Iceberg ha presentato durante la recente fashion week milanese la collezione autunno/inverno 2015-2016, preferendo una presentazione statica alla più tradizionale sfilata.
I giovani modelli hanno accolto i visitatori in piedi, ieratici, quasi a ricordare le antiche iconografie delle pareti sullo sfondo dai dettagli oro.
Immobili tableaux vivants, come a riecheggiare una performance di arte contemporanea, avvolti in cappotti dai tagli decisi e lineari, coperti da morbidi maglioni di lane mohair, cammello e preziosissimo cachemire.
Le lane ed i filati sono stati sfumati e mischiati come se si trattasse di una tavolozza di un esperto pittore.
Il risultato sono dei morbidi capolavori di tessuto che omaggiano palesemente le visioni pop di Jean Michael Basquiat.
L’arte americana è sintetizzata in nuance di colori che nei tessuti vengono rielaborati con le vecchie ed artigianali tecniche dell’intarsio e del jacquard.
L’uomo Iceberg diventa così un artista con una visione matura di globalizzazione, fondendo l’arte pop americana a quella più intima e rigorosa del Giappone.
Le suggestioni nipponiche si percepiscono nella linearità delle giacche e dei cappotti, semplici, ma sofisticate e nei chiari riferimenti ai cartoni animati, ai robot e agli antichi samurai.
Una declinazione dell’uomo un po’ ribelle e sopra le righe, vestito di morbidi tessuti e vivaci colori rubati alla street-art americana, in un trionfo di celeste pastello, vinaccia, rosso mattone e verde bosco.
Una figura maschile a metà strada fra un poetico bohémien e un intellettuale filosofo che forse esternerà meglio di notte,nell’estasi della creazione, nei momenti più intensi di attività creativa, la propria sfaccettata personalità.