L'arte scultorea di Christian Zucconi (fotografato in esclusiva per lepilloledistefano da Mustafa Sabbagh e con il mio styling)

Sicuramente avete sentito parlare di lui, grazie al notevole successo riscosso dalla sua “Cena in Emmaus” esposta da 18 luglio scorso a Reggio Emilia nei Chiostri di San Pietro nel Padiglione Italia Emilia Romagna della 54° Biennale di Venezia a cura di Vittorio Sgarbi. È uno degli artisti più interessanti in Italia al momento e, ammetto, di essermi riavvicinato alla scultura proprio perché incuriosito dalle sue opere. Christian Zucconi, nato a Piacenza poco più di trent’anni fa, nel suo percorso artistico ha esposto una gigantesca battaglia di corpi in una piazza, Piazza San Magno di Legnano, durante la personale nella Pinacoteca del Castello Visconteo del paese, secondo il critico Alfonso Panzetta: “una delle più ambiziose sfide della scultura monumentale in pietra degli ultimi 50 anni”, ha portato le sue opere nel Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano, per una personale curata da Rudy Chiappini, e ha anche inventato la tecnica kenoclastica (e per saperne meglio e di più vi rimando al suo sito www.christianzucconi.it). Ho incontrato Christian per queste foto realizzate in esclusiva da Mustafa Sabbagh (e con il mio styling) per lepilloledistefano e per un altro progetto di cui a breve vi parlerò. Mi sono trovato di fronte una persona gentile, curiosa e affabile, caratteristiche che però non nascondono la fisicità e la forza dello scultore e un guizzo negli occhi, espressione di uno sguardo sul mondo curioso e critico. Ammirato dal prodotto creativo dell’artista, dopo il nostro incontro e la chiacchierata che qui vi riporto sono rimasto affascinato anche dalla dimensione umana di Christian Zucconi.    

Come ti sei avvicinato all’arte? Perché la scultura? Quando hai iniziato a scolpire e quando hai capito che l’arte poteva diventare la tua quotidianità?
Sono nato scultore. Non so dirti né come, né perché. In famiglia nessuno ha mai avuto a che fare con l’arte o con la scultura in particolare, eppure fin da bambino ho sempre sentito l’impulso di dare forma tridimensionale alle mie fantasie. Dapprima modellando la cera che ricavavo dai moccoli delle candele, poi, molto presto, scalpellando la pietra. Mi reputo molto fortunato perché l’arte, la scultura, ha sempre fatto parte della mia quotidianità. Certo, all’inizio, quando ho deciso di lasciare l’Accademia di Brera e di mantenermi con l’arte ho fatto una gran fatica, ho sputato parecchio sangue e anche adesso non navigo nell’oro, ma ho sempre fatto quello che volevo, sinceramente e senza scelte di comodo, e questo mi ripaga di tutto.

Come definiresti il tuo lavoro, il tuo stile?
Violento. Come un’idea, come una scalpellata, come il mondo…Io vedo un’immagine e più questa immagine è pulsante nella mia testa, più è la forza con cui attacco il blocco. Non eseguo bozzetti preparatori, nessun disegno, mi serve soltanto un’immagine che mi colpisca e un’individualità che le dia una forma. Spesso le mie figure le vedo camminare per strada.

 

Smoking / tuxedo dress C’N’C Costume National, camicia, papillon, fascia da smoking / shirt, bow tie, tuxedo band vintage A.N.G.E.L.O.

A proposito di questo, da dove arrivano le ispirazioni? Quali i mondi, i personaggi capaci di influenzarti? Ci sono degli artisti che reputi dei ‘padri putativi’, personaggi che hanno segnato il tuo percorso?
Qualche tempo fa trovavo rifugio nel mito greco, che, astraendo la storia e universalizzandola, riesce a rendere più comprensibile l’abisso umano; ultimamente, forse per una sorta di masochismo latente che spesso affiora anche nelle mie opere, è la Storia ad interessarmi, l’inferno contemporaneo, quella traccia dell’uomo nel Tempo che assomiglia tanto alla bava della lumaca trilussiana, ad un rivolo di sangue: il senso di svuotamento, di incapacità, di rottura, anche per questo le mie sculture sono svuotate, spezzate, rovinate, umiliate. Trasformo mere immagini mentali in forme tridimensionali, forse proprio per difendermi da tutto questo. Come una sorta di catarsi tragica, toccando con mano le mie angosce riesco anche a “com-prenderle”, nel senso di “prenderle dentro di me” e di sapercele anche tenere senza farle esplodere! L’ispirazione arriva sempre da qualcosa di individuale, anche se non nego, anzi ne sono fiero, di essere influenzato dalla grande tradizione statuaria italiana, soprattutto da scultori come l’Antelami e i Pisano. Ma il mio vero padre putativo è senza dubbio quel Michelangelo al quale ho dedicato la mostra al Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco. Se pensi che visito quel Museo dall’età di sei anni, poter esporre le mie sculture accanto alla “Pietà Rondanini” il giorno del suo compleanno, il 6 marzo, è stata un’esperienza a dir poco religiosa.

