Fabio Tameni è un attore, uno di quelli che ha il palcoscenico nel sangue, che quando parla della sua professione ha una luce speciale negli occhi, che ti fa subito comprendere la sua passione. L’ho conosciuto tramite amici, ci ho scambiato due parole per caso ad una festa durante la fashion week, dove tutti stavamo saltando sulle note di una canzone famosa, e ne avevo notato l’energia, la solarità. Poi complice un incontro al volo fra una mia lezione milanese e l’altra e un caffè e le chiacchiere sugli amici comuni me lo hanno fatto conoscere meglio. La decisione di intervistarlo e fotografarlo è stata immediata. Insieme ad Aaron Olzer, fotografo molto bravo, con il quale ho già collaborato, ho coinvolto Fabio in un piccolo shooting, che ha il mio styling, e l’ho costretto anche ad aprirsi per il blog, mettendosi a nudo, raccontando il suo percorso e i suoi sogni. Ne viene fuori un ritratto che mi piace molto, di un ragazzo che sta percorrendo una strada personale e intensa, pronto a nuove sfide e ad una crescita professionale, che gli auguro lo porti a conseguire traguardi meravigliosi.
Ed eccovi Fabio Tameni.
Photo: Aaron Olzer
Styling: Stefano Guerrini
Styling assistant: Gianluca Barolo
Hair and Make Up: Selene Pisu
Model: Fabio Tameni
Come hai iniziato a fare l’attore? Perché hai scelto questa carriera? Quale percorso personale ti ha portato qui?
Non c’e stato un momento in cui abbia detto a me stesso: “Okay Fabio, da questo momento sei un attore”. Fin dall’età di 4 anni ho seguito mio nonno ovunque, cambiando sempre città, palcoscenico, macchina da presa. Lui mi ha trasmesso questa passione ed io mi sono innamorato, una sorta di colpo di fulmine. Mi rinchiudevo nella soffitta di casa e incominciavo a recitare da solo, immaginando di fronte a me un pubblico che mi guardava e applaudiva. Appendevo tendaggi, posizionavo le luci, creavo costumi. E poi via! Incominciava il mio spettacolo. Ho deciso poi col tempo di dedicarmi seriamente a questo lavoro, proprio perché ne sono innamorato follemente. È una passione vera la mia; così ho pensato che non sarebbe stata una cattiva idea tentare questa carriera. Ho ancora ‘tutta la vita davanti’, però posso dire di essere fiero del mio percorso personale che mi ha portato qui. È stata molto dura, spesso ho pensato di mollare tutto, ma continuavo a ripetermi che mi avrebbero chiamato fallito, così ho continuato, lottato e oggi sono qui. Se dovesse finire, posso dire di essere fiero di me stesso.
Ho sempre pensato che fare l’attore significasse anche in qualche modo spingersi in una sorta di ricerca psicologica interiore. Concordi? E quale ruolo è stato per te più complicato in tal senso, quello che ti ha richiesto di più?
Concordo pienamente. Fare l’attore è anche una ricerca psicologica interiore. Conoscere se stessi a fondo ti da la possibilità di creare nuovi personaggi, dai movimenti alle sembianze, dalle emozioni ai sentimenti. Questo è il cosiddetto Metodo Stanislavskij. Potremmo restare qui ore e ore a parlare della ricerca interiore, ma il tutto è ben spiegato nei miei due libri preferiti: “Il lavoro dell’attore su se stesso” e “Il lavoro dell’attore sul personaggio”. Preparare un personaggio non è mai facile. Richiede tempo, conoscenza, tanta pazienza e costanza. Talvolta ci sono dei personaggi che rispecchiano un po’ il nostro carattere, il modo di essere, quindi considerati più “easy” da rappresentare, mentre a volte appunto richiede molto tempo. Il ruolo più difficile da interpretare è stato il più giovane fra i soldati in guerra ne “I sogni muoiono all’alba” di Indro Montanelli. Solo un soldato può capire veramente le sensazioni, i pensieri provati sul fronte. Cercare di rivivere la lontananza, i pianti per la morte dei compagni e la lontananza dagli affetti, non è cosa facile. Allo stesso tempo però, per noi attori è molto stimolante scoprire i sentimenti di un’altra persona.
Giacca in pelle / leather jacket Giorgio Brato, T-shirt / T-shirt Pagano, jeans / denim trousers Mauro Grifoni, scarpe / shoes Ash
A cosa ti ispiri per il tuo lavoro? Chi osservi, quali sono i tuoi eroi, le tue icone di riferimento? Quali colleghi del presente o del passato ammiri?
