La prima volta che ho visto un’opera di Gianni Scardovi mi ha subito divertito il soggetto ritratto: un supereroe con addosso un paio di stivali dai vistosi tacchi a spillo. Mi sono innamorato immediatamente del lavoro di questo artista poco più che quarantenne e dall’immaginario decisamente pop. Ma al di là dei riferimenti nipponici e marveliani, dei quadri seventies con signore dalle pettinature afro, dei colori sgargianti utilizzati per le sue tele, c’è un lavoro più profondo e crudo, quasi di critica sociale, al quale ho avuto modo di avvicinarmi. Un esempio sono le nuove opere, in cui vengono rielaborate vecchie copertine di successi anni ottanta, quelli che ancora oggi ci fanno ballare, contaminati con i nomi dei farmaci utilizzati per combattere l’Aids. Due eredità lasciateci da quel decennio che si incontrano per ricordarci che non dobbiamo abbassare la guardia.
La mostra Delta-Pop di Scardovi sarà inaugurata il 29, cioè questo sabato, presso Delta-bo Project, in Via Riva di Reno 77/79 a Bologna, a partire dalle 11 del mattino integrandosi poi dalle ore 20 con l’ArteFiera White Night, con performance, esperienze culinarie e dj-set live e terminare, poi, alle ore 24:00. Da non perdere!
Non ci resta che chiacchierare un po’ con l’artista.
‘Lo schiaffo’
Come ti sei avvicinato all’arte e quando hai deciso che poteva essere il tuo mondo?
Ho sempre disegnato e dipinto a livello hobbistico fino a 13 anni fa quando ho avuto la possibilità di aprire uno spazio tutto mio in pieno centro a Bologna. Nacque il primo pop-shop in città, gestito da me con prodotti di mia creazione: tele, decorazioni di ceramica o arredamento rivisitato e ridipinto con immagini nipponiche, manga o marveliane. Da lì in poi è stato uno stimolo continuo che si è evoluto nell’espressione artistica di quello che più o meno consapevolmente è stato sempre il mio mondo.
Sicuramente, o almeno lo vedo io, c’è un immaginario molto pop. Quali sono i tuoi riferimenti estetici e le tue figure di riferimento? Quali gli artisti che ammiri?
Fondamentalmente mi trovo spesso in contraddizione fra due approcci differenti all’arte. La mia parte Pop che si esplicita nei supereroi disinibiti, provocanti e a volte attori di una vita comune, che sicuramente nasce dalla forte influenza di alcuni fra i miei artisti preferiti fra cui Warhol e Lichtenstein. E quella sociale per la quale attingo ad artisti che mi hanno sempre appassionato molto come Lempicka o Khnopff (tanto per citarne due) e che mi ha portato alla ricerca delle imperfezione nel ritrarre donne stupende, ma affette da dermatiti o malformazioni o, come nel mio ultimo trittico, ad affrontare il tema dell’Aids fondendo farmaci anti-retrovirali con alcune icone pop degli anni ’80. Non posso non citare anche alcuni artisti contemporanei che amo particolarmente come Anna Majboroda, Brian Despain e Sylvia Ji.
‘Frida’
‘Seguimi’
Genericamente da dove arrivano gli input per il tuo lavoro?
I periodi di maggiore produttività corrispondono con i momenti in cui riesco a rilassarmi di più, a lasciar vagare liberamente la testa. Una semplice giornata al mare, ad esempio, può trasformarsi in una miniera di belle idee per me. Altro grosso stimolo alla mia creatività è sicuramente il braistorming di informazioni che attingo attraverso i media o internet.
Come mai hai deciso di dipingere i supereroi?
Fin da piccolo ho coltivato la passione per questi personaggi, divoravo fumetti che compravo spendendo tutta la paghetta che mi davano i miei. Col passare del tempo la figura del supereroe ha assunto una valenza differente diventando sempre di più simile a quella di un superuomo da trasformare, riassemblare o stravolgere. I Supereroi finiscono per essere idealizzazioni, modelli di riferimento che amo rendere soggetti a mutazioni che spesso riflettono problematiche sociali anche piuttosto significative.
‘Lavori di giardinaggio’
‘Crisantemo’
Mi racconti invece l’ultimo progetto? Dicevamo prima che parte dalla rielaborazione di copertine anni ottanta, ma nel risultato finale è meno ‘divertissment’ di altre opere e forse si avvicina più al sociale. Sbaglio?
Assolutamente no, una parte delle mie opere si rifà fortemente a temi sociali attingendo da temi di attualità o esperienze personali come nella mie serie “Beauty and Faults” in cui ritraggo donne affette da dermatiti. come accennavo prima. Da venticinque anni, infatti, sono sotto controllo per una forma di psoriasi volgare e nelle mie opere dotate di una maggiore componente esperienziale ricerco l’imperfezione nella bellezza e la bellezza nell’imperfezione. Per questa nuova serie ho invece attinto da un tema, purtroppo, che può essere considerato di attualità da più di 30anni: l’Aids. Ho distorto i tratti somatici di Madonna, Boy George e Annie Lennox ritratti nei loro rispettivi album usciti fra l’83 e l’84 strappandogli i titoli originali per sostituirli con i nomi di altrettanti farmaci anti-retrovirali. Tre Vinili che diventano a loro volta degli “Anti-Retrovirali a Priori” capaci, cioè, di ricordarci che nessun quotidiano supereroe può permettersi di abbassare la guardia, capaci di difenderci dalla malattia utilizzando solo la cruda realtà.
Progetti in cantiere?
Per certe cose c’è bisogno di pazienza, difficilmente so cosa farò prima di iniziare davvero a farlo.
Un ritratto dell’artista Gianni Scardovi.
Per ulteriori info: www.gianniscardovi.com
bellissimo lo schiaffo
Anche a me piace molto…
Favolose le sue opere. Evviva i supereroi! E mi piace l’ultima risposta sua, carino lui.
mi spiace davvero tanto non essere in città e spero che le opere rimangano un pò al delta.
…le opere sue mi piacciono tantissimo…peccato non aver potuto esserci a quest’inaugurazione…meravigliosa la location ( è questa è certezza consolidata)…il lavoro di questo artista assai mi conquista…per tecnica e risultato…valore aggiunto il fatto che siano cosi ironicamente irresisitibili!!!