Conosco Roberto Basciu da un po’ di anni, grazie ad un amico comune che ci ha presentato, ho seguito il suo lavoro, soprattutto come arredatore di interni, e ci è capitato di condividere piacevoli serate, ricordo ad esempio ancora una cena a Milano dove al tavolo, oltre a noi, c’erano anche Stefano Mastropaolo di dapasserella.it e la bravissima Bianca Maria Gervasio, all’epoca creative director di Mila Schön.
Roberto è una persona solare e ricco di energia, caratteristiche che lo rendono un amico piacevolissimo, ma è capace di profonde introspezioni, e questo nel suo lavoro porta a riflessioni e risvolti sempre nuovi. Personaggio poliedrico e pieno di iniziativa, creativo a 360 gradi, Basciu ha fatto della terra di origine, la Sardegna, dove è tornato dopo anni di assenza, una continua fonte di ispirazione. Non mi stupisce quindi che ci sia molto di questa regione nei suoi progetti, così come non mi giunge inaspettata la sua voglia di intraprendere un cammino più vicino alla moda.
Lo fa con delle illustrazioni da lui realizzate, che vengono dalla tradizione sarda, ma viste in un’ottica contemporanea, e che trovano vita su magliette e teli da bagno. Io mi sono innamorato dei Balente di Basciu e non vedo l’ora di vedere che evoluzione avrà questo progetto, del quale ovviamente saprete di più leggendo l’intervista che ho fatto al designer. Ecco a voi il mio ‘botta e risposta’ con Roberto Basciu!
Perché hai deciso di iniziare questa nuova avventura? E perché le magliette?
Come tutte le mie avventure, anche questa è iniziata per caso. Sono anni che mi diletto con i bozzetti di moda e parecchio tempo fa decisi di utilizzare una parte di essi, quelli ispirati alla tradizione sarda, per ricoprire un telaio in ferro e ricavarne una lampada fuori scala per la mia linea di arredo. Tutto è partito da quella lampada, anzi per usare il titolo di una fiaba è stata la mia lampada di Aladino.
Ho deciso di iniziare con le magliette, innanzitutto per la passione che ho per queste da sempre, ne possiedo centinaia, e poi perché mi piace l’idea di portare addosso e far indossare un mio disegno, una storia legata alle mie tradizioni, una mia passione. E senza contare che come capo di abbigliamento, è alla portata di tutti e per tutte le età.
C’è un chiaro riferimento alla tua Terra. Quanto è importante la Sardegna per la tua creatività? In che modo ti influenza?
La Sardegna, anzi la “Sarditudine”, è nel mio Dna, anche se ho scoperto la mia isola dopo anni trascorsi tra la Svizzera e il Piemonte. Penso che questa scoperta tardiva sia stata la scintilla di un grande amore che dura immutato anche oggi. Averne scoperto le tradizioni e i suoi costumi dopo anni passati al di là del mare me l’ha fatta amare con una consapevolezza del tutto diversa sicuramente più matura e ragionata.
Ormai l’influenza è continua e costante, soprattutto per quella parte dell’isola che è la Barbagia: terra dura, di grande impatto, con i suoi uomini d’onore poco inclini alle smancerie e con un grande senso dell’ospitalità e dell’amicizia e con le sue tradizioni legate ad un artigianato raffinatissimo che va dai tappeti ai gioielli, la terra dei miei Balente.
La tua è una creatività poliedrica. Dall’architettura di interni all’illustrazione, mi dici quali sono stati i momenti più importanti del tuo percorso?
La mia poliedricità deriva dalla mia grande curiosità, che ho sempre avuto, per tutto ciò che è creativo: da un progetto di interni ad un mobile, da una lampada ad un capo di abbigliamento. Sono assolutamente affascinato e rapito da quello che viene chiamato progetto. Lo studio iniziale, la ricerca, in poche parole la costruzione di un’idea, la scelta dei materiali e non ultima le varie fasi della realizzazione. Sono un vero animale da cantiere e laboratorio. Mi piace infatti sporcarmi le mani e confrontarmi con i bravissimi artigiani che lavorano con me.
I momenti più importanti sono senza dubbio quelli legati alle sfide che mi pongo costantemente, come passare dai progetti per il privato a quelli per le grandi griffe di moda, oppure transitare nel mondo del design per poi sperimentare con quello del fashion. È più forte di me, ho bisogno infatti di nuove sfide per sentirmi vivo.
È un lavoro che ho scelto all’età di 14 anni (o forse è lui che ha scelto me ) e da allora continuo a trasformare quel sogno di ragazzino in realtà.
Il tuo rapporto con la moda. Come vedi questo mondo e cosa ti affascina in esso?
Il mio rapporto con la moda si perde nella notte dei tempi. Se ne occupava mia madre e si può dire che io sono cresciuto tra tessuti e riviste. Mi è sempre piaciuta la moda, così come mi piace sperimentare e mixare stili diversi tra di loro. Ho un debole per il vintage e tutto ciò che è abbigliamento militare.
Della moda mi affascina tutto quello che c’è dietro le quinte quindi la ricerca dei tessuti, la costruzione di un dettaglio, l’uso delle nuove tecnologie, il perdermi negli archivi delle grandi maison, senza tralasciare l’organizzazione delle sfilate e la realizzazione dei servizi fotografici.
Provo una grande ammirazione per chi riesce a reiventarsi senza tradire il proprio Dna come Prada. Tra i giovani amo senza riserve i ragazzi di Quattromani che riescono a fare una moda contemporanea e sobria con un occhio attento e raffinato alla nostra tradizione tessile. Mi piace anche Andrea Incontri, designer di grande cultura e riservatezza. Diciamo che ho sempre detestato chi urla e ostenta. Non ultimo provo una stima infinita per Marcelo Burlon e per il suo lavoro.
Progetti per il futuro?
Nel mio futuro prevedo sempre meno spazio per l’architettura d’interni e sempre di più per il design e la moda. Nell’immediato sto preparando un nuovo tavolo per il Salone del Mobile e sto portando avanti lo studio dei prototipi della linea Home dedicata ai Balente.
Saranno oggetti per il quotidiano che vanno dalle ceramiche ai tessuti. E ancora ci sarà un ampliamento delle T-shirt con nuovi modelli e della linea mare ed anche una sorpresa per il prossimo inverno … ma questa è un’altra storia.