Il meraviglioso mondo della fenice: la materia si trasforma e si racconta

Sembra possedere il titolo di una fiaba, ma anziché fermarsi e lasciarsi ammaliare dal solo ascolto, qui la magia accade davvero, prende la forma di opere d’arte e compone un percorso che è un viaggio fatto di materiali mutevoli e materia interiore: “Il meraviglioso mondo della fenice” è la mostra ospitata nei nuovi spazi dell’Officina Feniciana a Tradate (VA), un’occasione d’incontro con quel potere di far nascere allo stesso tempo stupore e desiderio che ha la bella creatività.

Memorie di studi classici a parte, tutti noi serbiamo nell’immaginario la forza evocativa della fenice e del suo mito: simbolo di rinascita che segue l’attraversamento intenso di una metamorfosi, immagine che porta con sé l’invito ad un’evoluzione intima per accedere ad una vita nuova, una promessa di bellezza.

Dal mito ammantato di fiaba alla realtà il passo è breve, e si compie sul terreno dell’arte del design: la mostra raccoglie infatti le opere, o meglio i racconti concreti, di otto designer talentuose, differenti per percorsi di vita e realtà creative d’appartenenza, ma tutte legate dal fil rouge su cui si annodano come perle concetti importanti: passione ed entusiasmo, coraggio e intraprendenza, etica e rispetto; concetti che sono base e guida della devozione di tutte rivolta a quei materiali che nascono umili, ma che attraverso le loro mani rinascono in una nuova bellezza e fruibilità.

Et voilà: nelle creazioni di Adriana Lohmann i cristalli, l’acciaio brunito, materiali plastici e tessuti diventano lampadari che sono veri coup de théâtre, i petali che affollano delicati le sedute di Angela Mensi sono avanzi di produzioni industriali nautiche, i vecchi mobili acquistano poesia grazie ad Annalisa Lombardini e la carta diventa stoffa di meraviglie tra le mani di Caterina Crepax, Esther Martel plasma la cartapesta in opere come fosse un rituale ed Eva Antonini modella sculture che raccontano della bellezza nascosta nell’interiorità, le borse di Luisa Leonardi Scomazzoni sono capolavori nati dalle linguette delle lattine, mentre le opere di Sabrina Tajè sono storie minute raccontate con carta, tela, scatole di latta riciclate, legno e stoffa.

C’è tempo fino al 13 dicembre per godere di cotanto stupore. 

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