A volte ritornano, ed è cosa buona e assai giusta: lungi dal sottotono che spesso sfuma ironico in questa affermazione così pop, è questo il caso in cui tale constatazione assume prima la forma di un dato di fatto entusiasta. Entusiasta davvero!
A far ritorno nel vasto universo del fashion, ma soprattutto e orgogliosamente nel corso attuale della storia della nostra moda italiana, è il brand Lucio Costa: con un libro biografico ed una Capsule Collection, entrambi raccolti in un evento celebrato durante l’appena trascorsa fashion week milanese.
Prima del brand, la persona: Lucio Costa fu intenso protagonista dell’evoluzione della moda italiana, saggio professionista che della sua ampia esperienza tra i grandi marchi distillò un talento squisitamente personale, che dal 1987 divenne una visione di stile inequivocabilmente unica, vastamente applaudita tra il pubblico e le riviste patinate, fino alla triste scomparsa prematura nel 2012.
Oggi di Lucio Costa torna innanzitutto l’essenza: quella personale e professionale che diventa storia da narrare nel libro biografico “SO LUCIO!”, ma anche quella creativa e a suo modo visionaria che si fa materia sartoriale da plasmare nella s/s 2017 Capsule Collection.
“SO LUCIO!”: un titolo che risuona fermo come una dichiarazione, preludio di una storia raccontata a più voci, quelle di chi lo stilista Lucio Costa l’ha amato e stimato.
I testi sono firmati da penne ammirevoli, ovvero Giusi Ferré, Renata Molho, Gisella Borioli, Cinzia Brandi, Dominique Muret e Matteo Ceschi; a corredo compaiono le immagini degli editoriali più iconici e delle sfilate storiche, nonché lo shooting con la guest model Soo Joo Park, fotografata da Federico Garibaldi.
Intanto la Lucio Costa Spring-Summer ’17 Capsule, disegnata dal socio e compagno storico di Costa, Roberto Pelizzoni, ora Direttore Creativo del brand, è occasione del rilancio del marchio, con dentro un omaggio denso eppur efficacemente rivisitato allo stilista e alla sua abilità immaginifica di costruire abiti su concetti stilistici che son divenuti iconici.
Abiti dalle linee di netta purezza, dove le geometrie ammorbidiscono la severità per lasciar spazio a giochi serissimi di costruzioni scultoree termosaldate: lembi che si annodano, orli che si stratificano, pieghe che provengono da tagli, pepli che si moltiplicano; e ancora lavorazioni tubolari, grafismi che dalla cover del libro traslano sulle t-shirt, diventano lettere intagliare e plissettate, abbracciano il corpo e divengono scolli, o giromanica.
La palette? Minima, binaria: bianco ottico e nero profondo. Ovvero: “less” distrazioni cromatiche, “more” dialoghi aperti al di là di gender, confini, età, verso la novità.
Così, a dirla con le parole di Lucio Costa stesso: “Nuovo è fare cose con passione, con amore, dare la gioia di vivere, un po’ di leggerezza”.