Ho già raccontato che in passato sono stato fashion director di due riviste indipendenti e quanto quelle esperienze siano state importanti e formative, tanto che ancora oggi porto con me insegnamenti e ricordi, ma quei lavori hanno avuto un significato ancora più alto per alcune delle persone con le quali ho avuto il piacere di collaborare. Ricordo distintamente, come se fosse ieri, modo di dire che però rispecchia bene quello che provo, le ore passate con l’art director della seconda di queste riviste, insieme, letteralmente fianco a fianco, abbiamo corretto crediti di servizi fotografici, scelto foto, dato un ordine agli scatti degli editoriali, scambiando in continuazione idee.
Mi emozionano questi ricordi, anche perché ho visto sbocciare questa ragazza, che all’epoca aveva terminato da poco i suoi studi, mentre ora, che è una bellissima giovane donna, dai tantissimi progetti, si trova lei stessa ad insegnare. Sto parlando di un’artista, perché non posso definirla solo grafica o art director, e di un’amica, e mi perdonerete se nel presentarvela ho messo questa enfasi e mi sono così dilungato.
Che adori Dea Curić ormai si è capito, se vi racconto di lei oggi è perché tante sono le sue idee che hanno preso forma, idee che vale la pena farvi conoscere, perché ho sempre pensato che Dea potesse diventare uno di quei creativi capaci di dire qualcosa di nuovo, dando forma e spessore al futuro della creatività e, secondo me lo sta facendo, un po’ a modo suo, fuori dal coro, ma non troppo, e sempre con passione e con un sorriso.
Innanzitutto c’è un suo sito, dove in vendita trovate i suoi pattern, poi la sua partecipazione ad una mostra importante, “Abiti da lavoro”, che potete ammirare alla Triennale fino al 31 agosto. Ma le passioni e i progetti di Dea sono tantissimi e sono sicuro che questa breve intervista non esaurirà tutti gli argomenti.
Mi sentirete parlare ancora di lei, qui e non solo, per ora eccovi la nostra chiacchierata in esclusiva per lepilloledistefano. Enjoy!
Ciao Dea, mi racconti il tuo nuovo progetto del sito?
Sono un graphic designer che lavora nell’editoria e nella moda. E ho tante, troppe passioni, il ricamo, la calligrafia, l’illustrazione, la scrittura, il ballo, l’amore, i libri, il sesso, il tè, i sogni… avevo bisogno di un bauletto che possa contenere tutto ciò. Dovevo trovare un modo per poter fare tutte queste cose per i miei due grandi amori: la carta e il tessuto.
Poi un giorno ho capito. Raccontastorie. Ecco cosa sono. Non importa se lo racconto disegnando, scrivendo, ricamando. Il mezzo può variare, è quello che racconto che importa. Raccontastorie su carta e tessuto.
Così nasce il mio sito, dea mademoiselle, ed è il mio luogo magico. Il sito contiene le mie favole interattive per adulti e i miei pattern/storie. Le favole al momento sono due, ma sto già lavorando su quelle nuove. Sono disponibili in diversi punti vendita a Milano, e presto la distribuzione si allargherà. Le stampe per tessuti, non sono stampe qualsiasi, ma pattern che sono loro stessi delle storie raccontate, su un tessuto. Ho deciso così di iniziare a creare pian pianino un mio archivio di tessuti online. Acquistabili o consultabili.
Annuncio in esclusiva – dopo settembre usciranno i nuovi pattern/storie e una nuova favola magica, collegati tra di loro. Lì dea mademoiselle prenderà la sua vera forma. Sono emozionatissima!
È un progetto con il quale voglio arrivare alla gente, con dei messaggi e morali di storie positivi e divertenti. Ironizzando sulle storie d’amore finite male e sui rapporti complessi che viviamo oggi, stupidamente, dato che l’amore dovrebbe essere una cosa semplice e felice, e invece la viviamo in modo molto più complesso e negativo.
Perché alla fine, quel che importa nella vita, sono la gioia e l’amore. E se con le mie favole o con i miei pattern sono riuscita a far sorridere anche solo una persona, allora vuol dire che ce l’ho fatta!
