Questa è una di quelle occasioni speciali in cui si suggerisce caldamente di scostare il sipario di lustrini e paillettes che ogni tanto scende a velare gli sguardi affamati dei virtuosismi stilosi che affollano il variegato mondo del fashion: ecco, solo lasciando scivolar via gli sbrilluccichii di superficie si possono scorgere incontri inattesi sottesi alla superficie, eppur sempre rigorosamente chic.
Uh sì: ibridi di ere storiche, contaminazioni di luoghi solo in apparenza distanti, mischie di culture a volte discordi, abbracci di generazioni superate per calcoli anagrafici ma sedimentate all’interno dello scrigno delle virtù da riscoprire.
Certo, son necessarie doti di saggezza personale appassionata, un pedigree autobiografico cui attingere come fonte unica e inesauribile d’ispirazione è fortemente consigliato, nonché si auspicano skills di sintesi ottime per intessere tra loro tali e tanti temi da tradurre in creazioni assai contemporanee.
Bene: la fashion designer Nobieh Talaei eccelle in cotante abilità, divenute un viaggio narrato attraverso il brand che da lei prende il nome, Nobi Talai, e raccolte nella collezione per l’inverno 2016 che già ci avvolge!
Una raccolta di abiti che sono un racconto di suggestioni accolte in un invito ricercato e avvincente, quello che prende per mano e accompagna il gusto lungo un viaggio tra Oriente e Occidente: due terre, due culture, due generazioni e due stili di vita solo in apparenza differenti, ma che trovano i loro equilibri affascinanti innanzitutto nella traccia di vita di Nobieh Talaei, per poi prendere la forma degli abiti che han percorso la passerella della fashion week berlinese.
Ed ecco il primo indizio: Berlino è la città di adozione della formazione di Nobieh, dall’infanzia all’educazione fashion, dal training nel design di moda presso maison pregiate alla consacrazione tra i talenti recenti più meritevoli.
Nel contempo Nobieh Talaei serba un’origine iraniana radicata a Tehran come città di nascita, nonché radicata nella natura nomade della famiglia di qualche generazione fa che dalle memorie della nonna ha ripreso vita nel suo immaginario, mescolandosi alla pratica precoce della sartoria che sempre nella nonna trovava esempio.
Et voilà: i racconti di vite nomadi medio-orientali si fondono alla ricercatezza svelta eppur lussuosa del lifestyle occidentale e compongono un’armonia squisitamente personale nella collezione dedicata all’inverno 2016.
Una carrellata di ampiezze fluenti e avvolgenti eppur assai materica di cappe drappeggiate alternate a scialli lunghi, a loro volta inframezzati da mantelle dal fascino appena etnico stemperato nella sartorialità occidentale: e ancora giacche che si accorciano per lasciare spazio a gonne stratificate, pantaloni fluidi e dettagli stilosi come gli estremi annodati a mo’ di decoro che diventano un refrain vezzoso anche nelle maniche di abiti, tuniche gentili e bluse di organza sofisticata.
I materiali sono pregiati, ça va sans dire: cachemire sensuale, pelli preziose e materie soffici da cui farsi accarezzare mentre le tonalità di una palette terrea e intensa aggiunge la meritata eleganza.