“Ho sempre amato la moda, o meglio un conto è amare la moda un conto è vivere di moda: ed io vivo sicuramente di moda! […] Sono un esteta, cioè sono un amante dell’estetica: di tutto ciò che è visivo, tattile, sono un amante dell’arte“: certi talenti non hanno bisogno di preamboli introduttivi, piuttosto meglio seguire la forza appassionata della voce diretta per fare l’ingresso nel loro mondo creativo.
Questa è la voce di Alessandro Cafarelli, giovane e ammirevole nome la cui collezione ha preso parte alla scena dello “IED Graduates Fashion Show”: esplorare il suo universo eclettico, che nei capi in passerella ha trovato la sua forma, è un’ulteriore squisita occasione di lasciarsi sorprendere da questa nuova brillante generazione.
Parafrasando un eccellente letterato italico, lasciate ogni speranza oh voi che entrate, ogni aspettativa di trovare ispirazioni alle tendenze più cool e aspirazioni alle vetrine fast fashion più street, o anche blasé: Alessandro Cafarelli è una mischia intensa ed entusiasta di quella moda che si rispecchia nell’arte, che sfuma i confini dell’indossabile sul corpo con l’intenzione di vestire anche l’intelletto, che diventa se stessa un’opera da contemplare.
“La mia volontà era fare dei vestiti che fossero a metà tra un’opera d’arte, un oggetto di design e un vestito: abiti nati per il vezzo di essere ammirati, capiti, osservati … o anche disgustati. Trattare l’abito come se fosse una scultura, un quadro”: il risultato sono “Le vuote strutture piene”, una collezione che allaccia l’ispirazione al leggendario horror vacui, che di quel vuoto spaventevole – che nei secoli ha spinto artisti e stilisti a riempire fino all’orlo chiese, quadri e corpi – fa uno strumento di espressione, una materia da plasmare nel vero senso della parola.
Alessandro infatti ha mano di scultore, dai tessuti rigorosamente classici e pesanti crea abiti in cui anche il modo di infilarcisi diventa un rito di conoscenza: difficile definirli, meglio osservarli e godere dei coup de théâtre.
La giacca da indossare sulla testa: è un capo-spalla o un cappello? La tuta: diventa una gonna! Quelle maniche provengono da una giacca da uomo e son finite sul retro di un cappotto! Il top: è un rettangolo piegato come un origami!
Non ci sono risposte: solo la voglia di trovare la propria relazione con questi abiti, scoprire quale faccia del tessuto double aggrada di più, e scegliere in quale occasione o città del mondo indossarli.
O anche in quale stanza della casa esibirli come un’istallazione: complimenti Alessandro!
Debuting talents on the IED Graduates Fashion Show catwalk: Alessandro Cafarelli
“I’ve always loved fashion, or rather you can love fashion or you can live on fashion: and I live on fashion, for sure! […] I’m an aesthete, that is I’m a connoisseur of aesthetics: of everything that is visual, tactile, I’m fond of art” : some talents don’t need any introduction, rather it’s better following their strong and passionate voice to enter their creative world. This is Alessandro Cafarelli’s voice, young and impressive name whose collection took part into the “IED Graduates Fashion Show”: exploring his eclectic universe that found its shape into the items on the runway, is a further exquisite chance to let yourself be surprised by this new smart generation.
By paraphrasing an excellent Italian poet, abandon all hope you who enter here, every expectation about finding inspirations from the coolest tendencies and aspirations to the most street style fast fashion shop windows, or even most blasé ones: Alessandro Cafarelli is a dense and enthousiast blend of that fashion mirroring into art, that blurres the lines of what is wearable on the body with the intention to dress also the mind, that becomes itself a work of art to admire.
“My wish was for making clothes that would represent something in between a work of art, half a design object and a dress: born by the delight to be contemplated, understood, observed … or even disgusted. Handling the clothes as if they were sculptures, a painting”: the result are “Le vuote strutture piene” (The bare and full structures), a collection that interlaces its inspiration to the legendary horror vacui, that turns that frightening blankness – that along the centuries induced artists and fashion designers to stuff churches, paintings and bodies – into a means of expression, material to shape literally. Alessandro, actually, has the hands of a sculptor, from heavy and rigorously classic fabrics conceives clothes where even the way to slip into becomes a ritual of knowledge: hard to define, better is looking at them and enjoy their coup de théâtre.
The jacket is worn over the head, is that a piece of outerwear or a hat? The suit: it becomes a skirt! Those sleeves come from a menswear jacket and they end up on the back of the coat! The top: is a rectangle folded as an origami! There are no right answers: there’s only the desire to find your own relationship with these clothes, discover what side of the double fabric you like most, and then choose what occasion or city in the world is ideal to wear them.
Or even what room of the house is ideal to exhibit them as an art installation: congrats Alessandro!