Crescendo ci si accorge di quanto lo stile sia qualcosa che inizia a formarsi sin da bambini.
Ciò che, durante l’infanzia, s’impara a riconoscere come famigliare, prontamente si ripropone in età adulta, magari sotto forme diverse, pur mantenendo la stessa sostanza: prendiamo un’amica o un amico che dir si voglia e confrontiamo il suo modo di vestire con ciò che l’ha sempre circondato (non solo abiti, sia chiaro, ma quello che oggi amiamo tanto chiamare immaginario).
Ecco che, pian piano, l’occhio cade su una serie di particolari che ci indicano la sua appartenenza, il mondo da cui proviene. E la famiglia, si sa, è parte fondamentale di quell’universo.
Senza addentrarsi in un’analisi sociologica, è chiaro a tutti che l’abbigliamento è un biglietto da visita – “l’abito non fa il monaco”, in questo senso, è il proverbio più falso che ci sia – e che lo stile è la nostra carta d’identità.
Guglielmo Capone, per l’uomo autunno/inverno 2015-16, ha tradotto in moda questo concetto rifacendosi ai ricordi di stile della sua infanzia.
Ecco quindi che, osservando le sue creazioni, vediamo comparire una nonna casertana che sferruzza dando vita a caldi maglioni per avvolgere il giovane nipote: un gesto di cura, d’amore, che fa parte della vita di tanti di noi.
Da quella figura così protettiva lo stilista ha ereditato un senso di eleganza rigorosa e calibrata, fatta di linee pulite e dettagli sartoriali.
L’uomo proposto da Capone è distinto e adulto, ma non rinuncia al divertimento del gioco: ecco quindi che i colori – la cui palette va da un intensissimo bordeaux e passa dal nero e dal verde militare, arrivando fino al bianco delle montagne innevate – diventano i protagonisti di completi e giacche, che il topwear è graffiato e che le tinte sono sfumate progressivamente.
Lo stile contemporaneo è tradotto in un mix tra formale e casual, dove il tartan è interpretato con macro check e i blazer sono caratterizzati dal rigoroso regimental.
I tessuti, caldi come solo l’abbraccio di una nonna accogliente, vanno dalla lana al cashmere alternandosi al raso doppiato, al kalgan di agnello fino all’opulenza della pelliccia di castoro rasato.
I bermuda sono abbinati a pesanti calzettoni: forse non la mia generazione, ma sicuramente quella prima di me ricorderà che le nonne e le madri li vestivano così per affrontare gli inverni, anche quelli più gelidi.
Una collezione figlia di una sintesi tra stile e storie di vita vintage e contemporanee, dove la ricchezza della tradizione trova un contatto con il senso estetico dei nostri giorni.