Adoro le storie, da sempre, che raccontano un vissuto, un altro mondo, un emozione pura.
La primavera/estate 2016 di Marco Grisolia è concepita proprio come un racconto, il più intimo e segretamente autobiografico, che nello spiegarsi in capitoli delinea cinque quadri ben precisi.
La storia di Marco si apre con il primo capitolo, l’infanzia, dove cerchi colorati e giocattoli vintage in legno smaltato, si trasformano in elementi decorativi su colletti, tasche, bluse e dress, facendo eco alla teoria delle sfere ordinate, che caratterizza l’intera stampa.
La ricerca prosegue nel secondo capitolo con il tema della disciplina.
Un rigoroso sviluppo geometrico delle forme, accostate al checked, simboleggia l’educazione con i suoi processi di socializzazione, la formazione scolastica, l’ordine, l’inserimento necessario entro cornici prestabilite e organizzate.
Nel terzo capitolo, invece, una tuta maschile rappresenta la figura paterna, la sua perdita e il lutto, ma in egual misura gli insegnamenti e la forza del ricordo.
Colori netti e decisi, espressi attraverso incursioni color block, tracciano i confini degli stati d’animo, dello spirito e del carattere personale del designer, segnando l’analisi del capitolo 4, il temperamento proprio di Marco.
L’ultimo capitolo invece è un vero e proprio tributo alla madre, Silvia, focus della sua biografia, dove gli occhi azzurri applicati rappresentano l’empatia materna.
“Sentivo la necessità di celebrare alcuni punti della mia vita, di fare ordine, in modo che questi potessero finalmente coesistere in armonia e al riparo dall’ oblio. Per immortalarli mi sono servito della simbologia, un espediente efficace perché estremamente sintetico e nel contempo metaforico” (Marco Grisolia).
La storia di una vita, a volte, può trasformarsi in una collezione, dove l’analisi dei suoi momenti più importanti, diventa la base per una ricerca stilistica matura e consapevole.
Un viaggio dentro se stessi che regala abiti dalla grandissima forza narrativa.