Quattro chiacchiere sulla moda con Serena Sala

 

Sociologa e consulente in comunicazione di immagine, Serena Sala, opera da oltre vent’anni nell’ambito moda e comunicazione. Attualmente collabora con uno dei maggiori bureaux de style internazionali, redigendo previsioni sugli scenari di consumo su realtà specifiche, provenienti dai più diversi settori merceologici. Periodicamente realizza docenze e specifica formazione presso realtà formative italiane e internazionali. Ho avuto il piacere di conoscere Serena grazie ad un progetto al quale stiamo lavorando entrambi, avendo modo di apprezzarne la grande professionalità e serietà, oltre che l’enorme competenza nel settore. Mi sembrava il personaggio adatto per riprendere –dopo averla abbandonata per qualche mese- l’abitudine alle 4 chiacchiere di moda già fatte in passato con la designer Stefania Bertoni o con il redattore Riccardo Slavik. Serena racconta di sé e del suo lavoro: “Curiosità, contaminazioni e passioni improvvise sono strumenti di lavoro, ma anche regole di vita indispensabili per restare fedele a me stessa. Non ho mai certezze al 100 per cento, ma molto spesso ho delle splendide conferme. Il sesto senso è per me la capacità di smascherare i codici segreti delle cose e capire cosa c’è nell’aria. Non è difficile, la parte più complessa è credere per davvero in se stessi. Solo così anche gli altri avranno il coraggio di seguirti per una strada nuova.”
Potevo non aver voglia di stuzzicare un po’ un personaggio così e cogliere qualche opinione sull’attuale panorama moda?
Eccovi il nostro incontro.
 
 
Iniziamo con una domanda un po’ complessa: secondo te come sta cambiando, o cambierà in un futuro vicino, il modo di comunicare la moda? Trovi che internet sia così incisivo e di fondamentale importanza, come si pensava sarebbe avvenuto qualche anno fa? La carta stampata sopravviverà alla crisi? Tutto questo modificherà a tuo avviso anche il modo di fare pubblicità di moda?
La società in cui viviamo è interdipendente e diversa. La diversità richiede rapporti. Quindi è necessario comunicare. Se le opinioni sono diverse non è possibile trovare un rapporto organico tra loro se non in una coesistenza, l’azione della comunicazione è strumento di coesione sociale. Il comportamento del consumatore, che in apparenza può sembrare libero, è generalmente regolato dalla necessità di uniformarsi ad un ruolo già predisposto. Il fatto che le merci posseggano una personalità consente all’individuo di identificarsi in esse al fine di definire anche la propria identità, che è messa in crisi dall’aumento della complessità sociale e dal numero sempre crescente di ruoli che si è chiamati a rivestire. Non basta più informare e ‘comunicare a’, occorre ‘comunicare con’. Le nuove tecnologie hanno contribuito a modificare i comportamenti "mentali" che ognuno ha assorbito come nuovi parametri del pensare, del decidere e del valutare. La capacità e la passione combinatoria tipica del "taglia e incolla creativo", la velocità relazionale dell’sms, la condivisione progettuale del file-sharing, l’approfondimento narrativo del dvd, l’esplorazione personalizzata del territorio tipica del navigatore satellitare, la memoria selettiva possibile con i-pod, le forme del do it yourself conviviale tipiche della video-fotografia digitale o la sperimentazione espressiva dei dj hanno indicato la strada, partendo dalla concretezza delle pratiche di vita. Questo è percepibile con particolare chiarezza nelle nuove generazioni. Ciò da luogo ad uno scontro tra le tendenze di consumo/comunicazione e le strategie di marketing che diventano l’espressione di una filiera concettuale e comportamentale "contraria" al mainstream "socio-culturale". Non si può comunicare con i consumatori usando una logica che tradisce i valori emergenti degli stessi.
Già ora i prodotti e i messaggi vengono reintrepretati dai consumatori in modo libero e creativo, conducendo a una integrazione definitiva e completa tra forma e funzione, tra etica ed estetica.
 
Quali sono, sempre secondo te, i marchi che possono superare questo momento di crisi? E perché? Quali le strategie vincenti in un momento così?
I marchi che sottolineano la loro "attitudine", il loro stile di pensiero e che diventano portavoci  di valori e statement ben precisi. (es.:Prada, Miyake). Se ieri era di moda ‘essere di moda’, oggi è di moda ‘avere stile’, ma domani ciò che sarà richiesto riguarderà un preciso atteggiamento mentale comunicato e veicolato in maniera coerente.
 
Come vengono ora ridisegnati concetti come ‘lusso’ e ‘stile’? Come stanno cambiando?
Il lusso diviene una combinazione magica di art de vivre, eleganza, artigianato, creatività e capacità di attraversare il tempo senza rinnegare le proprie radici. Attitudine, mentalità e stile come groove di questo millennio. Solo per i Paesi emergenti il lusso rappresenta ancora un valore, un modo per affermare la propria identità e il proprio status. Per i restanti il lusso sarà sussurrato e di alta qualità. L’unico lusso possibile non grida e non si fa sentire.
 
  1. metabox Rispondi

    Siamo sicuri che i “consumatori” stanno ancora cercando riferimenti precisi a cui uniformarsi?Siamo sicuri che le persone si identifichino in merci, che propongono una personalità, per trovare una propria identità oppure le persone oggi partono dalla loro identità per scegliere merci che abbiano connaturati ideali affini ai loro? I consumATTORI non ascoltano più messaggi costruiti su misura per loro da una marca ma ascoltano i messaggi che riflettono i valori di una marca e che possono condividere perchè compatibili con i loro.

  2. gio Rispondi

    Ciao Stefano,potresti fornirmi la mail di Serena Sala? Vorrei mettermi in contatto con lei per una consulenza.GrazieSalutiGio

  3. ANTONIO Rispondi

    Ho avuto il piacere di avere Serena come docente…una persona unica, interessante, aperta a 360 gradi rispetto alla società e ai suoi trend…..La definirei una guru!!! ciaoA

  4. GIUSEPPE Rispondi

    Ho avuto l’onore di conoscere Serena a diversi corsi di formazione moda capelli,spettacolo.Glamourparrucchieri Muro Leccese LECCE

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