È stato vincitore nel 2012 del prestigioso concorso “Who’s on Next?”, organizzato da Vogue Italia e AltaRoma ed è uno dei più amati fra i designer della nuova generazione di made in Italy che si dedicano al mondo degli accessori. Sto parlando di Giancarlo Petriglia (qui il suo sito), milanese, con studi all’Accademia di Belle Arti, un curriculum che vanta collaborazioni importanti e un ruolo di spicco nel design office di Trussardi, fino al lancio di una collezione a suo nome nel settembre 2011.
E Giancarlo è uno degli stilisti presenti alla Triennale dal 24 novembre prossimo, fino al 6 marzo 2016, nella mostra “Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana” (qui per saperne di più), in cui potrete ammirare alcune sue creazioni, insieme a quelle di altri designer scelti per rappresentare, finalmente, la nuova creatività nel fashion system italiano.
Abbiamo raggiunto Giancarlo Petriglia per farci raccontare meglio il suo coinvolgimento in questa esperienza alle porte.
Perché hai accettato di far parte di questo progetto e quale l’emozione di avere una tua creazione in mostra in un luogo così importante come La Triennale di Milano?
Esporre le mie opere in una realtà internazionale come la Triennale di Milano è per me un grande riconoscimento professionale. Sono nato e cresciuto a Milano e se fin’ora le mie visite alla Triennale sono state da spettatore e ammiratore dell’arte in ogni sua forma e declinazione, questo progetto mi concede l’onore di esserci, come uno dei protagonisti.
Quali pensi siano le voci più importanti di un ipotetico vocabolario della moda italiana, pensando al passato, ma anche al presente?
Creatività, innovazione, artigianalità, unicità e ricerca.
Come pensi che manifestazioni come queste aiutino i designer della nuova generazione di made in Italy?
La possibilità di esporre le proprie opere in un circuito illustre come la Triennale, che esula dai classici canali espositivi della moda, non solo attribuisce valore aggiunto alle giovani realtà che stanno arricchendo con nuovi “lemmi” la storia della moda, ma concede la possibilità di far conoscere ad un pubblico più vasto il valore progettuale e la storia che c’è dietro ciascuna creazione.
La tua parola preferita del vocabolario italiano e perché?
Magia.
Questa parola l’associo ad un ricordo di infanzia, all’emozione nel vedere le mani di mia madre, che come per magia, riusciva a trasformare dei semplici tessuti in abiti di lusso. Un lusso inteso come arte, l’arte del saper fare, come eleganza ed unicità.