Io lo conoscevo come Mr Vitt, il nome che usa su instagram. Sì, perché Vittorio Pascale è una scoperta avvenuta sul social network dove postiamo le foto e, come nel caso di questo artista, dei bellissimi lavori.
Vittorio realizza ritratti e ho iniziato a seguirlo assiduamente, fino a rompere gli indugi e a contattarlo per saperne di più. Ho scoperto un ragazzo che nell’arte ha trovato una via di uscita da un momento difficile e che ha realizzato una sua tecnica connessa chiaramente ad una precisa filosofia di vita.
I “Trikona”, i ritratti che Vittorio realizza, tratteggiano alla perfezione il soggetto pur partendo da una figura geometrica, il triangolo. Ma lascio spazio a lui, che nella nostra chiacchierata riesce a raccontare decisamente meglio in cosa consistono le sue opere.
Ovviamente potevo resistere dal chiederne una dedicata a me? Non vedevo l’ora di avere anche io il mio Trikona, che alla fine l’artista mi ha gentilmente dedicato e con cui apro, qui sotto, la mia intervista a Vittorio Pascale, felice di presentarvi il suo talento.
Come ti sei avvicinato al mondo dell’illustrazione?
Dopo un bruttissimo periodo in cui tutto sembrava perso; una situazione in cui mi sentivo vuoto nel senso peggiore del termine. Avevo bisogno di riempire la mia vita di nuovi contenuti e recuperare una chiave di lettura diversa per quelli che avevo già accumulato in precedenza. E, pian piano, ho capito che dalle avversità potevano nascere delle opportunità. E il progetto Trikona è stata una di esse.
In che momento hai deciso che l’arte, o comunque il mondo legato all’illustrazione, sarebbe stato il tuo mondo?
Mentre praticavo Trikonasana, la posizione del triangolo, nella quale il corpo assume allineamenti che richiamano la forma del triangolo. In teoria la mente dovrebbe, nella pratica, esser concentrata sul corpo. Tuttavia, in quello spazio che avevo creato all’interno, si è avvicinata l’idea di triangolarizzare i volti e i corpi delle persone dimostrandone le mille sfaccettature che possiedono sia all’interno, sia all’esterno nel mondo materiale.
Da dove arrivano le ispirazioni? Quali altri amori hai oltre all’arte, capaci di influenzarti?
Lo Yoga e la meditazione. Trikona è un termine sanscrito che vuol dire triangolo. Rappresenta un sistema omogeneo e interconnesso di parti. In particolare il triangolo rappresenta l’unione tra corpo, mente e spirito. La coesione di questi triangoli, nelle mie illustrazioni, genera silenzio, un silenzio che la pratica dello yoga e della meditazione invita a ricercare.
Cancellare gli occhi nelle illustrazioni, che convenzionalmente sono collegati al senso della vista, invita a ricercare negli altri sensi l’osservazione interiore ed esteriore per arrivare a un grado di sensibilità ed evoluzione in costante mutamento.
Quali i tuoi riferimenti in questo settore? Chi segui? Quali i tuoi idoli?
Sono abbastanza “nuovo” nell’ambiente. Mi piacciono molto le illustrazioni di Hugo Pat e di DamianoIlGrafico con i quali ci seguiamo a vicenda.
Se parliamo di riferimenti invece penso che l’arte dei futuristi e l’arte cubista possano esser considerati tali.
I miei idoli? Gli antichi egizi.
Come scegli i tuoi soggetti?
Per caso, alle volte. Altre volte perché qualcuno me lo chiede (e ne sono lusingato). Prediligo le fotografie in cui ci sono elementi particolari con i quali la mia tecnica si può scontrare e allo stesso tempo evolversi ricercando figure inaspettate ed inedite.
Quale la più grossa soddisfazione sino ad oggi?
Aver potuto creare un’illustrazione per l’associazione ONLUS “Tom&Gerry” per un evento a favore degli amici cani e gatti. Ho altri progetti in mente e alcuni in corso che spero diventino delle soddisfazioni.
Ma la soddisfazione più grande è quando le persone che ritraggo si interessano alla tecnica e mi ringraziano indicandomi anche i loro punti di vista sulle mie illustrazioni. È anche una soddisfazione poter fare questa intervista.
Che cosa ti ha insegnato questo lavoro?
Ad aver pazienza, e un diverso modo di osservare i volti delle persone.
E sicuramente a calibrare meglio la palette dei Pantoni che utilizzo!
Quali i difetti e quali i pregi del tuo lavoro?
Il “difetto” è che la tecnica dei Trikona, a mio avviso, non funziona proprio con tutti i soggetti che vorrei ritrarre. Inoltre perde alcuni dettagli che vorrei mettere in evidenza anche se, arrivando quasi all’essenzialità di un elemento, esalta caratteristiche alle quali non avevo pensato. Posso chiamarlo un pregio/difetto.
Il pregio è che, lavorando su un Trikona, percepisco serenità.
Come ti rapporti alla moda? Quale il tuo stile? Cosa non può mancare dal guardaroba?
Con molta serenità e, fondamentalmente, mi interesso quando ne sento la voglia e l’esigenza. Il mio stile muta come il mutare dei triangoli nelle mie illustrazioni; è slegato dalle mode del momento, ma legato al mio corpo. Quando esco da casa devo sentirmi a mio agio nei “costumi” che indosso senza che essi mi nascondano.
Nel mio guardaroba cosa non può mancare? Una camicia.
Quale la tua idea di eleganza?
È un’idea legata alla sostanza più che al contenuto. Possiamo abbellire quanto vogliamo un involucro, ma se manca il contenuto all’interno basta un colpo di vento per far sì che si presentino delle crepe. L’eleganza, inoltre, nella mia personalissima visione, è una qualità interiore che ci permette di rapportarci a chiunque con enorme rispetto. Abbatte le barriere della società in quanto concetto senza tempo.
Sogni per il futuro?
Una bella mostra con una quinta e tre neon bianchi all’inizio posizionati a triangolo. Un ambiente buio con uno spotlight su ogni trikona stampato su lastre di legno di abete. E, perché no?, un bel vernissage con gente rilassata senza troppe pretese.
A Lecce così poi si va al mare. O in un trullo nella Valle d’Itria.
Per saperne di più di Vittorio Pascale
http://issuu.com/vittoriopascale/docs/portfolio_vittorio_pascale_web_02