Guillermo Del Toro da leggere

 

Al bando succhiasangue belli come modelli da passerella, con l’animo nobile e romantico, e adolescenti inquiete pronte a farsi affascinare da esangui figuri con i denti aguzzi. Ammettiamolo: dopo l’invasione mediatica dei vari “Twilight” e “True blood”, i vampiri buoni hanno davvero stufato! Deve pensarla come me Guillermo Del Toro, geniale regista messicano che con il genere horror ha più volte flirtato, come in “Mimic” dove, nel sottosuolo di una cupa New York, il genere umano si trova ad affrontare insetti ben poco amichevoli, o ne “La Spina del Diavolo”. Dopo il successo del fumettistico “Hellboy” e del poetico “Il labirinto del fauno”, che gli ha fruttato parecchi Oscar, Del Toro torna, dopo “Blade 2”, a cimentarsi con l’iconografia classica del vampiro e non lo fa da dietro la consueta macchina da presa, ma attraverso le pagine di un libro. Ne “La progenie”, scritto a quattro mani con Chuck Hogan, altro nome di culto per i fan del genere, il regista trasporta tutto il suo talento visionario, tenendo incollati i lettori, a dire il vero terrorizzandoli per bene, con una storia che sembra una sceneggiatura pronta per il grande schermo. La storia ha inizio con l’atterraggio di un aereo i cui occupanti sono morti, apparentemente senza motivo, ad eccezione di quattro passeggeri che non ricordano nulla. A bordo una cassa da morto piena di terra, che scompare subito. Da lì a poco i sopravissuti subiranno una spaventosa mutazione, che darà il via ad uno scenario di contagio e violenza, mentre un inquietante signore del male è pronto a governare su questa nuova stirpe di vampiri. Ancora una volta è la Big Apple la location ideale per le vicissitudini di un gruppo di antieroi, pronti a lottare contro il male: una coppia di virologi, un vecchietto che da anni attende l’incontro con un nemico conosciuto nei campi di concentramento, e un disinfestatore. Vivamente consigliata la lettura, in attesa di ritrovare Del Toro al cinema con il tanto atteso “The Hobbit”.
 

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