Tela p/e 2018: come il tessuto, ospita la creatività sincera

Potrebbe essere un gioco d’intelletto, come le famose parole che si creano con gli incroci corretti: la usa l’artista per dare vita agli immaginari della sua fantasia; la si usa in sartoria per dare un primo cenno di vita tridimensionale ai capi disegnati; la usa la natura come strumento di difesa e di cattura dei nemici.
Infine: le regalano l’iniziale maiuscola e, in quelle sue quattro lettere, diventa un mondo di moda rigorosamente italiana, testardamente ricercata nella fattura e nella femminilità, discreta nel successo sempre crescente che sta godendo dentro e oltre i confini della nostra nazione.

Tela, con la “t” maiuscola, è il nome di un marchio istituto a Verona una manciata di anni fa, ma nato da una lunga esperienza nel settore del fashion della sua direttrice creativa e anima appassionata, ovvero Federica Mora.
E nella collezione dedicata alla prossima stagione Primavera-Estate 2018 presenta un nuovo capitolo della sua storia giovane nell’apparenza, ma sempre più ricca nella sostanza.

Tela, dunque, è un simbolo eccellente di quell’urgenza sana e salvifica di continuare a creare la moda dell’abbigliamento, una sorta di necessità dell’intelletto curioso e della mano artigiana che da sempre è parte integrante dell’italianità: Tela è espressione concreta, perdonate il gioco di parole, della fiducia nella  moda come veicolo d’espressione, il che non è una mera ripetizione, ma è una vera definizione d’intenti.
Ovvero: progettare capi d’abbigliamento che non solo assecondino il vezzo di valorizzare la propria bellezza, ma che nel frattempo funzionino anche come un amplificatore per comunicare la propria identità.
Come? Partendo da quel che il nome stesso evoca, una volta ridimensionata la sua iniziale: la tela, cioè l’armatura di base dei tessuti a navetta, la versione più semplice, quella dove non c’è rovescio perché il manufatto mantiene lo stesso aspetto su entrambe le facce, un aspetto schiettamente sincero, per questo versatilissimo.
Ecco, Tela parte dalla semplicità intesa come approccio minimale: nessun fronzolo, solo l’importanza meticolosa dedicata alla ricerca delle forme, all’esattezza dei tagli, alla definizione dei volumi e alla costruzione di un immaginario in costante evoluzione tra la discrezione classica e l’inventiva contemporanea, ma sempre rigorosamente allacciato alla femminilità e al buon gusto col quale va vestita.

La collezione s/s 2018 è un racconto stagionale composto attraverso i colori, le forme che danzano tra il rigore geometrico e la delicatezza ariosa, l’essenziale come punto di partenza, la cura dei dettagli che son quasi una strategia di funzionalità ed estetica combinate per rendere unico ogni capo: come i lacci che s’incrociano sospesi sulla pelle nuda delle spalle, i bottoni che chiudono il fondo dei pantaloni, le ruches sul giromanica e l’abbottonatura frontale giocosa della tuta. Le tinte, si diceva, sono il leit-motif avvincente: il quadrettato dello spolverino dritto dai colori vivaci primaverili come l’azzurro cielo splendente, che si offre anche nella versione dell’ampio gilet da appoggiare sulla camicia candida a stratificata sui pantaloni dal rivolto alla caviglia; il rosa cipria dell’abitino bon ton stretto da una coulisse e del completo giacca e pantalone; il panna delicatissimo della tuta, lo stesso panna delicatissimo dell’abito con i tasconi come fosse un’evoluzione da città della sahariana; la grazia intensa del ciclamino in contrasto con la sinfonia pratica eppur ricercata dei verdoni d’appartenenza militare, come gli stessi capispalla che interpretano.
Non solo tinte unite, ma anche pattern: come il gioco estivo del bianco e beige, eseguito con l’appaiata di blusa e pantaloni ampi, assottigliato nelle righe che attraversano il maxi-dress, che s’intensificano nel giallo brillante.
Ma anche come l’incursione della stampa grafica sul t-shirt dress, che invade anche la gonna a tubo con i suoi motivi che ricordano l’allegria dei grafismi di Mirò, prima rimandano alla delicatezza di inflorescenze, e poi fanno esplodere l’energia cromatica degli astrattismi esatti, anche un pizzico esotici.
Le forme, intanto sembrano uscite da un diario dei fantastici Seventies: i pantaloni svasati sul fondo, il trench geometrico lungo e classico ma anche corto e svelto abbinato alla gonna lunga, le bluse soffici, i sandali dalle strisce essenziali, ma colorate.

Aria di vacanza rilassata, nel tempo e nello spazio, ma anche aria di città metropolitana: versatilità, è valore-must di Tela.

Post your thoughts