Bugnion, fra i leader italiani ed europei nella consulenza in materia di proprietà intellettuale e industriale, si trasforma in mecenate dell’arte, presentando la mostra-evento “Branding Art” che ha aperto a Milano il 5 giugno. Se mi seguite, sapete che ero presente all’opening night dove ho avuto modo di ammirare le opere in anteprima, ma anche voi potete vedere il lavoro di questi 11 giovani artisti presso Spazio in Via Dante 14 a Milano, fino al 15 giugno. Marchi conosciuti, importanti, con una grande storia alle spalle, simbolo di eccellenza nel loro settore e di fama nazionale e internazionale hanno acconsentito ai giovani talenti selezionati di dare una versione nuova e artistica del loro brand.
Nel progetto Branding Art quindi non solo la semplice grafica che rielabora un logo, ma tecniche diverse, dalla pittura alla scultura, dal design alla fotografia, dai video alle installazioni luminose, che convivono fra loro e trasformano questi nomi in opere d’arte, colpendo lo spettatore per lo spessore, la maturità delle scelte, la sinergia fra artista e caratteristiche, dna, filosofia dei marchi.
Da una parte quindi Bonduelle, Braccialini, Braulio, Bugnion, Collistar, Colussi, Ducati, Guzzini, Ignis, Lindt e Riello e dall’altra Danilo Bozzetto & Umberto Diecinove, Martin Cambriglia, Lele De Bonis, Marco De Rosa, Michele Mich? Faré, Elisabetta Forte, Marcello Gatti – Myoopia, Giulia Iacolutti, Nicolas Navoni, Attilio Romero e Dude Selection. Il risultato è da non perdere. Come dimostrano le foto che pubblico qui.
Durante la serata, mentre vagavo incuriosito e scattavo ammirato foto alle opere, alcune delle quali pubblicate sul mio instagram, ho avuto il piacere di conoscere molti dei protagonisti di Branding Art, alcuni mi hanno davvero conquistato e meriterebbero uno spazio solo per loro. Mi ha colpito la positività degli artisti, l’apertura, la voglia di mettersi in gioco, ma anche la consapevolezza del periodo storico attuale, l’avere i piedi ben saldi al terreno.
“Ho sempre disegnato, non ho scelto l’arte, ha scelto lei me!”. Mi racconta ad esempio Martin Cambriglia. “Ho capito che la mia creatività poteva diventare un lavoro quando mi sono accorto che se disegnavo e dipingevo stavo veramente bene e attraverso la mia creatività potevo manifestare qualcosa che mi coinvolgeva in maniera totalmente diversa da tutto il resto. Porto avanti anche il mio lavoro di grafico, ma l’arte è sempre più presente nel mio quotidiano, e manifestazioni come queste sono importantissime per arrivare ad abbracciare un pubblico sempre più ampio, per far conoscere il mio mondo artistico.”
Piacevole chiacchierata anche con Danilo Bozzetto & Umberto Diecinove e proprio Umberto mi parla dei loro inizi: “Fra me e Danilo c’è una leggera differenza di età, lui si è instradato nel mondo dell’arte prima di me, frequentando anche l’Accademia. Ci siamo trovati in una band dove lui suonava e io scrivevo i testi e poi ho iniziato anche a cantarli e da cosa nasce cosa. Mi ha iniziato a dire che stava facendo una mostra e a coinvolgermi nei suoi progetti”. “Lavorare in due,” gli fa eco Danilo, “è sicuramente bello, perché ci si confronta sempre sui lavori e sulle idee, forse un filo più complicato dividersi i ruoli da un punto di vista operativo, ma sappiamo sempre ricongiungerci sui progetti comuni, come quello dell’orso che so esserti piaciuto molto (lo trovate in questo post, ndr)! C’è una comune ricerca di pulizia e di essenzialità alla base del nostro lavoro, che sia la musica, lo scrivere, la scultura o un video.” E idee chiare anche sul ruolo dell’artista nel momento attuale.
