Notti stellate, uno spicchio di luna che spunta dalle nuvole, immagini che rendono poetiche e desiderabili delle piccole borse dai colori metallici o pastello, sono le creazioni di Gaetano Pollice, che al di là dell’immagine divertente, di immediata presa, fra il fiabesco e l’iconografia pop, portano con loro tanta storia e competenze e capacità tutte italiane.
Ho conosciuto Pollice nel più classico dei modi, cioè ad un press day, innamorandomi subito delle sue borse, e del modo che il designer ha di presentarle. Per questo ho voluto fare, in un secondo tempo, una chiacchierata con lui e farmi (e farvi) raccontare bene il suo lavoro.
Pollice è un esempio fulgido di questa generazione di giovani creativi italiani, consci che il nuovo può nascere da una profonda conoscenza di quello che è il know how di settore, e un enorme rispetto di quello che è il made in Italy.
In questa intervista per cui non si parla di solo borse, ma di una regione e di mestieri a volte dimenticati. Io sono rimasto affascinato da tutto ciò, spero che anche a voi arrivino la passione e l’amore che sono nelle parole di Gaetano Pollice.
Mi racconti la collezione?
Le notti molisane, tra sogni e ricordi di bambino, mi hanno ispirato per la collezione a/i 2016-2017. L’ho intitolata NOCTURNE DREAMS COLLECTION.
La Tombolo Clutch, il mio “gioiello” per eccellenza, diventa color Smeraldo, quasi luminescente e riflette il colore dei campi coltivati, durante le ore notturne, illuminati dalla luce della luna.
Poi ho preso dal cielo la mezzaluna, le nuvole e tutte le stelle e le ho incastonate sulle Domy Bags. Risultano morbide e tridimensionali poiché la pelle è stata imbottita per disegnarle perfettamente. Per non farle andar via le ho anche fatte ricamare a Tombolo, e tutti quei nodi, quegli intrecci, fatti a mano con l’ausilio di spilli e fuselli, le renderanno ancora più preziose.
Ho creato la nuova Little Star, la borsa a forma di grande stella. L’ho voluta oro, argento e nera perché lei è una donna elegantissima, ma anche gioiosa. Vuole intorno a se tante piccole stelline in ottone, smaltate nei colori black e gold. Ed infine la Cloud Pochette, un grande cielo stellato ed una nuvola imbottita di sogni.
Tutte sono state realizzate a mano, in nappa e vitello.
La palette è quella dei colori delle notti in Molise, quando da bambino, durante l’inverno, seduto sulla veranda chiusa, osservavo il panorama, con tutte quelle piccole luci sparpagliate sia in cielo che sulle colline, mentre nonna mi raccontava le leggende del paese.
Nero, dark blu, viola inchiostro, sabbia, verde sottobosco, oro e argento. Il tutto si gioca sulla contrapposizione di pelle lucida e pelle opaca.
Ma c’è un segreto che tutte le borse nascondono ed è inaspettato: quando le apri per scrutarci dentro, l’incisione sulla pelle con su scritto “DREAMS” ti ricorda la cosa più importante da fare sempre e nella vita. Sognare.
Quando hai deciso di creare borse?
Era la fine del 2014. Quei periodi durante i quali sta per finire un anno e ti trovi, tuo malgrado, a fare considerazioni su ciò che di positivo e negativo c’è stato. Lasciai il Molise, la mia terra natia, subito dopo la maturità classica. Ho studiato e vissuto a Milano, a Bologna. Ho viaggiato e lavorato in Cina, Giappone, Russia, Corea, India, Stati Uniti. Ho pianto di gioia a Tokyo, Los Angeles, Seoul e ho pianto di rabbia per la povertà di Delhi e gli occhi splendenti dei suoi bambini.
Ma poi sono sempre tornato a casa. E da qui sono partito con la voglia di rendere vive le tradizioni, la cultura e i sapori del Molise nelle mie borse.
Un sogno premonitore o forse troppo reale, mi ha incoraggiato: mio nonno paterno, una persona intuitiva, ingegnosa, alla quale ero legato indissolubilmente, mi esortava a creare un qualcosa di mio, che portasse il mio nome e dunque anche il suo. E mi suggeriva ciò mentre era intento a realizzare una borsa color rosa antico.
Dunque decisi di far nascere le mie borse da mani di artigiani che parlassero la mia stessa lingua. Decisi di crearle in Molise, in un piccolo laboratorio di artigiani pellettieri che lavorano la pelle da oltre 40 anni.
