A vederli sembrano davvero uno opposto all’altra. Lui baffetti da rubacuori di un film retrò, chiaro di capelli, chiacchierone, aperto, lei più piccolina, scura, dai movimenti eleganti, sembra osservare di più, dare confidenza solo quando si fida. Poi li conosci un po’ e capisci che dietro la timidezza c’è molta simpatia, dietro allo spirito pop c’è molta umanità e dolcezza, capisci che uno completa l’altro in qualche modo, e da questo equilibrio nasce un’amicizia e una grande forza, non solo creativa.
Io li vedo così, Mia Vilardo e Riccardo Polidoro, che conosco da un po’ e di cui scrivo da quando hanno iniziato con il loro marchio Miryaki (qui per saperne di più), del quale sono innamorato e che seguo con passione. Felice che con questo progetto Mia e Riccardo siano parte della mostra “Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana”, che si tiene alla Triennale dal 24 novembre. Per questo li ho contattati e gli ho chiesto di raccontarmi l’emozione di entrare in un luogo così importante, non solo per Milano, e di essere considerati parte evidente di questa nuova generazione di creativi made in Italy. Ecco cosa mi hanno raccontato.
Perché avete accettato di far parte di questo progetto e quale l’emozione di avere una vostra creazione in mostra in un luogo così importante come La Triennale di Milano?
M.: È stata una richiesta inaspettata ed ovviamente abbiamo subito accettato.
Milano è una vetrina importante, La Triennale un palcoscenico d’eccezione. Una mostra così prestigiosa ha una grande rilevanza per la nostra carriera ed il nostro percorso professionale.
Poi è un onore partecipare ad un evento dedicato ad un maestro come Elio Fiorucci
Quali pensate siano le voci più importanti di un ipotetico vocabolario della moda italiana, pensando al passato, ma anche al presente?
R. e M.:
Artigianalità: la prima parola che ci ha sempre differenziati dal resto del mondo. Una caratteristica unica che andrebbe tutelata ed esaltata.
Qualità: i prodotti italiani devono continuare ad eccellere in questo. Motivo per cui noi, ad oggi, abbiamo avuto la fortuna di scegliere solo fornitori italiani.
Storia: siamo circondati d’arte, di cultura, ed abbiamo avuto grandi maestri del settore. La storia continua ad essere grande fonte d’ispirazione per il nostro lavoro, a 360 gradi.
Come pensate che manifestazioni come queste aiutino i designer della nuova generazione di made in Italy?
R.: Credo siano sempre troppo poche. Una realtà come l’Italia, ma soprattutto una città come Milano, dovrebbe creare molte opportunità per date voce ai nuovi designers (di moda, prodotto, interni etc…) senza dover necessariamente ricorrere a canali come le fiere che sono vetrine costose e solo per addetti al settore.
Quelle come la mostra “Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana” sono realtà importanti e da cogliere ad occhi chiusi.
Novità? Sogni nel cassetto? Come siete cambiati e dove state andando?
M.: Nel corso di questi anni abbiamo creato uno studio di consulenza creativa, lo Studio Elitre, un motivo in più per non state mai fermi. Questo ci permette di aprire nuove opportunità di lavoro e nuove conoscenza professionali e a volte anche personali.
Ci stiamo concentrando su cose molto più concrete dei primi anni di lavoro. Abbiamo obbiettivi a breve termine sui quali spendiamo tutte le nostre forze.
I sogni sono tanti grandi e come tali non vanno svelati.