Cosa rende buona una scarpa? Il design o la calzata? Quali sono i criteri di scelta che la gente dovrebbe conoscere? Lavorazione a guardolo o metodo Goodyear?
Sono queste alcune delle innumerevoli domande che potrete soddisfare leggendo il bel libro di recente pubblicazione “Costruttori di Bellezza. Filosofia della calzatura maschile secondo Santoni”, curato da Andrea Guolo ed edito dalla casa editrice veneziana Marsilio Editore, nota per i suoi preziosi cataloghi d’arte.
Il libro inoltre fa parte della collana editoriale Mestieri d’Arte, patrocinata dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte.
Suggestivo il titolo.
Il costruire implica prima di tutto la tecnica (la téchne in greco) che altro non è che il “saper fare” che il latino traduceva con “ars” ovvero la radice stessa della parola arte!
L’arte dunque del costruire, e in questo caso è l’arte di costruire “Bellezza” che è massima categoria estetica e spesso associata a quella morale del “Buono” (in greco kalokagathìa).
Non è un caso che si possa dire: “quella è una bella e buona scarpa, dunque la voglio”, il buono infatti induce a possedere.
Mi sono dilungato, ma il lettore mi perdonerà, in questioni di “estetica” per spiegare dal mio punto di vista le ragioni della filosofia deliberatamente manifestate nel titolo ed intrecciate con quella della storia, stratificata nel tempo, della calzatura maschile.
Una storia ripercorsa egregiamente da Andrea Guolo, giornalista specializzato in storia ed economia della moda con particolare attenzione al settore della calzature.
Una penna eccellente per un tema affascinante che ha come punto di vista privilegiato il calzaturificio Santoni, fondato da Andrea Santoni nel 1975 a Corridonia nelle Marche.
Un’azienda che è sinonimo di qualità artigiana nella produzione di scarpe haute-de-gamme con eccezionale livello di design e rifinitura. Così, come si apprende dal libro, nel corso di pochi decenni la casa Santoni è stata capace di stagliarsi sul mercato internazionale e competere persino con i marchi inglesi maestri del settore.
Il segreto del successo di Santoni?
Il saper fare, la téchne che si fa arte.
In un’altra parola il “mestiere” incarnato dal lavoro dell’artigiano (ancora una volta la radice è ars) che il libro sonda nei più segreti dettagli, anche grazie alle splendide fotografie di Susanna Pozzoli.
Emerge l’idea di un artigianato trasmesso di padre in figlio e che qualifica l’assetto aziendale in “un contemporaneo affare di bottega famigliare”, non diversamente dal tipo di organizzazione caro all’artista-artigiano, l’artefix bonus, tra medioevo e modernità.
Tornando all’inizio: cosa rende allora buona una scarpa oltre che bella?
Per saperlo dovete a questo punto leggere “Costruttori di Bellezza”.