Il rapporto fra il corpo e l’abito e il tentativo di individuare il punto di contatto fra l’essere umano e il suo vestito è il tema scelto per questa nuova edizione di A.I. Artisanal Intelligence, progetto nato in seno ad Altaroma, che da più di cinque anni promuove le migliori realtà artigianali italiane e internazionali. Dopo l’opening che ha visto protagonisti i nuovi volti della moda italiana alla Coin Excelsior, è stato presentato nel primo giorno della manifestazione capitolina uno degli eventi più attesi.
Per “Body for the Dress” deformazioni, trasparenze e silhouette,come documenti di una relazione appassionata, sono stati allestiti nello spazio postindustriale dell’antica Dogana di Roma, appena rianimato, ma in stato di semi-abbandono fino a pochissimo tempo fa.
Tre giovani artisti hanno interpretato queste corrispondenze tra corpo e abito: Thomas De Falco lavorando sull’idea archetipica di vestito, Sacha Turchi sulla struttura e Paolo Roberto D’Alia sul significato stesso che la Moda ha nel sistema industriale, ma anche nel nostro quotidiano.
Nei grandi ambienti hanno dialogato così, come merci e come documenti, i lavori di fashion designer, artigiani e artisti: oggetti e opere come i manichini del video dell’Istituto Luce del 1941.
Ogni interprete ha espresso il suo rapporto creativo con il corpo dai bustini di Brighenti, nome storico della lingerie romana, alle giacche usate come segni da Roberto D’Alia.
Continuativa la presenza delle scuole con IUAV di Venezia e Accademia Costume & Moda e in un clima di scambio e di collaborazione internazionale, quest’anno A.I. ha ospitato quattro designer stranieri tra cui l’inglese Úna Burke, vero elemento di sintesi, che ha già collaborato con Lady Gaga e Madonna e per i costumi di “Hunger Games”.
Arte, moda, tradizione e innovazione, nel giusto connubio con l’ambiente circostante, hanno caratterizzato l’evento, confermando lo spirito intrinseco della manifestazione.