Questo è un racconto ebbro d’energia creativa e di entusiasmo dedicato alla competenza fresca agganciata all’aspirazione verso il futuro brillante: questo racconto vi presenta, infatti i nuovi talenti che l’Accademia di Costume e Moda di Roma ha curato e cresciuto finché non è giunto il momento di farli salire in passerella all’appena trascorsa edizione di AltaRoma.
Ad onor di cronaca, giusto una nota va fatta: la sottoscritta penna che traccia questo racconto ha nutrito la propria formazione dentro quelle stesse mura ricche di storia e dedizione alla moda, perciò se verrà percepito quasi il suono dell’applauso scaturire dalle prossime parole, ecco, è per via della consapevolezza che quei giovani definiti nuovi talenti il talento lo padroneggiano davvero, almeno nella sua forma iniziale, duttile, pronta ad essere modellata secondo le necessità del mestiere creativo.
Qui si ha infatti a che fare con la dote della giovinezza applicata al mestiere del fare la moda, con l’abilità di plasmarla con le mani ma anche con l’immaginazione, e con la passione che viaggia libera verso ispirazioni tanto inaspettate quanto gli esiti sorprendenti delle creazioni che hanno solcato la passerella di AltaRoma lo scorso 27 gennaio 2018 al Guido Reni District.
Talento non solo messo in mostra al pubblico per la prima volta ufficiale, ma anche messo a giudizio di una commissione di esperti d’eccellenza, e dunque premiato: con la meritata visibilità, certo, ma anche con il riconoscimento Talents 2018 per la categoria Fashion e per quella Accessori, nonché con il bramato “Pitti Tutorship Reward”, il riconoscimento di Pitti Immagine. Or dunque, che s’inizi dalla rosa dei vincitori!
Quindici son stati i nomi che han fatto sfilare le proprie proposte creative, di loro uno ha vinto il premio Talents 2018 nella categoria “Fashion”: e con grande merito, verrebbe da dire, dato che Mauro Muzio Medaglia, il vincitore, ha allestito una collezione che è un esercizio d’equilibrio appassionato tra le arti! Già dal nome s’intuisce la sofisticatezza del pensiero che ha costruito il progetto: “XRay”, sì, proprio i Raggi X, non quelli medici bensì quelli che danno sostanza all’opera dell’artista Nick Veasey, e che han guidato l’esordiente stilista nella manipolazione della stratificazione degli inserti in tessuti semitrasparenti come a creare l’effetto radiografia sui completi dalle tinte dolci con tocchi più densi, ma dalle linee rigorose provenienti dai capispalla anni ‘40 interrotte da accenni soffici.
Il suo tocco di classe divertita: la rievocazione degli occhiali della celebre Peggy Guggenheim.
Il premio Talents 2018 della categoria Accessori è stato vinto da Livia Romoli Venturi: grazie all’impegno intenso e ricercatissimo che l’hanno guidata ad osservare l’universo delle autovetture con occhio quasi ingegneristico, e a riportare l’esattezza dei dettagli, persino quelli degli interni delle auto, sulla linea di accessori maschili che assieme all’eleganza riportano anche le tracce design dei pneumatici a mo’ di motif, le cuciture a vista e le lavorazioni embossed, fino all’aerodinamicità che dà forma alle sneakers alte bicolor.
L’altrettanto ambito premio Pitti Tutorship Reward è stato guadagnato da Cristiana Guaglianone: la sua collezione s’intitola “Nomade”, come nomade è il futuro di giovinezza che ha in comune con la sua generazione pronta ad esplorare il mondo professionale che sta per spalancarsi, percorrendo intanto la strada accessoriati con borse che mescolano l’esotismo vivace dei materiali al tocco ricercato degli anelli nascosti sotto la pelle, che creano un effetto in bilico tra il tribale e il minimale, ripreso nei gambali che caratterizzano i sandali e le mules piatte.
Il podio si sa, ha sempre tre posti, anche in questo caso in cui son tre premi diversi: ma il resto dei fashion designer emergenti ha dato ottima prova del proprio potenziale appassionato e impegnato a mescolare irrimediabilmente la sartorialità con la cultura e la creatività nuova.
Applausi, quindi, anche ad Alessandra Caponera che trae stampe e decori dai fondali oceanici li ridisegna con l’ironia e li applica ai minidress un po’ bon ton e un po’ pop dalle linee anni ’60; ad Alessia Conetta che prende l’essenza affascinante del vestire orientale e la infonde ad abiti morbidi dal mood urbano; a Flaminia Sebastianelli per le sue borse e scarpe essenziali eppur ricche nella scelta delle tinte e nelle borchie che compongono un linguaggio decorativo in braille; ad Emanuela Vetrano che ha scelto l’esagono come fil rouge di una linea breve ma intensa di borse geometriche e scarpe affusolate che promettono bellezza ed eccellenza; a Federica Polli che crea una linea di borse maschili da viaggio percorse dalla luce cangiante delle superfici; a Flaminia Sebastianelli che pone in equilibrio la grinta militaresca e l’eleganza sensuale; alla maestria di Giacomo Pavia di manipolare la pelliccia rendendola funzionale, a tratti eccentrica ma sempre lussuosa; a Giulia Conti per la sua esattezza couture; a Giulia Saba per la grazia delle sue stampe in boccio su silhouette che dal vezzoso divengono da gran soiré; ad Oriana Pastore e alla sua abilità a giocare con i colori sgargianti su trolley, zaini e sacche da viaggio maschili; a Sara Pavani che conferma in modo squisitamente personale il ruolo intrigante e giocoso dei colori che si combinano in contrasti perfetti sulle borse e sui sabot; ed infine a Tommaso Ambrosca ed al suo uomo metropolitano, geometrico ma attraversato da un personale rigore orientaleggiante.