“Al di là di quanto paga economicamente essere un artista oggi, che non è forse davvero il punto dell’essere un creativo, sicuramente tante le soddisfazioni, anche quelle che hai tu per come ti esprimi attraverso la tua arte, per il risultato finale di tanto impegno. Il ritorno è molto. È bello accettare delle sfide, come quella di questa mostra, che ci ha messo davanti al dover elaborare qualcosa di già famoso e con una forte identità, lavorando su un logo, che già esiste ed ha una sua storia. Questo progetto ci ha davvero assorbito e siamo contenti di aver preso parte a tutto questo e del risultato.”
Un duo anche quello dei Dude Selection. “Io, Giorgio Talamonti, sono forse quello che segue l’aspetto più progettuale, Daniele (D’Agostino, ndr) è quello che si occupa più della parte materica, della realizzazione dell’opera. L’arte è vicina a quello che facciamo nella vita, io sono architetto, ma è ancora forse più una fuga. Vivere di solo arte è difficile oggi, per questo portiamo avanti anche altro. Però manifestazioni come queste sono fondamentali.”
E infatti Daniele mi ha subito spiegato: “Finché lavori con un cliente, hai solo il tuo punto di vista e il suo. Nel metterti in gioco in una mostra come questa, riuscire ad esporre per un pubblico così vasto, ti fa comprendere meglio come le tue opere vengono percepite, che riscontro ha la tua creatività. Il confronto con la gente è importantissimo, così come il raffrontarsi con artisti che fanno cose completamente diverse dalle nostre”.
“Io sono art director da molti anni e ho sempre lavorato nella musica,” mi racconta Marcello Gatti, “mi occupo di copertine e molti miei lavori sono nati proprio dal considerare che alcune grafiche potevano avere una vita propria e non essere legate ad un disco, magari l’immagine era troppo forte, ma a me piaceva, così ho deciso di dedicarmi a realizzare queste stampe. È un mio mondo parallelo! E mi piace molto l’idea di questa mostra. Come in tutte le collettive ci sono dei matrimoni che mi piacciono di più e altri meno, ma al di là del mio gusto personale, trovo che ci sia un profondo arricchimento da parte di entrambi i fronti ed è questa la forza di questo progetto.”
E i marchi coinvolti come hanno considerato questa operazione? Hanno apprezzato la creatività degli artisti emergenti? Durante la serata ho chiacchierato con Laura Bertazzoli, direttore marketing di Bonduelle Italia, e incuriosito ho raccolto una sua opinione. “Abbiamo trovato l’invito di Bugnion in linea con il nostro modo di fare arte, che è quella di portare sulle tavole ‘il silenzioso ordine della natura’, come l’hanno chiamato qui in una deliziosa didascalia, e dare la possibilità di esprimere i nostri valori ad alcuni giovani artisti ci è sembrata una bella idea.
E trovo che con le loro opere siano riusciti a rappresentare bene l’etica di Bonduelle, ad esempio il prato che esce e quasi esplode dal pavimento di Gatti racconta in maniera meravigliosa proprio il nostro concetto di sostenibilità, di mantenere al meglio quello che ci offre la natura e portarlo nelle case. In generale il progetto trovo sia interessante per gli artisti, perché si misurano con qualcosa di inusuale, come il lavorare con un marchio, mettendosi alla prova, mentre per noi è una maniera diversa di esprimerci, con un linguaggio che normalmente non usiamo, uscendo dal supermercato e dialogando con il pubblico attraverso un mezzo nuovo.
E mi ha piacevolmente colpito quanto profondamente gli artisti siano entrati nella filosofia della marca. Un’operazione che merita sicuramente di esser ripetuta.”
E in effetti, visto la ricchezza di suggestioni, le belle creatività presentate, le accoppiate riuscite, perché a breve non un #BrandingArt 2?