Flavia La Rocca non è una nuova conoscenza, non solo per me, ma anche per voi che ci seguite, perché ho già parlato di lei in passato nei miei molteplici canali. La prima volta mi parlò di Flavia un’amica comune, ma sapete bene che io sono un po’ come San Tommaso, e non ci credo se non ci metto il naso, come vuole il detto popolare, per cui mi sono subito informato, innamorandomi del suo entusiasmo, del suo essere estroversa e solare, ma soprattutto del suo percorso creativo che parte dal concetto di capi modulari, intercambiabili, per arrivare a comprendere una precisa attitudine eco-friendly grazie anche ad elementi di riciclo.
Come lei stessa ci racconta in questa chiacchierata, perché la designer è una degli esponenti del nuovo made in Italy presenti in esposizione alla Triennale di Milano, nella mostra “Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana”, della quale mi piace molto occuparmi in questo periodo, anche per ricordarvi che questo sito è uno dei media scelti ed esposti.
Eccovi la mia intervista alla brava Flavia La Rocca.
Perché hai accettato di far parte di questo progetto e quale l’emozione di avere una tua creazione in mostra in un luogo così importante come La Triennale di Milano?Come potevo non accettare!? Per me e per il marchio la partecipazione a questa mostra è un importante riconoscimento.
Essere considerata come una delle realtà tra le più importanti del panorama della moda italiana contemporanea è senza dubbio una grande soddisfazione, nella prestigiosa cornice de La Triennale poi ancora di più, pura soddisfazione.
Quali pensi siano le voci più importanti di un ipotetico vocabolario della moda italiana, pensando al passato, ma anche al presente?
Tradizione, innovazione, qualità, dinamismo, sostenibilità. Credo che si debba sempre guardare al passato perché abbiamo molto nella nostra storia della moda e del costume, ma bisogna poi essere in grado di innovare e di capire le nuove esigenze della società contemporanea.
Io dal mio punto di vista ho colto una necessità di dinamismo e di attenzione verso l’ambiente e l’ho tradotta in una moda “modulare” e sostenibile.
Come pensi che manifestazioni come queste aiutino i designer della nuova generazione di made in Italy?
Credo che diano una conferma della credibilità e della professionalità che c’è dietro ogni progetto, e sono sicuramente un’ottima occasione di visibilità.
Una mostra come quella de ‘Il Nuovo Vocabolario della Moda Italiana’ avrà come pubblico addetti al settore e non e sarà in Triennale per più di 3 mesi, questo fa si che molte persone vengano a conoscenza di chi siamo e cosa facciamo.
La tua parola preferita del vocabolario e perché?
Creatività.
Perché mi permette di fare il mio lavoro.
Ci descrivi la collezione per la f/w 2015-2016? Quale il must-have assoluto della stagione?
In questa fall/winter dal punto di vista estetico fa da padrone il motivo jacquard mosaico realizzato in due varianti colore, una multicolor, una lurex silver e nero, un elemento grafico che si incontra con le forme geometriche che da sempre contraddistinguono lo stile del marchio.
Dal punto di vista della costruzione c’è una continua evoluzione del concetto di modularità e di capi intercambiabili, questa stagione tra gli altri sono stati inseriti due moduli pantalone, uno corto e uno lungo che possono, oltre che essere indossati singolarmente, creare overall se – passami il termine poco italiano ma molto concreto – “zippati” ai top.
Capo must-have: Il capo spalla in jacquard mosaico colorato. Con maniche, cappuccio e parte inferiore rimovibili può essere indossato in 6 modi diversi. Realizzato in 100% poliestere riciclato, tessuto creato con un filato proveniente dalla lavorazione delle bottiglie di plastica, interamente ‘made in Italy’.
Il momento più bello fino ad ora nella tua carriera di designer?
Quello che deve ancora arrivare.