Ero un bambino quando per la prima volta rimasi affascinato dal concetto di eleganza e di stile. Avrò avuto sette-otto anni, spesso me ne stavo solo, in casa, a costruire castelli in aria con la mia fantasia. Ho avuto molto presto le chiavi del nostro appartamento, ma non è che mi importasse usarle; d’estate, quando i miei lavoravano e anche mia sorella, più grande di me di undici anni, iniziò a lavorare, finiti gli studi, mi ritrovavo a decidere se esplorare il mondo sul serio o con gli occhi della fantasia. Sceglievo quasi sempre la seconda. Ricordo che passavo ore su una vecchia enciclopedia a rimirare gli strani costumi dei popoli antichi, sfogliavo riviste alla ricerca di notizie dei miei divi preferiti, ma era soprattutto la tv a catalizzare la mia attenzione. Sarà stato un luglio accaldato, un pomeriggio di quelli in cui l’afa poco mi invogliava a scendere in cortile a cercare qualcuno con cui giocare, quando passando da un canale all’altro mi fermai su un film in bianco e nero, dove i protagonisti passavano il tempo a ballare il tip tap. Rimasi folgorato da un mondo dove qualsiasi gesto prevedeva un cambio d’abito e dove tutto sembrava meraviglioso e leggero. Erano le protagoniste ad incuriosire con la loro bellezza hollywoodiana, appariscente, ma rassicurante. Ginger Rogers un angelo, Cyd Charisse una bomba sensuale, non che mi fosse così chiaro all’epoca, Audrey Hepburn l’eleganza e la dolcezza, anche se qualcuno l’aveva definita “Funny face”. Di fianco a loro, in quei film dove si ballava sui muri, dove si fumava in ogni momento, dove si scattavano foto a Parigi all’interno del Louvre, dove ogni dialogo finiva in una canzone e i balli spesso venivano ripresi dall’alto, in modo che le ballerine si muovessero ricordando l’apertura di un fiore, quasi sempre c’era un signore magrissimo che non mi appariva bello, dalle strane orecchie a sventola, un ballerino meraviglioso, una classe innata, la capacità di indossare qualsiasi cosa con un’eleganza che altri non possedevano. Erano le sue partner a splendere, ma è lui che mi ha perdutamente impresso l’idea, ammetto assolutamente irraggiungibile per me, di come un uomo possa essere chic. Era Fred Astaire. E in un mondo di jeans rotti e cattive maniere, a volte, giuro, mi manca molto.
Manca davvero troppo uno come Fred, ma anche una come Grace Kelly o Audrey H… Forse manca tutto un modo di vivere e vedere la vita. Niente più eleganza e buone maniere, ma solo esibizionismo volgare e maleducazione. Molti uomini non sanno più cosa significhi essere dei signori, essere eleganti e avere classe. Magari si riuscisse a guardare al futuro con l’eleganza del passato. Ciao
nostalgia canaglia