Si consiglia caldamente di attrezzarsi delle dovute istruzioni per l’uso, al fine di compiere un accesso consapevole a quella che solo in apparenza risulta una collezione di moda menswear targata come p/e 2018: ma che in realtà si svela come una “Wunderkammer”, per dirla attraverso la giusta dose intellettuale che merita.
La collezione in questione è, infatti, opera del brand Malibu 1992: e, come si accennava qui sopra, a riflesso speculare della natura multi-artistica del marchio e del direttore artistico cui appartiene, tale carrellata di creazioni destinate ad un pubblico maschile, mescolate in anteprima ad una manciata di proposte dedicate a quello femminile, ha lo stesso appeal di una vera camera delle meraviglie.
Sì, insomma, quel che con quell’agglomerato parecchio gutturale di consonanti tedesche indicava la stanza destinata a conservare raccolte di oggetti straordinari.
In questo nostro caso, di straordinario c’è soprattutto il talento alla ricerca viscerale delle rivelazioni serbate negli stili di vita altamente codificati delle sottoculture urbane, l’abilità di creare mash-up magistrali di musica di nicchia del clubbing d’eccellenza, salti carpiati indietro nel tempo delle epoche stilose, il penchant per le contaminazioni di linguaggi che dalla street-culture passano dritti attraverso il luccichio del lusso ostentato.
Tale talento appartiene a Dorian, nom de plume per un vero collezionista eclettico e sofisticato delle espressioni della creatività, la cui ispirazione per la Primavera-Estate 2018 prende avvio da un luogo e tempo ben precisi: 6:00 am, 8221 Sunset Boulevard.
Per i più avvezzi ai miti musicali e cinematografici Losangelini, il mistero è presto svelato: trattasi dell’indirizzo dell’Hotel Chateau Marmont, una leggenda esso stesso a sua volta forgiatore di storie dipanatesi nel tempo tra i suoi ambienti, dove celebrities intramontabili del mondo patinato hanno messo in scena le loro migliori performance di vita sregolata, fino alla perdita della vita stessa.
Le 6 del mattino sono, invece, indicative di un risveglio confuso da una nottata di bagordi, o anche dell’avvio dell’attività ginnica a bordo piscina: l’importante è comunque la sensazione che l’atmosfera evoca, in particolare la percezione dei fantasmi celebri che della storia mitica dell’Hotel sono i veri protagonisti.
Il risultato è un’ottima mescolanza a tratti folle, di certo applaudita, di suggestioni in contrasto perfetto tra loro: il surf e la religione, il lusso ostentato e la malinconia interiore, il fitness a tutti i costi e l’atmosfera dark del “cholo goth”; e ancora, il consumismo californiano, la video music television e le confluenze musicali del Nu Metal.
E parecchi riferimenti raccolti dagli anni Novanta, interpretati secondo una chiave d’eleganza alternativa: tuxedo di natura altamente sartoriale proposti nella variante drappeggiata, il cui fascino elegante è smorzato dagli shorts da ciclista che con il loro mood sporty percorrono la gran parte degli abbinamenti, alternati ai cargo-shorts tecnici ampi tanto quanto le coach jacket boxy cui si appaiano, con quel mood da chicano rap che si riverbera sulla bandana à la 2Pac annodata in fronte, attorcigliata alla coscia o infilata nel taschino.
Le dimensioni over allargano anche le spalle delle giacche, mentre i soprabiti e gli impermeabili sfoggiano il taglio impeccabile stonato con consapevolezza dagli inserti trasparenti in pvc, che diventano oblò sui jeans creati in collaborazione con Meltin Pot, mentre l’allure luxury è data dalla seta delle camicie sblusate e dallo jacquard made in Italy che tra i bagliori dorati disegna il motivo delle asce medievali.
I motif son rari, ma quando appaiono sono veri racconti: come la stampa delle candele consumate, la scritta sulla t-shirt ristretta e la riproposizione calligrafica della tag “Chateau Marmont”. Altrettanto immaginifica è la palette colori, che su uno sfondo di neri tetri lascia brillare tinte che si definiscono come blue pool, giallo banana, e quello dello stesso verde delle porte anti-panico del leggendario Hotel.