Ogni volta che la moda va in mostra è un’occasione preziosa: è come se si aprissero delle finestre nuove su valori e concetti fino a quel momento rimasti silenti, ma che invece è cosa buona e giustissima conoscere, per riallacciare i fili di una narrazione più ampia che spesso ha a che fare con la società che cambia, il gusto che evolve, i guizzi d’ingegno che sorgono.
Ci sono occasioni in cui la moda va in mostra proprio per tessere racconti che diventano un richiamo ancor più forte ad andare oltre la superficie estetica, un invito a prendere parte alla rivelazione di un percorso solitamente nascosto agli occhi di chi non è parte integrante del mestiere.
È proprio questa la dichiarazione d’intenti sottesa a “Ricerche di stile”: la mostra che ha come protagonisti i famosi Archivi Mazzini ed il settecentesco Palazzo Tozzoni.
Fissiamo subito le informazioni basilari. Quando? Dallo scorso primo dicembre al prossimo 28 febbraio. Dove? Nel cuore di Imola. Grazie a chi? Grazie alla Fondazione Cassa di Risparmio di Imola in collaborazione con i Musei Civici di Imola – Assessorato alla cultura… e naturalmente alla passione instancabile degli Archivi di Ricerca Mazzini di Massa Lombarda. Perché? Eh, è da questa domanda che la suddetta dichiarazione d’intenti spalanca le porte di vari mondi ricchi di cultura, suggestione… e bellezza, ça va sans dire! La mostra, per l’appunto, non basta definirla una sorta di sfilata da contemplare, non è sufficiente pensarla come una grande lezione sulla storia del costume.
La mostra “Ricerche di Stile” va ben oltre i confini disciplinari: li intreccia, li confronta, li fonde, e ne crea un racconto delle infinite visioni e suggestioni di cui da sempre si nutre la creatività, in particolare quella che da forma al mondo della moda.
Un aspetto, questo, di cui gli Archivi di Ricerca Mazzini sono testimoni d’onore da lungo tempo: gli oltre 400.000 capi, che coprono un arco di ottant’anni di storia di moda e costume, e che abitano i loro spazi, accolgono creativi, designer, stilisti, i quali lì vanno a nutrire l’ispirazione e lo studio meticoloso dei dettagli da cui formeranno le proprie creazioni.
Di questo vastissimo patrimonio, Carla Marangoni e Attilio Mazzini hanno selezionato 150 abiti, che son stati messi in dialogo virtuoso e bellissimo con le stanze ricche d’arte e di storia del Palazzo Tozzoni.
Un vero percorso della creatività che si svela passo passo: la mostra mette in luce il fascino che le creazioni d’artista, è davvero il caso di dirlo, appartenenti a svariati decenni fa, ancora regalano a chi sa goderne, assieme agli spunti di ricerca che ancora offrono, all’abilità che tuttora serbano di saper trasformare un iconico capo storico in un oggetto del desiderio contemporaneo.
Facendone un tour ideale, ecco quel che s’incontra lungo il cammino: Miyake, Fortuny e Jil Sander aprono la mostra nell’elegante salone d’onore, i sontuosi abiti di Romeo Gigli allacciano l’ispirazione etnica ai decori dorati dell’appartamento barocchetto, le sculture couture di Maurizio Galante coabitano con i mobili dai grandi volumi dell’appartamento impero, la leggerezza dei vestiti da ballo di Yohji Yamamoto e Jean Paul Gaultier danzano nella sala della musica, i corpetti opera di vari stilisti sedotti dalla biancheria intima sono esposti tra gli oggetti per l’igiene personale degli antichi abitanti.
E ancora, la loggia luminosa accoglie la moda floreale tra cui il costume da bagno anni Quaranta di Elsa Schiaparelli, nella cucina si trovano le creazioni geniali di Issey Miyake, mentre nelle cantine inebriate dal profumo di vino si trovano i capi Stone Island ispirati alle divise da lavoro.
E la meraviglia continua a perdersi felice tra gli ambienti del palazzo percorsi dagli abiti di Valentino, Callaghan, Marni, Roberto Capucci, John Galliano, Gianni Versace, Prada, Vivien Westwood, Martin Margiela, Monica Bolzoni, Junya Watanabe, Comme des Garcons e delle sorelle Fontana.
Fino a giungere nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola, al Centro Gianni Isola, che ospita gli abiti dell’Archivio Mazzini selezionati per la copertina dell’ultimo disco di Mina e Celentano “Le migliori”, dove spiccano l’abito di carta anni ’60 di Harry Gordon con stampata la poesia di Allen Ginsberg e due giacche di Yohji Yamamoto ispirate da dipinti di Joan Mirò.