Immaginavo le mie borse passeggiare tra le strade e i vicoli che mi hanno visto bambino. Mi sarebbe piaciuto farle salire su un aereo e far loro visitare tutte le città che negli anni io ho visitato.
Vorrei parlassero a tutti in maniera intelligente. Non mi piacciono le menti chiuse.
Non sono dei semplici oggetti. Ma sono passione, amore, gioia. Tutto insieme.
Cosa distingue le tue borse? Quali le caratteristiche del marchio?
Le mie sono borse dallo spirito antico che vogliono vivere in un mondo moderno.
Ricordo quando mia nonna mi raccontava le storie del paese, accomodata su uno sgabello col cuscino broccato e polveroso, mentre l’aspro ronzio della macchina per cucire accompagnava la sua voce.
La caratteristica principale che le contraddistingue è il Tombolo, un antica tecnica di ricamo.
In Molise risale al 1503 una trina a tombolo prodotta dalle religiose del convento di S. Maria delle Monache. Questi ricami erano amati dalla Regina Giovanna III d’Aragona, che aveva avuto come appannaggio matrimoniale la città di Isernia da re Ferrante. La sovrana, durante i periodi di villeggiatura, istruita dalle più capaci signore di Isernia, si divertiva a lavorare sul tombolo con i fuselli, detti “ri tummarielli”, legnetti di forma allungata sui quali vengono avvolti i singoli fili.
Per le donne era simbiosi con il lavoro nei campi, con il lavoro in casa, con le galline che ruspavano becchime ed erba sull’aia.
Da bambine si imparava la difficile e faticosa arte del fare “ru pallone”; il tamburo circolare, imbottito in crine e segatura, ricoperto di morbido panno e stoffe colorate, era la base sulla quale veniva realizzato il pizzo intrecciando i fili e fissandoli opportunamente con degli spilli dalla testa colorata.
Era un’arte, quella dei “tummarielli” e spilli, che rovinava gli occhi ed a cui bisognava esercitarsi da bambine, altrimenti si perdeva la pazienza e non si acquistava la passione. Gli si dedicava l’impegno che si poteva, anche solo pochi minuti al giorno.
Quel lavoro per le donne era una specie di salvadanaio del tempo. Le mie borse amano vestirsi a festa.
Ma le mie borse sono anche donne riservate, non sfacciate.
Silenziose come quando, sedute, erano intente a ricamare e muovevano le mani sicure. Avevano ripetuto gli stessi gesti migliaia di volte.
Le dita danzavano con rapidità stringendo i fuselli, che ora tendevano il filo sottilissimo e ora lo allentavano, per trasformarlo in un minuscolo nodo tra migliaia.
Lo spillo pungeva il disegno, trafiggeva la carta, e si nascondeva dopo aver tratteggiato astratte geometrie. Le mie borse amano vestirsi “a tombolo”, ricamate con quella stessa tecnica. È proprio per questo che mi piace parlare de “il bello fatto a mano”.
Voglio dare alle signore che scelgono le mie borse tutto l’occorrente per intraprendere il suo viaggio.
Le mie borse gli faranno compagnia e se qualche volta si ritroveranno nostalgiche e pensierose, basta aprire la borsa e osservare il proprio sguardo: non è mai stato così felice perché riflette i posti che più hanno amato.
Sogni e progetti per il futuro?
È appena passato un anno. Un anno ricco di emozioni perché sono riuscito a realizzare il mio sogno del Made in Italy e soprattutto del mio Made in Molise. Un anno durante il quale ho lottato affinché tutte le mie borse fossero interamente realizzate in Molise, nel laboratorio dove quotidianamente ci sporchiamo le mani, proviamo, ci scoraggiamo, ma subito dopo ci diamo la forza per andare avanti.
In questo anno ho visto le mie borse volare in California ed è un piccolo passo che mi ha riempito il cuore di gioia poiché il mio scopo è quello di far vivere l’artigianato italiano anche fuori dall’italia, il più lontano possibile perché soltanto noi italiani abbiamo questo grande dono e questa importante cultura da salvaguardare.
Io nel mio piccolo ci sto provando e ne vado fiero.
Cosa mi auguro per il futuro? Che le mie piccole opere d’arte siano presenti nei posti più belli e significativi al mondo, ma soprattutto che siano indossate da chi realmente comprende che dietro alla creatività c’è tanto lavoro e sacrificio. Degli artigiani in primis, ma anche mio e della mia grande famiglia che mi supporta e crede in me.
Ho un compito da svolgere: far sognare attraverso la mia storia e attraverso le mani sapienti degli artigiani molisani che trasformano i sogni in realtà da indossare!