DELTA-BO PROJECT

Un mio amico stilista che vive a Bologna, Fabio Di Nicola, una volta mi ha dato un appuntamento in un negozio di un suo amico. Quando sono arrivato, un po’ perplesso, mi sono ritrovato a scendere alcuni scalini, attraverso una porticina di una delle vie del centro del capoluogo emiliano e mi sono trovato davanti uno spettacolo che mi ha quasi tolto il fiato. Per uno che ama il modernariato, il vintage, tutto ciò che ha una storia alle spalle, delta-bo, così si chiama lo spazio, rappresenta un paradiso. Tavolini, sedie, divani e sgabelli, ma anche poster anni settanta, lampade e oggetti strani sono ammassati (non sempre in maniera ordinatissima) in quello che è il regno di Davide Deserti, ferrarese trapiantato a Bologna. Con il tempo sono diventato amico di Davide, chi segue www.webelieveinstyle.it riconoscerà in delta-bo lo spazio dove spesso ci fermiamo a intervistare personaggi, anche in diretta, ma a parte questo io appena posso vado a curiosare in quel mondo dove il caos creativo trasuda di amore per il recupero, la voglia di raccogliere storie, ‘ripararle’ e rimetterle in circolo. Dopo tanto tempo ho deciso di interrogare Davide su questa sua avventura!

 
 
Come nasce delta-bo?
C’era una volta un giovane fisico nucleare, che mai avrebbe pensato di vendere cianfrusaglie usate…. questa potrebbe essere l’inizio di una bella storia, ma non è proprio così! Dopo aver iniziato gli studi universitari in fisica a Ferrara, per motivi legati al servizio civile, ma anche sentimentali, mi sono trasferito a Bologna, dove, non avendo molto di cui campare, ho dovuto trovare un lavoro. Avendo pochi soldi e anche poco gusto, i vecchi Emmaus o Antoniano erano fonte di mobili e oggetti per arredare casa a 0 lire, che poi potevano essere rivenduti. Da lì ho iniziato a lavorare inizialmente per un "solfanaio", poi per commercianti sempre più importanti.
Perché delta-bo?
Studiando fisica e  memore dei simbolismi, il "delta", che segna le variazioni, mi sembrava il nome più appropriato. Il resto è storia.
 

Quando è nata la tua passione per i mobili di modernariato?
Inizialmente, e parlo degli anni 80-90, il modernariato era per un’elite molto ristretta  a Bologna. Pagavano per portar via la roba e ti ripagavano altri per averla, ne segue che il lato venale si è fatto vivo immediatamente, poi col tempo la passione è nata vedendo sempre cose fatte con un certo criterio, bizzarre, altre viste solo nei film e anno dopo anno, la decisione di staccarsi dalla dipendenza lavorativa è stata abbastanza veloce. Non nego con molti sacrifici. La scelta del modernariato è nata dal fatto che, al contrario del mobile antico, si va a pelle nella scelta dell’oggetto. Nell’antico la cosa più importante è che sia originale e integro, nei mobili e oggetti di epoca più recente l’importante è che siano belli e utilizzabili, se di design meglio, ma di regola non è tra i miei criteri di scelta principale.
 

Quale il cliente che arriva nel tuo spazio?
Fondamentalmente vendo molto all’estero, infatti a Bologna son conosciuto per "quello sempre chiuso", che in fondo è vero, perché sono in giro a cercare cose. Per tirarmela un po’, mi conoscono più a New York, Tokyo o  in Europa. A Bologna, dopo 4 anni qualcuno si ferma a chiedermi ancora cosa faccio!
I privati che mi hanno conosciuto, vuoi per la festa annuale che organizzo, più per aggregare tutti gli amici, clienti e colleghi che per pubblicità, vuoi tramite internet, sono di regola degli appassionati, architetti o semplici curiosi capitati per caso. Vengono da me  per trovare qualcosa che coinvolga, colpisca ed emozioni, difficile che vengano a cercare un oggetto specifico, disegnato da personaggi di grido, contrariamente ai grossi commercianti stranieri che chiedono principalmente quello. Qualcuno magari fa delle richieste, ma col tempo ho smesso di preoccuparmi di cosa vuole la gente, perché il rischio nel nostro mestiere è di riempire magazzini con ipotetiche richieste e di tenerle anni a vegetare, fino alla decisione forzata di buttarle, magari il giorno prima che qualcuno arrivi a richiederla, perché l’ha vista sul sito! Compro dunque cose che di fondo piacciono a me, di conseguenza si è creato, come in tutti i settori, un pubblico che viene per assonanza di gusti.
 
 

Quale il pezzo al quale sei più legato o sul quale hai lasciato il cuore?

Potrei rispondere che sono legato a tutto quello che compro. Sono molto " infantile ", passami il termine, quando vado a caccia di oggetti, se trovo qualcosa che mi piace, devo averla, anche se piace solo a me.
Ogni tanto poi trovo cose che non vorrei  vendere mai, come la super poltrona ormai chiamata da noi "il monolocale", che è diventata il simbolo grafico del sito, talmente grande che quando la trovai, pensavo fosse una decorazione scenica del negozio. Ogni tanto però per alcuni pezzi devo cedere e separarmene, un grosso lavoro psicologico fatto all’inizio perché non volevo separarmi da nulla, ma poi ho guardato dentro al portafoglio e il lato sentimentale è stato accantonato in fretta!
 
 

 

Per ulteriori info: www.delta-bo.com

Delta-bo Project Via Riva di Reno, 77/79 Bologna
 

Foto Simone Astore

  1. Serena Rispondi

    E’ veramente bello leggere una parte della vita del mio fratellone che purtroppo non conosco!!!! Grazie!

  2. SELVAGGIA Rispondi

    l’intervista è centratissima, bravi ad entrambi.sembra tanto orso, ma in realtà è una persona dolcissima ,certo che un’ordine così è veramente un’eccezione! Una grand parte della sua vita, dopo che ha lasciato il ferrarese, a raccattare tutto. tvb