La conosco da sempre, ma quando mi sono messo a scrivere queste righe su di lei ho dovuto ammettere a me stesso che il nostro primo incontro è nascosto nei meandri della mia mente, semplicemente da qualche stagione le nostre strade si sono incrociate, la seguo e apprezzo il suo lavoro, che ho visto molto maturare e crescere, come del resto è cresciuta lei che da architetto con un hobby è diventata designer di una linea che ha molto successo e molti fan, non solo in Italia, ma nel mondo.
A volte diamo per scontate le persone che stimiamo di più e io mi sono accorto che non avevo mai dedicato a Giulia Boccafogli lo spazio che si meritava. Perché Giulia, bolognese di nascita e, appunto, una laurea in architettura conseguita a Firenze alle spalle, è brava e tanto, è uno di quei talenti che passo dopo passo, contando sull’amore per quello che fanno e sulle proprie qualità, arrivano a grandi mete, senza i clamori e le sgomitate dei fuochi fatui.
Gli accessori di Giulia sono dei piccoli ‘work of art’, che ammiccano al tribale, ma che con i drappeggi e le loro onde a me fanno anche pensare alla tradizione europea, alle vecchie corti nobiliari. I pellami di recupero, selezionati accuratamente e personalmente, diventano espressione di un made in Italy ricercato e pieno di idee e spunti, pronto a rinnovarsi e ad uscire dai confini del bijoux e diventare qualcosa di più ricercato e innovativo.
L’ho intervistata e vi mostro in queste foto la sua ultima collezione ‘IMAGINARIUM’. Una conferma del suo fantastico mondo per me, che finalmente esprimo qui tutta la mia ammirazione per Giulia Boccafogli.
Come hai iniziato e come hai capito che quello che facevi stava diventando un lavoro?
Ho iniziato realmente per caso. Un hobby, come per molti. Solo che tutto accadeva in un periodo storico in cui l’utilizzo del web e in particolare dei blog per la condivisione del proprio lavoro creativo (parlo del 2005-6 e anche prima), era ancora relativamente diffuso in Italia, quindi ho sfruttato questo momento. Sono partita da lì e non mi sono più fermata per un istante. Di giorno lavoravo come architetto e di notte creavo i miei bijoux, sempre più seriamente, sempre più personali, sempre più intenzionata a sperimentare per trovare la mia dimensione. Nel 2010 mi è capitata una cosa bellissima. COIN mi ha proposto di prendere parte ad un temporary store in diverse città italiane con le mie collezioni di allora. Lì ho capito che la faccenda si faceva seria. Un anno dopo ho mollato la professione d’architetto e da allora questo è il mio mondo.
Soddisfazione piú grande ottenuta con il tuo lavoro?
Tantissime in effetti. Ma cerco di non “gongolarmici” mai molto, perché così mi godo di più quella dopo. Citando la più recente, di certo l’esser stata scelta per esporre il mio lavoro accanto ai grandi nomi del gioiello moda italiano nell’ambito della mostra “Gioielli alla Moda”, curata da Alba Cappellieri, a Milano, Palazzo Reale fino al 20 novembre 2016. Emozione è dir poco. Ma non è la più grande: è una soddisfazione enorme all’interno di un percorso che desidero curare e rispettare finché posso.
Che cosa ti ispira e quali icone di riferimento hai?
Da poco tempo ho capito che, in effetti, l’immaginario da cui attingo, seppur variegato ed espandibile, ha diversi capi saldi: le atmosfere un po’ dark dei romanzi gotici vecchio stile , la mitologia, un certo tipo di cinema “immaginifico” alla Terry Gilliam, l’arte che riesco a capire e fare mia e tante altre cose che di fatto stuzzicano da sempre la mia fantasia. In generale però sono una persona molto ricettiva e dato che non amo mettermi dei limiti, mi piace pensare che ogni cosa interessante possa essere fonte di ispirazione. Il viaggio di certo, reale o figurato, è un altro tema ricorrente. Icone? Ultimamente sicuramente Patty Smith e Charlotte Gainsbourg.
Quali donne comprano i tuoi accessori?
Credo che possano essere la scelta di donne che amano una moderata eccentricità.
Quali sono le difficoltá di questo mestiere?
Dipende a che punto si è. All’inizio sicuramente è “il farsi conoscere”. Anni fa era più facile. C’era meno caos, spazi più ampi e più margine di movimento. Adesso è un po’ più complicato se si parte da zero come ho fatto io. Se sei già un po’ “scafato” credo che la cosa più difficile sia la velocità delle dinamiche: tempi sempre più ristretti per dire, fare, pensare, agire; necessità di essere perennemente in modalità multi-funzione e così via. Bisogna esser bravi a trovare, rispettare e far rispettare i propri ritmi, senza risultare fuori dal mondo. Decisamente complesso.
Come si puó essere innovativi nel tuo settore?
Io credo che ‘si debba essere innovativi’. Non in assoluto ovvio: è difficile avere questa presunzione nel 2016, ma sono convinta, ormai da tempo, che se si desidera fare seriamente questo mestiere, ci debba essere inevitabilmente questo sforzo. L’innovazione può passare per le tecnologie, applicandole alle tecniche artigianali più tradizionali, oppure può essere un processo stilistico. In questo senso più che di innovazione parlerei di “personalità e unicità”. Semplificando molto: fai un progetto, fai una ricerca tipologica successiva per controllare quello che già esiste…e sforzati di migliorare il tuo progetto in base a quello che manca, che non c’è. Fare una ricerca di contro-tendenze. Io almeno, spesso, ragiono così.
I tuoi must-have, gli oggetti che hai creato che ci consigli e di cui sei più fiera?
Sono diversi. Il mio jabot NERO INGORDO, realizzato con i lembi perimetrali di pelli recuperate da lavorazioni precedenti; la mia collana CROW KING SIZE, tutta frange e dalla forma sinuosa e slanciata; la mia collana MINOTAURO II, dell’ultima collezione IMAGINARIUM, forte e tribale. Ciascuna di queste collane rappresenta un’evoluzione personale ed è per me molto importante. Ma ne ho citate solo 3, sono stata brava.
Progetti e sogni per il futuro?
Sicuramente il progetto più importante è quello di incrementare la presenza del mio lavoro all’estero. È ormai da un anno che lavoro più concretamente a questo obiettivo e ho iniziato a investire le mie risorse in questa direzione. Ho iniziato a prender parte alle prime fiere internazionali (Bijorhca nel settembre 2016 a Parigi e presto annuncerò quelle per il 2017), ho stretto una bellissima collaborazione con una showroom a Shangai per il mercato cinese e ho altri progetti concreti in essere che diventeranno realtà nei prossimi mesi. Parallelamente ho potuto consolidare la presenza del mio lavoro in Italia portando i negozi che distribuiscono il mio lavoro a circa 40. Si tratta di crescere un passo alla volta. Il sogno su cui si può lavorare: continuare ad avere la possibilità di fare il mio lavoro con discreta serenità.
E per saperne di più vi rimando al sito di Giulia!