Se per un attimo lo sguardo scivolasse al di là delle trame e del design, oltre le tinte che orchestrano la palette e i dettagli ricercati che infondono vitalità alle creazioni, ecco: si potrebbe quasi scorgere in trasparenza una dedica rivolta alle dita accusatorie puntate verso quella leggendaria fame di apparire spavaldo che si suppone spesso impregni il giovane fashion world.
E invece no: quando s’incontra la bravura silente e appassionata di un brand, giovane sì ma consapevole assai, come Gaiofatto: voilà, quella dedica inscritta nelle creazioni fresche di contemporaneità, ma sagge di sartorialità, suggerisce che la lealtà alla moda vera, bella da porsi indosso e avvolgente da esplorarsi con la mente, sta bene e percorre la sua strada rinnovata con successo!
Gaiofatto il brand ha lo stesso nome e la stessa giovinezza della sua fondatrice e creatrice, Michela.
Come fossero le facce di una stessa medaglia al valore della creatività divenuta strumento di conoscenza dell’arte antica della sartorialità italica, e al contempo valore aggiunto all’ideazione di abiti dalla perfetta vestibilità, Michela è brava portatrice sana della devozione all’arte del lusso inteso come sostanza: ovvero, come maestria nel taglio e cura profonda del dettaglio, scelta pregiata dei tessuti e brillantezza d’intelletto nel regalare unicità alle creazioni.
Gaiofatto, a sua volta, è ammirevole portatore sano del brio di sorpresa che sazia il gusto di chi predilige l’essenza all’opulenza e l’evoluzione alla rivoluzione fine a se stessa.
La collezione a/i 2016 ne è un sunto apprezzabilissimo: ideata assecondando il fil rouge che disegna il percorso creativo Gaiofatto, una strada lungo la quale le strutture si scompongono dall’interno per divenire motivi che evolvono sulla superficie dei nuovi capi, è una carrellata di sperimentazioni giocose con i volumi e le geometrie, le forme classiche su cui s’insinuano le onde appena scoperte, l’appiombo curato mosso da una nuova morbidezza, i tagli netti su cui s’incastonano nuove manipolazioni della materia e la palette che si arricchisce di nuove nuance color del vino, azzurro polveroso, bluette e cammello.
Una sorta di sfida aggraziata alla riconoscibilità dello stile, un attitude sorprendente che ha qualcosa del gesto d’artista: sofisticatezza che Gaiofatto riserva già dall’ispirazione, stavolta rivolta agli illusionismi scultorei di Daniel Arsham.