Camicia / shirt Z Zegna, foulard /scarf Loyal, bretelle /suspenders Tonello

L’Italia e l’arte. Ho l’impressione che a volte siamo un po’ troppo conservatori e che all’estero si facciano meno problemi di noi. Sbaglio? Lo chiedo a un artista che fra l’altro è stato coinvolto in alcune polemiche sul proprio lavoro. Senza entrare nel merito, l’arte è davvero una voce libera e fuori dal coro?
Come si diceva prima, l’Italia ha una tradizione artistica unica al mondo e non è sempre facile confrontarci con essa e scenderci a patti. Forse in Paesi con una storia meno “ingombrante” risulta meno problematico, tuttavia io concordo con Bernardo di Chartres sul fatto che per vedere lontano si debba salire sulle spalle di chi ci ha preceduto. Tutto sta a non farsi prendere la mano: non esiste solo il passato e non esiste solo il presente, esiste una storia in continua evoluzione che, per quanto le nostre capacità ci consentono, andrebbe vissuta onestamente. Quanto alle polemiche, quando non sono “schizzinosità da bacchettoni” e non portano ai “braghettoni”, che tra l’altro ingoffiscono parecchio!, (il riferimento è ai “veli censori” di Daniele da Volterra, che nel 1564 fu incaricato di ricoprire le nudità, ritenute “oscene”, del Giudizio Universale di Michelangelo. Proprio per questo ingrato compito, l’artista viene ricordato con il mordace nomignolo di “braghettone”, ndr) fanno parte del gioco e possono anzi alimentare discussioni interessanti e costruttive. Quanto alla libertà dell’arte e il suo essere fuori dal coro, credo che l’arte sia una voce libera sempre e in ogni caso per il semplice fatto di essere linguaggio universale. Intendiamoci, per comprendere l’inglese devo studiarlo, per fruire della bellezza di una Madonna di Botticelli posso tranquillamente essere analfabeta, ma d’altra parte i cori sono tanti e, anche se ci sono poche voci, qualcuna che canta assieme c’è sempre.

Lavori con un immaginario che spesso spinge ad una riflessione sulla propria visione del corpo. Mi dai la tua personale definizione di bellezza?
Per quanto mi riguarda, purtroppo si tende troppo spesso a confondere “bellezza” con “amenità”. I corpi delle mie figure sono spezzati, scarnificati, amputati, sfregiati. Per me il bello può anche essere sgradevole, anzi, a dir la verità io sono più attratto da ciò che il senso comune definirebbe “brutto”. Trovo il bello in una ferita, in una tensione tendinea, in uno spasmo muscolare perché trovo che la “bellezza” più che con la gradevolezza delle forme o con l’armonia della composizione vada a braccetto con il “fascino”, che è quanto di più magico e oscuro esista nell’uomo. “Non so perché, ma quell’immagine mi attrae, e in un certo senso, attraendomi, mi arricchisce”. Ecco l’incantesimo, ecco la bellezza. Baudelaire lo chiamava “spleen”.

Smoking, camicia e papillon / tuxedo, shirt and bow tie Brioni, fascia da smoking / tuxedo band vintage A.N.G.E.L.O., occhiali da saldatore / welder’s glasses Archivio Guerrini

Ci descrivi l’opera a cui sei più legato? Se dovessi fare una riflessione sul tuo lavoro sino ad ora a cosa sei più affezionato? Cosa pensi ti possa rappresentare al meglio?
In questo periodo mi sento come la mia “Ancilla Domini”, serva condannata ad un compito imposto da un severo quanto inafferrabile padrone. Il fatto è che se poi mi dovessi domandare chi è questo “padrone” ti risponderei che sono io. Praticamente un serpente che si morde la coda, ma sono le lacerazioni che ognuno si porta dentro. Io per accettarle le rendo tridimensionali,  Mustafa le immortala in splendide fotografie. Come avrai capito apprezzo moltissimo l’immagine in cui praticamente la mia carne si fonde con il travertino dell’Ancilla (la foto fa parte di quelle scattate da Mustafa Sabbagh, con il mio styling, online su www.webelieveinstyle.it dal 14 novembre, ndr). Invece l’opera a cui mi sento più legato è certamente il ritratto di Michelangelo che modellai da bambino in creta cruda e che, come ti dicevo poco fa, è stato esposto allo Sforzesco accanto alla sua maschera mortuaria. Ripensare a quel ragazzino non dico che mi commuove, ma quasi quasi mi rende più indulgente verso l’odierno me stesso.

L’arte e il mercato dell’arte. Che momento è quello attuale per l’arte, da un punto di vista economico? Fino a pochi anni fa sembrava ci fosse nelle aste una corsa verso i classici dei movimenti artistici più recenti. Ora? In sintesi: si vive di arte?
Per ora ci riesco e spero di continuare a riuscirci, ma di certo il periodo non è dei più rosei. Inoltre dal punto di vista in particolare della scultura in pietra figurativa di grandi dimensioni le cose sono rese ancora più complesse dai problemi logistici, ma non dispererei. Non sono certo un economista e non ho idea di come potrà muoversi il mercato e di quali direzioni prenderà. La mia impressione è che certi ‘giochini’ che qualche anno fa sbancavano le aste si stiano rompendo e che il collezionista di oggi sia molto più attento e personale. Inoltre leggo diversi articoli in cui personaggi più autorevoli di me ribadiscono il concetto dell’arte come “porto sicuro”. C’è da sperare che abbiano ragione!

Photo: Mustafa Sabbagh
Styling: Stefano Guerrini
Styling assistant: Erik Manfredi

Nella seconda pagina continua l’intervista a Christian Zucconi e potete ammirare alcune sue opere in mostra a Piacenza ai Musei Civici di Palazzo Farnese.

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  1. giorgio Rispondi

    ha inventato la tecnica kenoclastica, cioè di sviuotare e rompere le sculture? certo perchè Wildt?

  2. micheluzzo Rispondi

    bravi assai…per il servizio e non solo…è un panorama di meraviglia, quello in cui professionisti e artisti del vostro livello meriteranno sempre di emergere…su tutti, evidentissimi!!!
    tradotto: bravo Guerrini che sempre sai creare strepitose alchimie…e complimenti a Sabbagh e a Zucconi

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