All’ultimo Fashion Hub organizzato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana durante la fashion week milanese dedicata alle collezioni donna per la f/w 2016-17, passando a salutare alcuni dei giovani designer ospiti, nomi che voi che bazzicate questo sito e le mie collaborazioni online conoscete bene, Flavia La Rocca, Livia Lazzari di Voodoo Jewels, Studiopretzel, i ragazzi di EDITHMARCEL, ho avuto modo di innamorarmi della collezione di Matteo Lamandini.
Sorvolando sul chiaro esempio della mia vecchiaia che veloce avanza, quando mi sono presentato a Matteo e lui mi ha ricordato che ci eravamo conosciuti ad un mio compleanno di qualche anno fa, dove era arrivato con una amica comune, la bravissima designer Federica Moretti, lo stilista mi ha mostrato e raccontato una collezione maschile davvero matura, che nasce da input ispirativi decisamente interessanti.
Ovviamente l’ho intervistato, scoprendo un curriculum di tutto rispetto per un giovane diplomatosi poche stagioni fa. Quello che sorprende piacevolmente è la visione precisa del suo mondo creativo, l’educazione con cui si racconta, la curiosità e la cultura che traspare e si fa linguaggio, racconta una storia, attraverso i capi. Io sono conquistato e spero lo sarete anche voi.
Ecco la mia chiacchierata con Matteo e le foto della collezione per la f/w 2016-17.
Ci racconti il tuo percorso? Come sei arrivato alla moda?
Ho iniziato da tutt’altro, ovvero studiando ragioneria perché mi ha sempre affascinato l’ambiente bancario, ma quando ho capito che non ero attratto dall’economia, ma dalle divise dei bancari, ho deciso di intraprendere gli studi di moda frequentando in primis un corso da modellista a Bologna di due anni e successivamente mi trasferii a Milano per intraprendere gli studi all’Istituto Marangoni, seguendo il corso di Fashion Design.
Finiti gli studi la mia prima esperienza lavorativa fu MSGM nell’ufficio stile uomo, successivamente Marni e poi vinsi il talent “Designer for Tomorrow” a Berlino nell’estate del 2014, il cui patron era Tommy Hilfiger che mi permise di fare una capsule collection per lui; quindi mi trasferii ad Amsterdam presso il loro ufficio stile per disegnare la collezione; la vittoria del concorso inoltre mi permise di fare la mia prima collezione s/s ‘16, che ha sfilato alla Mercedes Benz Fashion Week di Berlino, e quindi di creare il mio brand MATTEOLAMANDINI. Successivamente a questa esperienza estera partecipai al 5+5 a Roma affiancato allo stilista Massimo Giorgetti (MSGM).
Ci parli della tua collezione? Quali le caratteristiche? Quale la figura di riferimento?
La collezione f/w 16-17 chiamata “The new old age” prende ispirazione dal romanzo “La Guerra dei Bottoni”, dove i protagonisti sono i bambini e il loro stile di vita nel passato rapportato a quello attuale; come in ogni mia collezione parto sempre da un concetto formale per andarlo ad ironizzare con tessuti e colori non consoni a quel mondo.
Unendo il concetto bambino e quello old ho scelto sia tartan, sia velluti di varie tinte di colore, alcune che mi ricordavano l’antico (velluto costa 250 verde marcio e tartan) e altri che mi ricordavano l’ambiente bambinesco (velluto porpora, celeste e tartan celesti e verdi scuri) uniti insieme anche all’interno dello stesso capo per ricordare il concetto del romanzo, ovvero la banda vincitrice della battaglia spogliava l’avversario da bottoni e pezzi di tessuto.
Quindi ho realizzato polo, camicia e capispalla con questo concetto. Per quanto riguarda la maglieria ho adottato patchwork tra finezze di lana (corpo di una finezza e collo e bordo di un’altra finezza) oppure patchwork di colori. I fit sono tutti oversize in contrasto con la formalità di base e la caratteristica principale è la manica sinistra di ogni capospalla in sbieco.
Da dove arrivano gli input creativi?
Gli input spesso e volentieri mi arrivano viaggiando, il mio essere curioso, guardare cose che non mi interessano spesso mi porta a trarre elementi creativi; altre volte l’ispirazione arriva anche dalla musica ascoltata e dalle cover di album.
Quale la tua idea di eleganza?
Direi che il punto di partenze è ironizzare l’idea stessa di eleganza, ovvero rendere il tutto ironico e simpatico all’occhio umano grazie a piccoli elementi, come possono essere la scelta dei tessuti o cose in contrasto tra di loro, che spesso non potrebbero coesistere insieme.
Perché hai scelto di dedicarti alla moda uomo?
Perché mi ci rivedo e mi da tanta soddisfazione; mi piace elaborare nuovi concetti rendendo l’uomo sempre più inusuale. Per la s/s 2016 mi avevano obbligato a fare anche donna, ci ho provato e se devo essere sincero mi aveva anche divertito però poi sono tornato sui miei passi. Ma mai dire mai!
Quanto sono importanti momenti come il Fashion Hub?
Sono momenti importantissimi durante i quali il tuo lavoro viene messo sotto l’occhio di tutti quindi esposto alle opinioni altrui; mi fa sempre piacere sentire giudizi su quello che faccio, negativi o positivi che siano. Sempre bello essere selezionati per prendere parte a questi eventi.
Quali designer senti più affini, in generale e perché, e quali nomi della nuova generazione ti piacciono?
Il mio stilista preferito é Thom Browne, quindi penso che il mio gusto possa essere molto affine al suo; sono molto affascinato da quello che fa, non smette mai di stupirmi e ogni sua cosa non la trovo mai banale; potrei dire la stessa cosa anche di AMI. Per quanto riguarda la nuova generazione mi piace molto Vetements e Gosha Rubchinskiy per linee, volumi e soprattutto perché riportano in passerella quello che si vede dalle persone più comuni del pianeta; anche Lucio Vanotti mi piace molto anche se si discosta da quest’ultimi.
Progetti per il futuro?
Per il momento penso a lavorare sodo e ad ampliare la rete vendita e poi si vedrà, penso sempre giorno per giorno.
Per saperne di più del designer modenese, classe 1989, potete andare nel suo sito, qui.