Contraddizioni insanabili.
Bellezza e funzionalità, Montecchi e Capuleti della moda, divisi da un’atavica acredine culturale ancor prima che di stile, concetti opposti la cui conciliazione è sempre stata vietata dai grandi guru e dalle penne stellate.
Quante volte infatti ci siamo sentiti dire, persino in musica, che la moda non è comoda, non è funzionale, che in definitiva non è fatta per vivere?
Se non che la moda – quella che ancora pare resistere alla forza di numeri e statistiche – possiede uno strano potere, pur se spesso abusato: la curiosità, quella strana forza per cui il desiderio diventa possibilità, arrivando a superare così persino quei limiti che la coscienza comune riteneva invalicabili.
Ma come senza ingenerare indignazione, sdegno o rifiuto?
E la risposta è semplice: disegnando una collezione dove funzionalità e forma si fondono per dare vita ad una nuova dimensione di bellezza.
Così la bravissima Consuelo Castiglioni, da vent’anni alla guida di Marni, ha portato sulla passerella di una Fashion Week milanese in crisi di autocoscienza una confortante ventata di novità, producendo quel risultato inatteso o insperato che profuma di miracolo.
Forma e funzione disegnano una collezione pensata e realizzata sotto un nuovo punto di vista inedito, esprimendo il concetto di utility attraverso una interpretazione espressiva dei dettagli: elementi funzionali si moltiplicano ovunque, sulle giacche squadrate e sugli ampi pantaloni tagliati alla caviglia, sui cappotti oversize e sulle camicie, realizzando una nuova vivibilità del capo di abbigliamento, ora bellissimo e poliedrico, capace di abitare tanti corpi e tante situazioni.
Chiusure in velcro, piccoli tab applicati ai fianchi di giacche e cappotti, inedite aperture sul dorso, strisce a strap, pantaloni flat-front e aperture alla caviglia caratterizzano una collezione dove la funzionalità racconta un uomo forte e sicuro, libero di vivere la vita come un volo a cielo aperto.
Grande novità, l’introduzione sulla passerella di Marni di dettagli legati tradizionalmente al mondo dello sportswear: kway in nylon stampato sono indossati al posto della camicia, come ennesima protezione sotto impermeabili avvolgenti e comodi; il cappotto di nylon con vestibilità super over può essere smontato e rimontato in diversi modi, inventando così una nuova dimensione del capo multifunzionale.
La tipica silhouette pulita e rilassata si arricchisce di inedite stampe: griglie e righe decise, quasi prepotenti, si alternano a fiori e geometrie astratte.
I tessuti sono morbidi, ma presenti: pelle di vitello, viscosa lavata, poliestere e two-ply si colorano di tonalità classiche e confortanti come il salvia, il kaki o il blu notte, spezzati qua e la dall’azzurro cielo, dal rosso e dall’arancio.
Una collezione coraggiosa e ardita, frutto di una identità culturale e personale talmente a fuoco da risultare in definitiva affascinante, condivisibile e desiderabile nella misura in cui il desiderio non si accontenta del vacuo e fugace momento passeggero, aspirando ad una moda capace di innovare continuamente pur mantenendosi fedele ai suoi principi ispiratori.
Così sulla passerella di Marni è andata in scena non solo l’ennesimo idealismo anticonformista, ma una proposta concreta, capace di attrarre chi nella concretezza cerca una vera immagine di bellezza.