Disperazione, follia e creatività. Queste le parole chiave di cui l’autunno/inverno 2016-17 di Antonio Marras si nutre.
Regesto di chi ha viaggiato e vissuto, amato e sofferto, la nuova collezione della maison sarda si lascia ispirare dalle lettere di Adele H., figlia secondogenita di Victor Hugo, che, contro la volontà del padre, fuggì in Canada per inseguire un amore non corrisposto.
Presentata nella quarta giornata di Milano Moda Donna, la fall/winter dello stilista attinge appieno dalla tormentata storia – magistralmente narrata nel film drammatico francese, diretto da François Truffaut – e dalle molteplici culture e influenze con cui, intimamente, nelle varie tappe della sua fuga d’amore, la protagonista è entrata in contatto.
L’Inghilterra di fine Ottocento, la Nuova Scozia e il suo freddo pungente, il mare di Guernesey, il mondo visto dal transatlantico o dalle piccole navi su cui Adele, alla spasmodica ricerca del tenente Pinson, ha viaggiato e, naturalmente, l’ospitale Sardegna cui, infine, lo stilista immagina sia approdata, si mixano alla ricerca di un vernacolo stilistico contemporaneo.
Nell’immaginario di Marras, la donna avrebbe seguito l’amato ufficiale inglese nell’isola italiana e non alle Barbados come, invece, accade nella pellicola del 1975.
La tradizione sarda, topos irrinunciabile per il designer eternamente legato alla sua terra, dunque, è presente anche in quest’ultima collezione ma, stavolta, si intreccia a incidenze vittoriane dal sapore vagamente dark.
Sulla melodia quasi surreale del Theremin, tenebre auliche, sapientemente dissimulate nel solco della sartorialità, e savoir fair, tipico del dna della casa di moda, si traducono così in capi capaci di raccontare gli step della vita di una donna che è passata sulla via dell’umiliazione.
Dalle severe giacche sartoriali da uomo a quelle scivolate, senza struttura, dunque, il passo è breve.
Stanca di lottare, l’Adele di Marras non ha più voglia di formalità e convenzioni.
Il suo estenuante e incalzante bisogno di leggerezza è sottolineato da rouches, stampe fiorate, bottoncini rivestiti e plastron ricamati.
L’ossessa ragazza innamorata si diverte e ai gessati e ai quadri accosta tiepidi pastelli: giallino pallido, verde salvia e rosa sbiadito entrano in contrasto col nero delle piume e delle velette sotto cui si celano i volti delle altere modelle scese in passerella.
In Sardegna, Adele ha, finalmente, ritrovato l’armonia. È diventata audace.
E adesso ha voglia di osare e mescolare. Ecco allora che incastri di tessuti e volant, bordi merlettati, punto smock, pannelli plissé lunghi e asimmetrici convivono in abiti di seta su cui, con la china, sono tracciati volti tra i fiori.
Anche le cappe e le mantelle sono impreziosite di decori e ricami.
I cappotti militari sono lunghi e hanno grandi revers. I capispalla, spesso, nelle stesse fantasie degli abiti che coprono, sono over.
Tra sovrapposizioni di volumi, colori e tessuti, il risultato è un mix and match di culture, terre e epoche, reinterpretate attraverso un’estetica matura, come Adele H. ormai consapevole, ma pur sempre folle.
Folle d’amore.