Ci sono tanti eroi, personaggi e attori che mi permettono di trarre ispirazione. Come già detto, il primo ispiratore, il più grande maestro è Stanislaskij. I suoi libri, il suo metodo è secondo me la fonte più importante per un attore, cosi come Cechov e Diderot. Invece le mie icone di riferimento sono i cosiddetti ‘Grandi del Cinema Americano’, nomi come Johnny Depp, Dustin Hoffman, Clint Eastwood, Robert De Niro, Al Pacino e molto altri. Però la mia ispirazione viaggia anche in Italia, con Giancarlo Giannini, Vittorio Gassman, Massimo Troisi, Marcello Mastroianni e Alberto Sordi. Ho fatto solo qualche nome, ma potrei citarne tantissimi altri…non è semplice quando nel panorama artistico sono presenti nomi di quel calibro. Inoltre sono un grande osservatore: mi piace fermarmi in un parco, in mezzo ad una metropoli e scrutare un passante, un anziano signore intendo a leggere il giornale, un ragazzo in metro. Si possono cogliere tantissimi spunti per la creazione di un personaggio. Questo lo faccio spesso.
Mi hai parlato del tuo amore per il teatro. Che cosa ti trasmette la dimensione del palcoscenico? Cosa provi?
Ogni volta che metto piede sul palcoscenico mi sento attraversare da un brivido indescrivibile. Mi emoziono ogni volta perché sento il calore della gente, le emozioni fuoriescono liberamente, niente è finizione, anche se quello che si sta rappresentando è ovviamente uno show, qualcosa che poi finirà li. L’adrenalina, l’agitazione prima di entrare in scena mi assalgono, la paura di non riuscire a emozionare, la paura di sbagliare e di non trasmettere quel pensiero. Insomma, è una grande valigia piena di vestiti, soltanto che dentro ci sono le emozioni.
Maglione doppio petto / double-breasted sweater Mauro Grifoni, camicia /shirt Mauro Grifoni, pantaloni / trousers Royal Hem
Ti sei prestato a questo piccolo shooting fotografico. Cosa pensi della moda e quali personaggi del settore ammiri o ti piacciono? Come ti vesti in privato e cosa non può mancare nel tuo guardaroba?
C’e una frase di Coco Chanel, molto famosa, ormai conosciuta da tutti: “La moda passa, lo stile resta”. Lo penso anch’io; lo stile resta e come dice Stanhope Chesterfield: “ Lo stile è l’abito dei pensieri, e un pensiero ben vestito come un uomo ben vestito, si presenta molto meglio”. Mi piace la moda, è sinonimo di eleganza. Cerco, nel mio privato, di vestirmi in modo semplice, ma elegante, di essere sempre adeguato alla situazione. Ammiro e amo lo stile di Neil Barrett, Tom Ford, Yohji Yamamoto, Vivienne Westwood e Versace. Nel mio guardaroba può mancare qualsiasi cosa, tranne cuffie e berretti.
Parlando di privato. Come sei nella vita quotidiana? Quali amori, interessi hai? Come passi il tempo?
Adoro passare i rari momenti di tempo libero a casa, magari leggendo un libro, oppure dipingere, mangiare pop-corn davanti alla televisione. Vado spesso al cinema e a teatro, mi piace fare yoga e vado pure in palestra! Sono una persona molto semplice, non faccio grandi cose, mi basta uscire con gli amici a bere un bicchiere di vino. Mi piace molto viaggiare e spesso ritorno a Londra, la mia seconda casa (che mi manca tanto)!
Il capo di vestiario che ha per te un significato affettivo particolare?
Beh, sicuramente il capo che tengo nell’armadio al quale sono più legato è un maglione di lana blu fatto a mano dalla mia nonna. Lo tengo stretto come l’oro proprio perché lei ha speso per me energia, fatica, e poi perché è fatto con amore.
Cos’è elegante per te?
Per me l’eleganza può essere definita così: semplicità e raffinatezza, ma anche stile. L’eleganza è anche sobrietà, misura. Quando una cosa è elegante, non mi riferisco soltanto alla moda, ma anche l’eleganza nella vita. Una cosa scritta bene è elegante, saper sorridere è elegante.
Quali obiettivi ti sei posto? Dove vuoi arrivare e quali sono i tuoi sogni nel cassetto?
Esattamente il 1 gennaio 2012, mi sono posto due obiettivi da realizzare quest’anno: fare un film in lingua inglese e recitare a teatro per le prossime feste natalizie. C’e già nell’aria il profumo di tutto ciò. Voglio fare tanto, non voglio smettere di recitare quest’anno e continuare a crescere professionalmente. Ho ancora molto da imparare e non vedo l’ora di farlo. Mi piacerebbe tanto lavorare per Ferzan Ozpetek e Paolo Virzì, magari insieme ad Ambra Angiolini o Alba Rohrwacher. I miei sogni nel cassetto? Recitare in un film di Woody Allen e Martin Scorsese. Chi non lo vorrebbe?
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