Lo conosco da tanti anni, da quando era un giovanissimo fashion addicted che incrociavo spesso insieme ad un amico comune artista e designer, li incontravo sempre alle serate dedicate all’arte e alla moda e notavo sempre lui per lo stile eccentrico e fantasioso. Poi l’amico comune, che è Marco Santaniello, di cui spesso ho parlato nei miei canali, si è trasferito all’estero e ho perso di vista anche questo ragazzino di origini siciliane che aveva iniziato a chiamarmi zio.
Ho ritrovato Massimiliano Zumbo sui social, dopo i suoi studi di moda, il lavoro per alcuni brand importanti, e ho scoperto con estremo piacere che si è trasformato in un designer particolarmente creativo, dai molti sogni e dalle tante idee. Ritornato nella sua Sicilia, forse per fare un punto della situazione e del suo percorso fino ad ora e ritemprare le energie, però non poteva star fermo e Massimiliano ha iniziato a pensare ad una sua collezione, che di recente mi ha mostrato. In essa ritrovo quel ragazzino eccentrico e pieno di colore, ma trasformatosi in un creativo maturo che sa filtrare le sue passioni e le attitudini, trasformarle in qualcosa di molto concreto.
Il lato pop di Zumbo incontra l’amore per la Couture e il fatto su misura, i dettagli immaginifici e quasi manga vanno a braccetto con forme più classiche e iper-femminili. Il risultato è un inizio scoppiettante, gioioso, divertente, ma anche molto acuto, con una visione del presente stravagante, ma anche accattivante e dalle tantissime potenzialità.
Non potevo non mostrarvi la collezione di questo mio nipote acquisito e intervistarlo per farvela raccontare.
Come sei arrivato a proporre una linea tua? Quale il percorso che ti ha condotto qui?Mi sono formato all’Istituto Marangoni a Milano, subito dopo gli studi in fashion design ho lavorato come consulente per varie aziende, tante esperienze in brand importanti che mi hanno fatto crescere molto. Intuivo in me una spinta creativa, un’esigenza di tornare alle mie origini legate al mondo della Couture.
Sono cresciuto fin da piccolo nell’atelier di mia nonna, nella cultura del tutto fatto a mano, dei ricami su telaio, dei tessuti importanti da Parigi per creazioni uniche.
Queste radici non si sono mai dissolte ed ho deciso di dire la mia sullo stile e sulla donna partendo da questo e mi sono messo a lavorare su un progetto lontano dalla larga distribuzione. Una linea prét-a-coture giovane e femminile che fonde in maniera indissolubile la mia propensione per l’alto artigianato e forme più contemporanee.
Ci parli della collezione che vediamo in queste foto?
“Armoire” Massimiliano Zumbo Prèt-a-Couture s/s 2016 nasce dalla mia terra natia, troppe volte presa d’assalto da pregiudizi ed iconografie abusate, la Sicilia.
Ho sentito la necessità di raccontare una femminilità diversa, una Sicilia forte e di carattere, immersa in un rituale prematrimoniale degli anni ‘50 detto “Ammuaro”, tra tappezzerie, ricami, materiali innovativi e strutture che si trasformano con modernità.
Quali gli input ispirativi e le icone di riferimento e che donna immagini per questi abiti?
Il centro della mia ricerca è il concetto della femminilità nelle varie culture che oscilla e s’intreccia in storie del passato e moderne, in un doppio binario fatto di profumi, identità, memorie e racconti.
Gli input e le icone sono storie vere di donne, spesso anche comuni o storie femminili collettive, i loro drammi, il loro amore, le loro emozioni. Il mio approccio al mood in questo è molto concettuale e psicologico.
La mia donna è una figura elegante che ama essere libera nel vestire, ma che ha un identità definita, poetica e coraggiosa. Vorrei che questi capi potessero rafforzare il coraggio e le scelte delle donne che li indossano, come il coraggio raffinato ed eccentrico delle donne a cui mi ispiro.
Quanto pensi il sistema moda potrebbe fare di più per i giovani designer?
Credo che rispetto a molti anni fa per i giovani designer ci siano molte più opportunità di mettersi in luce. Questo ovviamente ha alzato il livello e di conseguenza la competizione.
Forse quello che si potrebbe migliorare sono gli aiuti diretti ai giovani designer. Sono molte le opportunità promozionali, ma poche le attività dirette a far entrare i giovani nei vari meccanismi della moda.
Se ti chiedessi cosa è per te l’eleganza?
Per me il concetto di eleganza assomiglia molto all’idea di purezza. Credo che qualcosa di elegante sia qualcosa che nella sua forma, nei colori e nel valore abbia un carattere definito e molto preciso.
Qualcosa di elegante rende l’immagine di chi lo indossa in armonia e ricca di un profumo inconfondibile che lascia un segno emozionale in qualsiasi persona lo osservi.
Progetti per il futuro?
Vorrei continuare a produrre capi e collezioni, magari conciliare anche attività di consulenza di stile. Tornare nelle capitali del fashion come Milano o Parigi, continuando anche un progetto così artigianale e poetico come questo.