Preview collezioni donna f/w 2015-16: la ‘demi-couture’ di Italo Marseglia

Casertano, un diploma allo Ied di Roma, il lavoro presso Fausto Sarli e poi una strada a suo nome, in cui Italo Marseglia riesce a coniugare una ricerca sui volumi e sui materiali, che lo portano verso il mondo della couture, con un certo rigore, che fa pensare agli stilisti giapponesi e al miglior minimalismo degli anni Novanta.
Marseglia torna con una collezione per la f/w 2015 e quando ho visto le foto, oltre ad essermi lamentato con lui che vorrei anche io un suo cappotto, mentre la collezione è solo femminile, ho deciso che avrei voluto condividere le immagini con voi. Non mi sono risparmiato, ovviamente, e ho chiesto al designer di raccontarci meglio il suo mondo.
Ecco il nostro veloce botta e risposta.

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A cosa si riferiscono le immagini che vediamo e da quali input ispirativi nascono questi abiti?
Queste immagini sono una preview della nuova collezione fall winter 2015/2016.
Raccontano di un viaggio che parte dal mio mondo per arrivare in Tibet. È un incontro tra la mia realtà onirico-matematica e frammenti di cultura tibetana. La geometria ed il rigore delle forme matematiche si arricchisce di nuovi significati.
I monaci avvolti nei loro drappi rossi e arancio sono diventati punto di partenza per lavorare sul drappeggio per creare un’armonica alternanza di pieni e vuoti nella silhouette. Ho voluto plasmare il popeline da camicia – materiale a me molto caro sul quale porto avanti le mie sperimentazioni – perché avesse il movimento e la fluidità dei mantelli monastici.
Un rettangolo che si piega e cade come una darchor, la tradizionale bandiera di preghiera rettangolare, avvolge il corpo. Dalla bandiera lunga parte la sperimentazione sulla forma quadrata che, attraverso un processo di scomposizione, seguendo le rette secanti diagonali, veste senza costringere; quasi fosse uno scialle.

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Continui a raccontarci della collezione? Mi colpisce, come sempre con te del resto, la ricerca che metti nella costruzione dei capi…
Seguendo la dinamica della demi-couture, un posto di rilievo in questa collezione è riservato alla lavorazione manuale. Pattern complessi realizzati con materiali preziosi creano capi dove la cultura tibetana è sussurrata. Il pelo dello Yak, animale sacro, prende forma su un maglione completamente rivestito di micro-ruches e budellini in un leggero tulle di cotone.
Le bandiere logore che sventolano sulle cime tibetane si materializzano in un complesso incastro di quadrati e rettangoli di crepe, popeline e georgette tenuti insieme da esili impunture.
Parallelamente continua il mio lavoro sul jersey dove l’attenzione si focalizza sul taglio per dar vita a forme perfette che seguano il corpo senza fasciarlo. Il concetto di interno ed esterno dei capi si smarrisce per cui le cuciture sono così palesi da divenire decorative.
Ancora, ho scelto di giocare con il colore pieno, senza elementi di disturbo. Il monocromo, infatti, mi forza ed essere ancora e sempre più attento ai dettagli ed alla forma.

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Progetti per il futuro?
Attraverso il mio lavoro riesco ad esprimere me stesso. Mi vedo come una storia in viaggio. Una partenza per un mondo nuovo, ma pieno di storia con un bagaglio grande, pieno anche di matematica e filosofia.
Riesco ad esprimere il mio piccolo mondo in un universo di mondi, plasmandomi alle diverse realtà lavorative. Sento, però, sempre più la necessità di esprimere me senza troppi vincoli.
Da qui, la scelta di puntare su una personale demi-couture. Il mio progetto nasce dalla volontà di avere un capo ben progettato, strutturato e perfettamente curato in ogni suo dettaglio.
Con queste basi, sto portando avanti una collezione che vorrei segnasse l’inizio della commercializzazione attraverso la collaborazione con uno showroom.

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Per saperne di più del designer, vi rimando al suo sito.

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