Talenti italiani: Ilaria Nistri, nell’intervista in esclusiva per lepilloledistefano.

La collezione Ilaria Nistri per la s7s 2014. Il lookbook scattato da Alessandro Dal Buoni.

La collezione Ilaria Nistri per la s7s 2014. Il lookbook scattato da Alessandro Dal Buoni.

 

Conosco Ilaria Nistri da tempo e ho avuto spesso il piacere di utilizzare i suoi capi nei miei servizi fotografici. La voglia della stilista di trasmettere la sua passione per i materiali pregiati e le forme non convenzionali, per l’eccellenza artigianale, mai scissa da una continua ricerca nell’ambito dell’innovazione tecnologica ha fatto nascere nel 2006 la Stilab S.r.l., poi diventata S.p.A. nel 2012, creata dalla stessa Ilaria e da Simone Rafanelli, creativa la prima e compito manageriale per il secondo. In questi anni il marchio Ilaria Nistri si è distinto per uno stile unico, lontano da trend passeggeri, ma anche da inutili frivolezze e orpelli, seguendo sempre un percorso molto personale, che invece delle classiche sfilate preferisce performance, video e arte.
La donna Ilaria Nistri è colta e dalla spiccata personalità, il suo stile cita l’Oriente, è apparentemente minimale, ma persegue un lusso dato dalla qualità dei materiali, più che dal classico concetto di opulenza. Ho incontrato Ilaria per farmi raccontare la collezione per la p/e 2014, sicuro che mi avrebbe trasportato con le sue parole in un mondo di ispirazioni e citazioni stimolanti. E così è stato, condivido con voi quindi le foto del look book Ilaria Nistri e soprattutto la nostra chiacchierata. Enjoy!

 

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Posso chiederti quando ti sei avvicinata alla moda e hai deciso di farne una professione? Come è nata la linea Ilaria Nistri?
Dopo la laurea in legge, quando ho iniziato a collaborare con l’azienda di tessuti di famiglia. È stata una collaborazione serrata, intensa, che mi ha portato ad una ricca conoscenza dei tessuti, e soprattutto – cosa che tutt’ora è per me fondamentale – a sperimentare trattamenti e finissaggi. Dopo diversi anni di questa esperienza, dedicarmi al mio progetto è stato un passo naturale.
Era il 2006. Con due valigie – una buona dose di determinazione, follia e leggerezza- mi sono presentata a Parigi all’indirizzo di Armand Hadida. Rimase entusiasta del mio progetto e quello stesso anno ho presentato la collezione a Parigi, dove ho ottenuto subito il consenso di buyers internazionali e ricevuto ordini da prestigiosi department store come Isetan a Tokyo, I.T a Hong Kong e Mercury a Mosca.

Riesci a descrivere lo stile che contraddistingue le tue collezioni?
Alcuni lo definisco postmoderno. Io mi limito a sottolineare quelli che sono i codici ricorrenti a me cari: un’immaginario poetico, essenziale, non romantico, a volte quasi astratto, sofisticato eppure spontaneo, fluido, emozionale.
Una vibrazione di contrasti data dall’accostamento di elementi tra loro apparentemente lontani come la pelle e la seta. Il ruvido e l’impalpabile.

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Ci racconti la collezione p/e 2014?
La struttura concettuale, quasi architettonica, di questa collezione mi ha portata a lavorare con geometrie disegnate da lunghezze diverse, dall’accostamento di pieni e di vuoti. Spacchi rettangolari, netti, si accostano a rimborsi leggeri e arricchiscono la rigorosità delle geometrie con la fluidità dei movimenti.

Le stampe, per me elemento pittorico essenziale, si declinano in due versioni: una più istintuale e intensa con macchie materiche che richiamano per forma e colori un confondersi di licheni che affiorano dalle rocce, e l’altra più evanescente, data dalle sottili righe lasciate da un pennello ad inchiostro. Rimangono le asimmetrie, le sovrapposizioni, i capispalla smontabili, i colori neutri e polverosi rotti da toni decisi, quasi stridenti, come un profondo turchese.
L’elemento più interessante di questa collezione è forse l’utilizzo quasi urbano di un materiale ricercatissimo come l’anguilla, che è stato assemblato a dare un movimento rigato, geometrico, e trattato con una speciale concia che gli conferisce una mano cartacea e un effetto opaco.

