Mentre la mostra “Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana” continua alla Triennale di Milano, io ho il piacere di parlare con alcuni dei giovani designer invitati e presenti con alcune loro creazioni nell’importante spazio del capoluogo lombardo.
Oggi tocca ad un brand che io amo molto e che uso nei miei lavori come stylist: SuperDuper Hats. Conosco da tempo Matteo Gioli, Ilaria e Veronica Cornacchini, i tre fondatori di questo marchio, ricordo che dedicai a loro uno spazio quando ancora ero fashion director di una rivista indipendente, e si parla del 2011.
Li ho incontrati spesso, soprattutto a Pitti Immagine, dove nel giugno del 2013 sono anche stati vincitori dell’edizione al maschile del prestigioso concorso “Who’s on Next?”. e ad ogni edizione ammetto che è proprio un piacere fermarmi e farmi raccontare le novità, spesso davvero all’avanguardia nel mondo dei copricapi.
Non potevano mancare in questa mostra e io non mi potevo esimermi dal far loro qualche domanda. Ecco la mia chiacchierata con Matteo, Ilaria e Veronica, ovvero i SuperDuper Hats.
Perché avete accettato di far parte di questo progetto e quale l’emozione di avere alcune vostre creazioni in mostra in un luogo così importante come La Triennale di Milano?
Parte della risposta è già nella domanda. Abbiamo accettato proprio per vivere l’emozione di poter vedere parte del nostro lavoro in un luogo così culturalmente importante come la Triennale.
E poi dopotutto come potevamo tirarci indietro all’invito a partecipare ad una mostra volta a celebrare l’Italia della moda contemporanea e i suoi protagonisti?!
Credo che sia il sogno di ogni (giovane e non) designer. E noi siamo felicissimi e orgogliosi di essere presenti.
Quali pensate siano le voci più importanti di un ipotetico vocabolario della moda italiana, pensando al passato, ma anche al presente?
Passione; lealtà; attenzione; sogno.
Come pensate che manifestazioni come queste aiutino i designer della nuova generazione di made in Italy?
Questa mostra è d’importanza fondamentale per i creativi della nuova generazione, perché punta i riflettori sulla scena degli ultimi 20 anni del panorama moda italiano, quando invece a livello internazionale solitamente pensando a moda+made in italy si è sempre più portati a far riferimento ai grandi nomi storici affermatisi prima degli anni 90. Il Vocabolario della Moda Italiana pone proprio l’attenzione sul fatto che dopo quell’ epoca è avvenuto qualcosa di importante, che in parte deriva dall’eredità di un preziosissimo passato, ma dall’altra dalla trasformazione e dalla rielaborazione di questa eredità. Il tutto avvenuto in un periodo storico/economico non tra i più generosi.
Mi dite più genericamente la vostra parola preferita del vocabolario?
Siamo tre quindi scegliamo tre tra i lemmi che caratterizzano la mostra, che credo siano quelli che possono riassumere meglio l’essenza del nostro progetto: Materia; dettaglio; laboratorio.
Quanto pensate sia importante l’accessorio in un momento creativo come questo?
Noi di certo siamo di parte, ma ci sentiamo di dire che l’accessorio è tutto, è la ciliegina sulla torta che cambia le luci della scena.
L’abito può trasformarsi molto con l’accessorio, forse il contrario è più difficile.