Li cerchi quando il raggio di sole ti accarezza il viso, quando il riverbero del cielo dai toni cerulei ti impedisce di scrutare l’orizzonte.
Ti permettono di sembrare completamente diverso o totalmente fedele a te stesso.
Sono gli occhiali da sole. E sono nuovi.
Nuovo è un concetto iper inflazionato.
Lo senti spesso, è alla base del marketing, della pubblicità.
Ma se “nuovo” significasse davvero ciò che cambia le regole? Ciò che scardina l’usuale?
Una nuova estetica, un nuovo linguaggio, un nuovo schema di comportamento.
Il “nuovo” a Pitti Uomo vede il contributo di Pq eyewear by Ron Arad e dalla sua vocazione all’Anti- Ordinarietà.
La collezione presentata alla fiera del menswear vede 33 modelli sole e vista, il cui primo elemento degno di racchiudere il senso del nuovo è il nome: si chiamano D- frame.
Ma i riferimenti alla novità sono molti, così tanti da far pensare ad un “manifesto dell’antiordinarietà”.
I colori: una gamma infinita.
Toni come il Tiffany, oppure il jeans in cui l’acetato diventa tessile, il cobalto, il prugna capace di evocare la densità dei divani vittoriani, l’asfalto effetto felpato e used, danno corpo ai modelli lineari e dinamici, concepiti in tre varianti di spessore.
La tecnologia: 3D, ed è il tatto a trarne godimento.
Effetti tattili vellutati, i polpastrelli accedono alla terza dimensione con un’entrata d’onore.
Indossarli poi, fa la vera differenza.
Scenografici: tanti provano ad esserlo, riuscirci senza strafare è difficile.
Angel, dalla sagoma spessa dalla foggia alata; Archway, che segue la morfologia, Aviator, costruito su una base ironica e spensierata, da cartoon, e Hi Brow, con la sua forma unica, a ottovolante.
Sono i protagonisti di piccole sceneggiature da portare sul naso.
Dettagli e ricerca: così tanti da rischiare di perdersi nell’ensemble, così raffinata da poter essere considerato un oggetto ingegneristico.
Niente cerniere, niente giunture, peso piuma, flessibilità totale, spettro di movimento ampissimo.
Astucci: sì, anche le custodie hanno il loro nuovo imprinting.
Si presentano come rassicuranti forme triangolari o quadrate, ma poi sono in grado di assottigliarsi a cartoncino, svelando interni con grafiche assimilabili a opere d’arte.
È la ricerca di un’azienda italiana che ingegnerizza e da corpo alla genialità di un designer israeliano che così porta sulle astine la morfologia della colonna vertebrale, donando alla struttura la massima flessibilità, grande leggerezza, oltre al naturale assestamento sulle fattezze del volto.
Perché in tutto questo ciò che è necessario ricordare è che si tratta di occhiali.
Degli immancabili, adorati, ricercati occhiali. E se possiamo portare sul viso una piccola opera d’arte, perché no?
Per essere ogni giorno anti – ordinary.