incidente aereo, la caduta della star in una spirale di alcool e antidolorifici, i pochi momenti felici, un incontro breve ma toccante con Marlene, la fine prematura. Su tutto e tutti, l’interpretazione dolorosa, intensa, da premio Oscar-se solo questo fosse un film americano e non francese, la candidatura sarebbe già sua- di Marion Cottilard, brava, come lo sanno essere quelle attrici che abbracciano totalmente un ruolo, lo fanno così loro da sembrare trasfigurate. La Cotillard è la Piaf, non per una somiglianza fisica ottenuta grazie a trucco, costumi e postura-e già qui il lavoro è pazzesco-, ma per la dedizione che l’attrice sembra aver messo nel ruolo e nella voglia di far rivivere quel personaggio. Mi sono commoso e, per carattere, raramente questo succede al cinema.

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