Considerare la moda stessa come una forma d’arte.
Nella dimensione contemporanea, dove l’arte stessa è in forte discussione e in profondo mutamento, sembra quasi una bestemmia.
Alcuni, forse i più illuminati, ultima frontiera della tolleranza, ammettono di considerare la moda un’arte minore, sorellastra di quel complesso e nobile meccanismo creativo che porta l’uomo a materializzare la naturale intuizione in qualcosa di tangibile, sperimentabile.
C’è invece chi, come Mashael AlRajhi, vive il processo creativo come indistintamente artefice di qualcosa di eccezionale, a prescindere da materia o etichetta.
Designer laureata in business and fashion design e prima fra tante ad aprire una vera e propria boutique di sartoria a Ryadh, Mashael AlRajhi ha votato il brand che porta il suo nome ad una profonda ricerca esistenziale, esercitata attraverso una continua sperimentazione sartoriale.
Nasce così un nuovo concetto di moda, per il quale la creazione stilistica è veicolo di pensiero, strumento attraverso il quale l’incessante anelito di bellezza lascia la dimensione dell’inafferrabilità per calarsi in una dimensione reale, mantenendo inalterata tutta l’autenticità e l’anti convenzionalità che gli appartiene di natura, fin dalla sua origine.
Una moda come “pensiero da indossare” che ha conquistato presto le principali vetrine mondiali, da Harvey Nichols fino a Etre Luxury Departement, portando il nome di Mashael AlRajhi sulla scena internazionale.
Per la collezione primavera/estate 2016, Mashael AlRajhi esplora il concetto di “dicotomia”, basando la sua ricerca concettuale sui colori per antonomasia all’antitesi: il bianco e il nero.
La monocromaticità per eccellenza diventa così oggetto di un’indagine universale, alla ricerca di quel bilanciamento ideale che possa andare oltre ogni differenza etnica, religiosa e culturale.
Il bianco diventa così espressione della vita, della gioia e della speranza, mentre il nero da voce all’onore, alla profondità d’animo, al rispetto e al prestigio.
La stessa tensione concettuale si esprime in forme e tagli, dove la sapienza artigianale si mette alla prova con tecniche e lavorazioni innovative, frutto di spettacolari manipolazioni del tessuto e stratificazioni di cuciture che donano alla silhouette un sentore di geometrico, angolare, identificando indelebilmente la cifra stilistica della designer.
Molti i richiami alla cultura araba, diluiti però all’interno di una concezione di lusso contemporaneo dove il minimalismo e la raffinatezza del design registrano una chiara tensione verso uno stile più internazionale, facilmente identificabile all’interno della cultura di ognuno.
Simbolicamente indispensabile, infine, un accenno all’uso delle linee, segno di una concezione di moda e design che è tensione, strada o viaggio verso una meta ancora lontana, così come la stessa vita è un’avventura infinita.