È questione di caparbietà a sapersi divertire con l’equilibrismo perfetto come fosse un piacevole trastullo giocoso: è una dote, semplicemente, quella di reggersi gloriosamente in bilico tra l’istinto puro che dalla profondità del cuore, come fosse un’incantevole voce di sirena, richiama alla necessità irrinunciabile di raccontare la propria creatività con l’arte della stoffa e dei materiali pregiati, e la contemporaneità del mondo fuori che esige sempre nuove forme di bellezza frettolosa.
È questione di talento: intenso e caleidoscopico, sincero e per questo sempre più applaudito.
Questa è la mischia caratteristica e imprescindibile di Marco De Vincenzo: che dalla sua vocazione sartoriale passa attraverso l’instancabile mente creativa e si trasferisce in forme d’eleganza sempre nuove, eppur sempre mirabilmente riconoscibili.
Forse forse…si potrebbe sospettare un lieve penchant squisitamente personale nella penna che sta tracciando questo ritratto: ed in parte è vero, grazie ad in incontro in un’esordiente intervista di svariati anni fa che, oltre ad essere un ricordo prezioso, è una riconferma felice di come l’essenza estetica e stilosa di Marco De Vincenzo muti nel tempo in nuovi racconti, senza mai osare diventare altro dalla fedeltà alle proprie passioni e al desiderio di sorprendersi.
E di sorprendere: come accade felicemente nella collezione Primavera-Estate 2018!
Un carosello di creazioni sartoriali che nascono da un’ispirazione solo in apparenza rischiosa, ma che nella sostanza si è rivelata… una bellissima sorpresa, per l’appunto.
La collezione sorge da un viaggio di ritorno a casa, in quella terra sicula che di Marco De Vincenzo è terra natìa, ma che nella moda è spesso fonte di citazionismi perigliosi: ma eccola la cifra stilistica che lo contraddistingue, qui la Sicilia non è macchietta da tour turistico pregno di folklore, bensì è la delicatezza di una miscela sensuale, di ricordi e piacevolezze intime, personalissime, che diventano una sorta di storia di un’estate siciliana trasognata e vissuta nelle percezioni piene, libera nei pensieri e nelle non-regole d’abbigliarsi, attraversata da guizzi per nulla retrogradi di memorie pop.
Il tipico piglio colto, però, resta: nel pretesto che dà il titolo alla collezione, ovvero due fra i numerosi antichi nomi che l’isola ha ricevuto lungo la storia, Ultrapharum e Triskelion.
Cosa farne? Di certo non c’è bisogno di accorrere a tomi antichi per approfondire le conoscenze storiografiche e mitologiche racchiuse nell’etimologia: bensì, basta divertirsi a vederli tramutarsi in caratteri pop assai vivaci che invadono le t-shirt, stampe dalle tinte psichedeliche che a loro volta diventano motivi grafici che sanno di clubbing e anche un po’ di Seventies, patch con l’emblema della Trinacria immerso nel glitter e applicato a mo’ di decoro sulla giacchetta in scuba o moltiplicato in sequenze optical.
La collezione è dunque un omaggio alla sua Sicilia interiore, ai contrasti intensi che la rendono unica, a quegli stessi contrasti che della poetica stilistica di Marco De Vincenzo sono il segreto della sua sofisticata, perfetta imperfezione. La cornice estiva che rievoca lunghe feste e nonchalance di guardaroba giustifica la levità dei tessuti fluidi, la camicia maschile sbottonata, i pantaloni che rivelano la caviglia e quelli che terminano in un’ampia corolla mentre scoprono l’ombelico: poi arriva l’amore per l’ornamentalismo, che arricchisce tale semplicità con dorsi di macramé, con ruches che profilano i cardigan morbidi e diventano balze nell’abito lungo, con quelle sue frange sottili e brevi, fitte fitte a pennellare gonne e abiti di tinte degradé e per questo assai chic proprio come i sandali -da quelli flat agli stiletto vertiginosi- che ne sono percorsi, con i bagliori del lurex per le maglie a mo’ di vestito e con la rete per i top.
La dote dell’equilibrismo vien fuori anche nel saper bilanciare quel sentimento del colore, che Marco De Vincenzo usa come fosse un vero maestro d’arte, con un gesto d’affettività semplice condivisa: guardatele bene quelle borsette a mano, guardate l’immagine creata dai ricami, e divertitevi tutte con i richiami ai manifesti cinematografici dei grandi classici sempre imperdibili, da guardare nei cinema locali in una stellata notte d’estate siciliana.