Ora sei in esposizione con un tuo progetto alla Triennale di Milano. Di cosa si tratta?
Ti copio qui il testo di Eleonora Fiorani, curatore del settore moda della Triennale. “Corpo, abito, lavoro sono parole così cariche di significato e così evocatrici di sensi profondi, e così mutanti che non possiamo non continuare a chiederci, ogni volta che li trattiamo, in che termini il corpo attraverso l’abito e il lavoro si dia e si rappresenti, quale lingua parla e quali saperi e lingue lo parlano.”
“Abiti da lavoro” è una mostra che dopo che l’hai vista non sai se hai appena assistito a una esposizione di moda, arte o di design. Quel che importa è l’argomento, che viene affrontato con ironia e con serietà, ma, sopratutto, è un progetto che ha coinvolto ragazzi con diverse abilità dell’Associazione Arkadia, i quali hanno cucito gli abiti progettati dai 40 artisti presenti alla mostra (http://www.arkadiaonlus.it/).
Quando mi è stato chiesto di progettare un abito da lavoro, dal curatore della mostra Alessandro Guerriero, non avevo idea che tutto sarebbe finito in esposizione alla Triennale, accanto a nomi importanti come Miyake, Marras, Missoni, Westwood, Fiorucci. E così è nato nell’innocenza della pura creatività “L’abito da lavoro dell’innamorato”, un abito dal taglio classico della casalinga anni ’50, con sopra un pattern che illustra la storia di una coppia che si corteggia, balla e fa l’amore.
L’innamorato porta con se una valigetta, uguale a quella del dottore, del color del cielo, con dentro le lettere d’amore. Non vorrei dare ulteriori spiegazioni. Se si è mai stati innamorati, è chiaro.
Ci conosciamo da molti anni e conosco bene la tua creatività. Visto che ora insegni e hai fatto esperienza con nomi importanti, mi racconti come è cambiata la tua visione sul mondo dei creativi e come è cambiato il tuo stile e quello che fai?
Quello che è cambiato è la consapevolezza di quello che faccio. Il mondo della moda oggi è un mondo frenetico, freddo e difficile. Insomma, non ci si diverte quasi più. Io invece voglio riuscire a divertirmi ancora in questo mondo e voglio che anche i miei studenti lo capiscano. È un bellissimo mestiere e siamo fortunati a poterlo fare. La nostra passione è il nostro lavoro. E dobbiamo riuscire a viverlo come passione ogni giorno.
I nomi importanti con i quali ho avuto la fortuna di lavorare, che oltre a essere ‘nomi’ sono veri maestri e geni del mestiere, mi hanno trasmesso la loro gioia e l’amore per quello che fanno. Anche dopo 50 anni di carriera. Gli occhi lucidi davanti a un capo finito o il fiato sospeso nel momento della nascita di un’idea. Sono ancora quelle le cose che contano. Non il ‘nome’ che sono diventati.
Siamo umani, fatti di esperienze e ognuno di noi potrebbe raccontare la sua storia. Ognuno sceglie un mezzo per farlo. E la moda è anche quello. Passione, emozione, vita. Sono concetti che cerco di trasmettere ai miei studenti, che sono i primi a rischiare di essere mangiati da questa grande ‘macchina’ che la moda è diventata. Non importa fare, importa come lo stiamo facendo.
Ho avuto la fortuna di vivere e realizzare cose delle quali non avevo neanche sognato. Non ho ‘fame’ di carriera. Voglio solo continuare a fare quello che mi piace, come mi piace farlo. Per fare questo mi sono un po’ allontanata da tutto questo mondo.
Lo osservo da lontano, e lavoro in pace, lavoro bene, lavoro con gioia.
Progetti per il futuro?
Innamorarmi. Ancora. E poi di nuovo.
il video della mostra Abiti da Lavoro:
http://www.youtube.com/watch?v=SWH1bL3Qzmg
TAM TAM è una scuola di eccellenza e si occupa di attività visive. È una scuola GRATIS.
Suo Direttore è Alessandro Guerriero.
Nasce da un’idea di Alessandro Guerriero, Alessandro Mendini, Riccardo Dalisi e Giacomo Ghidelli
http://www.tam-tam-tam.org/una-scuola-estrema/