Se penso alla donna Ilaria Nistri, non la immagino frivola, ma minimale ed essenziale. In cosa è trasgressiva questa figura, in cosa eccede?
È una donna che ha bisogno di cibarsi di bellezza. Di viverla, di restituirla. Di sentire nelle sfide. Ma la trasgressione non ha a che fare con comportamenti o eccessi.
Un’atto veramente trasgressivo, al di fuori di ogni retorica, è la consapevolezza di sé, un percorso estremamente faticoso, ma l’unico possibile per poter parlare di autenticità e senso.

Da dove arriva il tuo mondo ispirativo? Quali amori hai oltre alla moda, capaci di alimentare il tuo mondo creativo? Chi ti piace nel mondo artistico ad esempio?
Il viaggio, prima di tutto. L’incontro e lo scontro con tutto ciò che arriva da mondi ed epoche diverse. L’oriente. I tessuti antichi. Nel mondo artistico? Tantissimi. Questi solo alcuni: Anselm Kiefer, Christian Boltanski, Josef Koudelka, Luc Tuymans, Pina Bausch, Magdalena Abakanovicz.

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Quali le icone di riferimento? E quali altri designer hanno influenzato la tua estetica?
Donne come Sarah Bernhardt, Peggy Guggenheim, Frida Kahlo.  Tra i designers che mi hanno più influenzato, Yohji Yamamoto: un giapponese, un poeta, un’innovatore che crede nell’abito come casa della persona.

La moda è qualcosa che interessa ancora la gente, secondo te, considerando anche il momento storico in cui viviamo?
Credo che l’interesse per la moda possa essere tanto più forte quanto più un paese è proiettato sul proprio futuro senza averne paura. Il problema, oggi, è la paura.

Che cliente è, a tuo avviso, quello italiano, rispetto al resto del mondo?
Meno coraggioso, forse più influenzabile, capace però – per istinto, cultura, esperienza del bello – di distinguere la qualità.

Quali mercati sono interessanti per Ilaria Nistri al momento? Dove riscuoti maggiore attenzione, Italia a parte?
C’è un interesse sempre crescente per paesi come la Cina e la Corea. Questi mercati rappresentano davvero una sfida interessante. Da qualche anno a questa parte ci siamo fortemente consolidati in mercati altrettanto stimolanti come Giappone, Hong Kong, Macao e Paesi dell’Ex Unione Sovietica.

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In che modo le tue radici si riflettono nella linea e cosa invece nasce dalla tua attitudine più cosmopolita, dai viaggi?
Le mie radici sono i tessuti, di cui conosco tutta la filiera, le lavorazioni… I tessuti sono anche la materia da cui parto nel mio percorso creativo. I viaggi, poi, portano suggestioni e visioni.

Web vs carta stampata? Chi vince, secondo te? Chi preferisci?
Perché vederle con un Vs? Trovo che siano strumenti diversi, che veicolano contenuti diversi con diverse modalità. Richiedono tempi e processi di elaborazione specifici. Accedono a universi emotivi diversi. Punteggiano la nostra giornata in tempi diversi. Il problema della loro convivenza credo rifletta la poca differenziazione (e spesso la mera trasposizione) di contenuti sui due mezzi.

In cosa differisce la linea Roque dalla collezione Ilaria Nistri, dal punto di vista di stile, ma anche come target di riferimento?
Il progetto Roque, la nostra contemporary daywear line, è in perfetta continuità con lo stile Ilaria Nistri. E’ un’incursione estemporanea nello stesso mondo di riferimento, con un richiamo più forte alla strada, alla libertà di trasformare, mixare, interpretare. Ha il carattere e la forza dell’immediatezza. Non necessariamente un target diverso, quanto piuttosto un diverso utilizzo. Una collezione come la Roque, fatta prevalentemente di jersey, seta e felpa  rende l’universo Ilaria Nistri accessibile in ogni momento.

C’è ancora qualcosa che vorresti realizzare e rimane per ora un sogno?
Stiamo pensando all’apertura di un flagship store a Milano. Nonostante tutto, mi sforzo di credere nella ripresa della città come centro propulsivo per la moda.

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Per saperne di più www.ilarianistri.com

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