Lo ami o lo odi, non è uno da mezze misure il signor Alexander McQueen. Io impazzisco per la sua creatività, per gli input da cui nascono le collezioni, le storie che ha raccontato in questi anni. Forse non tutte le collezioni sono azzeccate, ad esempio se quella per la p/e 2009 è stata molto apprezzata, questa successiva per l’a/i 2009-2010 mi sembra sia stata accolta in maniera meno entusiasta. Qui c’è un McQueen meno poetico, più trasgressivo, se non negli abiti, nelle scelte legate al trucco e ai capelli. Nell’insieme io ci trovo un forte, anzi fortissimo, legame ad un personaggio che non è più fra noi, ma che spesso è stato citato in questi anni: Leigh Bowery. A Bowery era ispirato un personaggio del musical ‘Taboo’ di Boy George, che lo stesso cantante ha impersonato sulla scena, a Bowery sono state dedicate mostre e anche uno spazio all’interno della Biennale di Venezia, a ricordare le sue performance e i suoi costumi pazzeschi. Da un personaggio che ha segnato le notti della capitale inglese, diventando icona di una creatività non mainstream, capace di influenzare anche ambiti più ‘tradizionali’, non è da dimenticare che Bowery fu anche modello di Lucien Freud, ad uno dei designer che più sta segnando l’attuale scena creativa di moda.
Foto di sfilata da style.com
certo disturbanti…ma manifestazioni altissime…non solo di un gusto formale che precipita nell’estetica dell’eccesso…e fisica la senzazione…eccelso il risultato…