Nessuno se lo aspettava. I segnali, se c’erano, erano piuttosto deboli, ma come nei matrimoni più riusciti, probabilmente tutto veniva giustificato sotto l’etichetta dell’ordinaria amministrazione.
Per questo quando Burberry, sul finire dell’inverno, annunciò con pacata sobrietà il divorzio da Christopher Bailey, per diciassette anni difensore indiscusso di quel ‘pure British’ che fa scuola nel mondo, rivelando l’imminente arrivo del rampollo della moda Riccardo Tisci, in molti abbiamo sentito tremare la terra sotto i piedi, un po’ come davanti a qualcosa di non immediatamente comprensibile.
Tutti, maliziosamente o meno, attendevano con un certo grado di interesse la prima volta di Riccardo sotto il blasone del cavaliere rampante, trampolino di fuoco che ha svelato nella fashion star Tisci un cuor di leone pronto a rimettersi in gioco come la prima volta, senza affidarsi al paracadute della fama e della celebrità.
La moda contemporanea, si sa, non ama certo la stabilità, impegnata com’è (o si è voluto accettare) in quella frenetica corsa verso il “sempre nuovo2 che forse prima o poi la consumerà, ma il neo Chief Creative Officer di Burberry non si è fatto di certo prendere dal panico: così il 18 settembre nel South West di Londra è andata in scena la rinascita di Burberry, dal buio alla luce, quasi a voler decretare un distacco netto dal passato, in vista di un futuro che, a pensare all’illuminazione della location prescelta, la maison interpreta come decisamente radioso.
La prima volta di Riccardo Tisci diventa così occasione per lo stilista cosmopolita per una profonda riflessione “dal mio personale viaggio di ritorno a Londra 20 anni dopo aver mostrato la mia collezione di laurea qui, fino al punto in cui sono arrivato oggi” ha dichiarato lo stilista, che intitola la sua prima collezione “Kingdom”, a omaggio dell’individualità, dell’eccentricità e dell’allure unico della Gran Bretagna.
La nuova collezione primavera – estate 2019 rende omaggio in questa maniera alle diverse anime che compongono la cultura britannica, dove lo stile raffinato e distinto si mischia con lo steet style, creando un meltin’pot unico e inimitabile.
Una celebrazione di culture, come lo stesso Tisci la definisce, che rilegge la storia e la tradizione attraverso un eclettismo quasi onirico, anima di una società che non ha paura di evolvere senza dimenticare i propri tratti distintivi: così la pelle si unisce alle sete, le catene al fresco di lana, lo street al dandy, nuove armonie in cui la definizione diventa rigidità, mentre la realtà dice che il classico può essere punk e il punk può essere classico, perché è la persona che comanda, quella individualità unica e necessaria per non essere la replica di una idea imposta da altri.
Ecco dunque la ricetta del nuovo Burberry servito da ‘chef’ Tisci: “γνῶθι σεαυτόν” dicevano gli antichi greci, “conosci te stesso”, quell’io che da cultura e tradizione fiorisce in una unicità critica e fenomenica che diventa persona e personalità, luogo dell’anima dove non serve gridare o scandalizzare, dove l’eccesso non è necessario alla propria affermazione, perché tutta l’armonia di cui ha bisogno è innata nella tua stessa natura.