Sono assai variegati i nomi con cui ormai si è avvezzi ribattezzarli, definizioni quali giovani, nuovi, esordienti, indipendenti: come fosse una sorta di caccia al tesoro della categoria perfetta entro cui raggrupparli, che però, forse per una buffa beffa del destino creativo, sembra non trovare davvero i suoi confini, perché son proprio questi i primi ad essere posti nel loro mirino per essere agilmente superati.
Non sarà infatti una pura coincidenza quell’etichetta che altrettanto spesso li accompagna: gli emergenti. Ed il buonsenso ci guida a percepirli proprio così: come coloro che emergono oltre le regole non scritte, ma acquisite, da sistemi più grandi eppur irrimediabilmente differenti. Sono i nuovi creativi della moda: giovani, tanto per età quanto per l’azzardo appassionato della ricerca stilistica genuina di cui sono portatori.
Un esempio virtuoso e sorprendente? Voilà: Samuel Yang con la sua collezione p/e 2017 “Ephemeral Study 3”! Per tracciarne un ritratto non servirebbe alcun rigore biografico, piuttosto una lista disinvolta dei passi compiuti miscelati alle predilezioni: Samuel Yang mescola infatti l’origine cinese alla prestigiosa formazione britannica presso la Central Saint Martins, un’esperienza professionale da Alexander Wang e un suo studio multidisciplinare a Londra.
Abbraccia la moda come forma d’arte, l’amplifica nella cross-medialità dentro cui s’immerge per investigare i nuovi linguaggi fisici e visivi, linguaggi che diventano chiave di lettura di una moda che è squisitamente sua.
Or dunque, nessuna usuale passerella per mettere in mostra le sue creazioni, bensì una presentazione, che ha significato anche il suo debutto alla settimana della moda milanese: o meglio, quasi un happening artistico tra l’interior curato da Thibaut Van Hoorebeke, opere dell’artista Jiang Sheng, video e immagini, ma con dentro proposte innovative e concrete di stile.
La collezione p/e 2017 prende avvio da un concetto d’ispirazione ben preciso: “modernizing the old, aging the new”, uno spazio libero che si apre tra la tradizione e l’innovazione, dentro il quale Samuel Yang si muove per indagare le forme che l’Oriente classico può assumere nell’Occidente contemporaneo, mentre prosegue la sua personale ricerca estetica tra silhouette inaspettate e materiali inusuali.
Primo fra tutti: la gomma, materia duttile che crea dialoghi con il corpo riassunti da Samuel Yang in stivali dai toni cangianti, top, capispalla e slip dress da appaiarsi e combinarsi con tessuti eleganti e stampe serigrafate dei tipici motivi floreali cinesi, t-shirt decolorate dalle linee sinuose, rivisitazioni avanguardistiche dell’antico Qi Pao cinese, abiti che nel retro svelano una doppia identità e calzature sfiziose che raccontano i classici sandali infradito Geta.
Samuel Yang: è davvero un piacere fare la tua conoscenza!
Samuel Yang p/e 2017: between new and tradition there’s the exploration
The names by which nowadays we’re used to call them are so varied, definitions like young, new, upcoming, independent: as if it was a sort of treasure hunt of the perfect category in which they should be enclosed, that indeed, maybe because of an odd joke of the creative fate, seems not able to define its boundaries, because actually those boundaries are the first aspects they have in their sight in order to be overtaken. In fact, it’s not a matter of mere coincidence that label that is very often fastened to them: the emergent. And our awareness leads us in order to feel them this way: as those who emerge from the unwritten rules, yet absorbed, by the biggest, yet irreparably divergent, systems. They are the new fashion creatives: young, for age as well as for the passionate dare of the genuine stylistic research they bring.
Some virtuous and surprising example? Here you are: Samuel Yang with his s/s 2017 collection “Ephemeral Study 3”! You don’t need any biographical rigour to trace his portrait, instead you’ll just have a breezy list of the steps done mixed with the penchants: Samuel Yang, in fact, blends the Cinese origin with the prestigious British training at Central Saint Martins school, a professional experience at Alexander Wang in New York and his multidisciplinary lab in London. He embraces fashion as an art form, then he magnifies it within the cross-mediality inside which he dives in order to investigate new physical and visual languages, that he turns into the keys useful to create a kind of fashion that is exquisitely of his own.
So, any habitual catwalk was used to show his creations, yet a presentation that also meant Samuel’s debut at the Milano fashion week: or rather, quite an artistic happening whit the interiors curated by Thibaut Van Hoorebek, Jiang Sheng’s art pieces, videos and pictures, among which there were some innovative and concrete fashion proposals.
The s/s 2017 collection starts from a well-defined inspirational concept: “modernizing the old, aging the new”, a free space expanding between tradition and innovation, inside which Samuel Yang moves to inspect the shapes that the classical East might assume in today West, while carrying on his own aesthetic research among unexpected silhouettes and unusual materials. First of all: the rubber, a supple matter that establishes dialogues with the bodies, that Samuel Yang sums up into shimmering boots, tops, jackets and slip dresses, items that are matched with elegant fabrics, discoloured t-shirts having soft lines, avant-guard interpretations of the antique Chinese Qi Pao dress, clothes that reveal a double identity on their back and fanciful shoes narrating the classical Geta sandals.
Samuel Yang: it’s such a pleasure to meet you!