Ci vuole un guizzo intellettuale per scoprirne il segreto, certo, ma l’essenza è tutta già racchiusa nel nome: Morfosis.
Senza alcun vanto, chi è avvezza agli studi classici avrà già intuito: la metamorfosi è innanzitutto una disposizione d’animo verso le cose in continuo mutamento, le atmosfere mai fisse, la vita che ci scorre intorno e le evoluzioni infinite che tutto questo, con noi infilate dentro, può godere.
Applicata alla questione della bellezza, poi, in particolare quella da portare indosso attraverso gli abiti, l’evocazione della metamorfosi diventa persino un atto generoso: e divertito.
Perché tutto s’impernia sul proprio punto di vista sul mondo, o sul guardaroba che per una donna è un mondo altrettanto importante: vestire è una forma d’espressione profondamente personale, il gusto è questione intimamente individuale, e la capacità d’interpretazione attraverso i capi d’abbigliamento diventa un’occasione di trasformazione quotidiana, un esercizio di scelta all’interno di un caleidoscopio di possibilità, un esercizio di stile e di styling sempre nuovo.
L’importante è sentire fino in fondo la grande libertà che una collezione, nata su questa visione quasi filosofica del fare moda, concede con le sue creazioni.
Dopotutto, la predilezione principale della fashion designer e fondatrice del brand Alessandra Cappiello va da sempre verso una direzione ben precisa: l’elogio dell’imperfezione, intesa come spazio di libertà di sperimentazione sull’originalità, naturalmente!
La collezione a/ 2018-19 è un invito rinnovato a prendere parte al percorso di metamorfosi della visione del brand dedicata alla sua donna, che qui trova il suo riflesso in un’epoca del secolo scorso assai peculiare: ovvero gli anni del cinema noir.
Chiudete gli occhi e immaginate quelle atmosfere composte di luci e ombre che giocano con i contrasti, gli ambienti densi di tinte scure e intriganti, le penombre che mentre operano una distorsione della realtà ne regala una lettura perfetta a modo suo: ecco, ed ora immaginate un’icona fra le tante, ma forse la più celebre per l’abilità a fare del contrasto una peculiarità della sua immensa bellezza, ovvero Marlene Dietrich.
Ecco, ora spegnete la tv immaginaria e riscoprite il lato umano serbato nella diva: è lì che Alessandra Cappiello va a cogliere l’ispirazione vera per questa collezione, ovvero nella personalità forte eppur profondamente femminile, nella sensualità innata eppur consapevole, che la caratterizzano nel suo quotidiano fuori dal set, fuori dal linguaggio simbolico con cui è stata catalogata, ma dentro la libertà d’espressione del suo modo di essere e di apparire.
Or dunque, è questa la traccia sulla quale è nata una collezione di un’eleganza peculiare, in bilico tra l’appeal mascolino dei completi con la giacca e la femminilità intima dei dress lievi.
Un’eleganza fatta soprattutto di quell’autenticità che si esprime nei contrasti dei materiali, tra le trasparenze fiorite e l’opulenza dei velluti, ma anche nelle lunghezze variabili degli abiti, una volta mini e una volta maxi, nei tagli dei pantaloni, ora affusolati come lo spirito urban suggerisce, ora ampi e piombanti a terra come le atmosfere retrò evocano, nella mutevolezza dei volumi, ora netti come nel cappotto dritto, ora rigonfi come nel piumino dall’allure couture.