Atelier PMP, fragranze che diventano espressione di personalità

Nella prima decade del Novembre 1989 l’Europa fu scossa dall’apice sismico di un terremoto iniziato venti anni prima con la Primavera di Praga: crollò il Muro di Berlino.
La Germania dovette ricominciare, rimettere a sesto i meccanismi e lasciare il tempo al Paese di tornare a credere in se stesso.

Non sono passati molti anni, ma venticinque possono essere capaci di sancire una differenza abissale.
Oggi, grazie alle manovre governative ed alle abilità gestionali delle grande potenza tedesca, l’economia sembra aver ripreso il proprio ritmo cadenzato dal costante aumento dell’imprenditoria giovanile; non a caso l’ex Ministro Federale dell’Economia Philipp Rösler, affermò che le giovani imprese innovative – grazie alle loro nuove idee di mercato – rappresentano il motore del progresso tecnico tedesco.

È in un tessuto sociale come questo che, nel 2013, prende vita Atelier PMP, laboratorio creativo volto alla ricerca ed alla creazione di fragranze «che non siano noiose, come molte di quelle che si trovano al giorno d’oggi», ci confida Daniel Plettenberg, uno dei due fondatori del brand con cui abbiamo parlato.
Daniel, filosofo ed inventore, ha trovato in Stefanie Mayr, fashion designer, la figura ideale con cui dare vita al sogno che, ora, permette loro di esprimersi al meglio.

«Il profumo ha il duro compito di raccontare una storia, di parlare di un evento piuttosto che di un’emozione; ed i nostri due profumi fanno esattamente questo: affrescano pareti bianche e sciatte, donandogli vigore e sottolineandone l’identità unica» continua Daniel. Atelier PMP, in un solo anno e pochi mesi di vita, è stato capace di affermarsi sul mercato e di far valere la propria idea, che si fonda «sulla ricerca dell’attitudine delle fragranze».

Grazie all’aiuto di Mark Buxton, «naso internazionale che collabora con Maison come Comme Des Garçon, Givenchy, Cartier e Burberry», Daniel e Stefanie sono stati in grado di generare due fragranze dal carattere forte e deciso, volto all’affermazione di un’identità chiara e palese.
E nell’arco del breve periodo che compone il loro background, sono stati effigiati di critiche eccellenti e di  premi riconosciuti a livello internazionali, ultimo dei quali il “Kultur- und Kreativpiloten”, “Creativity Award” consegnato dal Governo Tedesco.

La raffinatezza della Maison deriva dalla sperimentazione e dal coraggio di osare per creare i due profumi intitolati “Dreckig bleiben!” e “Concrete Flower”.
Capire la prima fragranza consente di approfondire la seconda; altresì, per amare il primo lavoro è necessario lasciarsi inseguire dal fascino dell’ultima arrivata.
«”Drecking Bleiben!” (letteralmente, “stare sporco”, ndr.) nasce dal bisogno di scavalcare i ruoli sociali, di dare un colpo velato alla superficialità», sostiene il creatore.
Ed è impossibile smentire le sue parole: gli agrumi della Campania e della Sicilia si fondono all’olio di Neroli, donando brio e freschezza al prodotto. Il cedro terroso, il legno di sandalo e di vaniglia diventano lo spartito sul quale si animano le note. La chiave di violino, il cuore della fragranza, è racchiusa nella miscelazione dell’olio fumoso del cisto con l’olio gurjum, di elemi e dell’albero del balsamo.
Indossandolo ci si mette a nudo, ci si mostra attraverso la propria anima scalciante e frenetica, che scalpita per essere notata.

“Concrete Flower” si rivela più elaborato, a tratti più complesso per le sue sfumature olfattive, ma permette di comprendere al meglio il lavoro di Atelier PMP.
Traendo ispirazione dalla street art, dalle «sfumature» delle città nelle quali viviamo, la spinta che da la fragranza a chi la indossa è molto forte ed incoraggiante: non aver paura di lasciare il tuo segno nel mondo, di costruirlo, colorarlo e disegnarlo come meglio credi, nel rispetto degli altri.
La ricerca di se stessi ritorna, come comun denominatore tra i due profumi, e viene sviluppata attraverso l’intervento del cardamomo, del pepe nero, del mandarino e del bergamotto. Il muro bianco su cui cominciare a comporre la propria opera è costituito da note di legno nobile e di sandalo, cedro cinese e muschio di quercia, amalgamati all’ambra. Infine, il gelsomino, l’iris e l’olio di chiodi di garofano donano all’Acqua di Colonia il carattere profondo e ricercato.

Entrambi i profumi sono curati anche nella scelta della boccetta che li accoglie, passando dall’unione di vetro e legno, elementi prettamente architettonici, alla rievocazione delle bombolette spray per street-writer.

È difficile concludere una storia come questa, perché ogni romanzo che si rispetti è in grado di lasciare aperto lo spiraglio nel quale si inserirà il sequel.
E ci permettiamo di fare esattamente questo: lasciamo a ciascuno di voi, alla vostra fantasia e – perché no? – al vostro coraggio di cercare le fragranze, di viverle, di sentirle sulla vostra pelle, di interpretarle e di sancire il finale di questo racconto.
Vi diamo solo un “piccolo” suggerimento: potrete incontrare Atelier PMP a Milano da 10 Corso Como (oltre che a Colette a Parigi o Luckyscent a Los Angeles).

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