Dolce & Gabbana al Museo di Arti Decorative a Parigi…

Notizia di questi giorni che Dolce & Gabbana rappresentano la moda, la creatività e la tradizione artigianale Italiana all’interno della seconda edizione della mostra "Les années 1900-2000: Histoire Idéale de la Mode Contemporaine. Vol. 2", che si terrà fino al 26 Giugno 2011 presso il museo di Arti Decorative di Parigi. In mostra un corsetto ricoperto di pietre multicolori e un abito armatura di pelle metallizata, il primo della collezione "Le Pin Up" (autunno/inverno 1991-92), il secondo di "New Sexy Glam", collezione della p/e 2007. Il corsetto in passerella indossato da Naomi, fu poi scelto da Madonna per la première newyorkese di "Truth or Dare", mentre l’abito, portato in sfilata da Jessica Stam, è stato anche parte del guardaroba di Lady Gaga nel video di ‘Paparazzi’.

 

 

 

 

 

In particolare, le immagini di Madonna e di Naomi mi portano in mente tantissimi ricordi personali, che avevo già raccontato in un articolo pubblicato nel 2005, in occasione del ventennale della linea femminile del duo, sulla rivista Made05 per cui lavoravo all’epoca.

Riporto ora quel’intervista, nelle versione che ho salvato su pc, quindi non editata, e riletta a distanza di 5 anni rimane ancora una delle cose che forse più rappresenta lo Stefano di un certo periodo della sua vita, il suo legame con la moda. Sono righe che mi colpiscono sempre, perchè le scrissi di getto, raccontando episodi lontani, che mi hanno segnato molto.

Spero vi faccia piacere leggerla, come ha fatto piacere a me scriverla tempo fa e riscoprirla ora. 

 

And so the story goes.
 
Era l’ottobre del 1985 quando, durante la settimana delle sfilate femminili milanesi, esordiva nella sezione “Nuovi Talenti” un duo di designer che negli anni a seguire avrebbe imposto il proprio stile. Dolce & Gabbana quest’anno festeggiano il ventennale della loro attività, l’occasione meriterebbe un riassunto dei successi, il porre enfasi sul loro nome come fulgido esempio di un Made in Italy ancora in grado di suscitare interesse in tutto il mondo, di come si possa essere in crescita quando il fashion system lamenta ormai da tempo una ben evidente crisi e di come si riesca a rimanere indipendenti in un panorama come questo, i due nonostante le dichiarate lusinghe da parte di multinazionali e grandi gruppi hanno mantenuto negli anni una precisa identità, anche da un punto di vista strettamente economico. Tutto ciò troverà spazio nei molti momenti di festeggiamento in questo scorcio di 2005, per me invece Dolce & Gabbana rappresentano qualcosa di più personale, scrivere dei due significa schiacciare il tasto rewind della memoria ed andare indietro nel tempo, non solo ripercorrere i loro anni, ma anche i miei, perché in qualche modo Domenico e Stefano hanno segnato non solo il percorso della creatività di moda degli ultimi decenni, ma anche il mio.
Da fashion addict ho iniziato presto a seguire ed apprezzare il lavoro esuberante, cosmopolita, ma con profonde radici nella tradizione italiana, poco formale e molto glam di Dolce & Gabbana, ho in mente immagini flash di me che rincorro per un autografo le supermodel dei primi anni novanta, appena uscite da una loro sfilata in via Santa Cecilia, all’epoca sede della griffe, e ho memoria precisa di quando iniziai ad inviare a Domenico e Stefano lettere divertenti, un po’ folli e creative, accompagnate da rielaborazioni grafiche dei loro capi, in un periodo dove per me il computer non esisteva e tutto si faceva con ritagli di giornale, colla, cutter e fantasia. Mi firmavo sempre Steven Not Meisel, giocando con il nome del fotografo delle loro campagne che tappezzavano i muri della mia camera. Fu dopo la prima di queste missive che ricevetti una telefonata, all’altro capo del filo qualcuno stava chiamando a nome di Dolce & Gabbana, non volendo svelare chi dei due fosse, anche se dalla voce sospettai subito Domenico. Parlammo dell’ammirazione che avevo per loro, del primo profumo appena entrato in commercio, dei progetti per il futuro, una telefonata breve, ma che mi galvanizzò e si concluse con un: “Se passi da Milano fatti vivo, che andiamo a cena insieme”. Ovvio che la cena non ci fu mai, ero troppo timido per chiamarli e troppo incredulo che qualcuno con i loro impegni e la loro crescente fama avesse trovato tempo per parlare con me. Li incontrai invece nel backstage di una sfilata Complice, linea che all’epoca disegnavano, mi presentai imbarazzato come lo Steven Not Meisel che ogni mese entrava nelle loro vite via posta e ricordo la reazione simpatica, la gentilezza e la cordialità che usarono nei confronti di uno che, in fondo, era solo un fan, e pure un po’ tedioso. Continuai a scrivergli, ma con il passare dei mesi le mie colorate missive iniziarono a diradarsi. L’ultima volta che li sentii fu tramite lettera, se scritta da loro o da una segretaria non lo saprò forse mai. Gli avevo inviato delle foto in cui mi ero cimentato come stylist e ottenni in risposta parole che sono ancora ben salde nella mia mente, perché divennero uno sprone importante: “Questa volta ci hai davvero stupiti. Continua così e forse la tua passione per la moda potrà diventare in futuro un vero e proprio lavoro”.
Tutto ciò accadeva prima della trasformazione dei due stilisti in superstar della moda, prima delle copertine sensazionalistiche dei giornali, le dichiarazioni sulla loro unione e sulla conseguente separazione, quella recentissima, e coraggiosa, di volere, da omosessuali, adottare bambini, in una Italia dove la legislazione non favorisce i single, le coppie di fatto non sancite dal matrimonio o la fecondazione assistita, era prima dei tour di Madonna con i costumi disegnati in esclusiva, di Victoria Beckham e Whitney Houston in prima fila alle loro sfilate o di Chloe Sevigny, vestita alla Julie Christie in “Darling”, che apre in passerella uno dei loro tanti defilè. I profumi si sono moltiplicati, gli spot più trasgressivi sono diventati oggetto di studi sociologici sulle riviste, quelli girati da Tornatore hanno vinto premi e permesso a Monica Bellucci di imporsi come esempio di bellezza mediterranea nel mondo, prima del salto a Hollywood. Abilissimi nello scegliere i testimonial e i fotografi più vicini alla loro filosofia di moda, le campagne stampa di Dolce & Gabbana rappresentano alcune delle foto più significative dell’ultimo ventennio, come quelle scattate da Scianna con protagonista la top Marpessa, immersa in una Sicilia neo-realista, o le foto di Meisel ispirate alle dive degli anni cinquanta o alla Dolce Vita romana, che utilizzavano i volti di Isabella Rossellini e Linda Evangelista, Tony Ward e Vincent Spano, ma anche una Sherilyn Fenn appena lanciata dal “Twin Peaks” di David Lynch.
Mi piacerebbe incontrarli ora, e non lo farei da fan, la mia è una curiosità giornalistica, la voglia di capire chi sono queste persone che sono entrate così saldamente nel nostro immaginario collettivo, il cui desiderio di provocare, di non sottostare alle regole e, soprattutto, di rendere più sensuali e belle le donne, con i loro bustier un tempo e con i loro abiti da star ora, è diventato sinonimo di modernità, dimostrando una autentica creatività, ma anche una sapiente capacità di cogliere lo spirito dei tempi, filtrandolo sempre con una caratteristica ricchezza di riferimenti figurativi e culturali, da Luchino Visconti alla Swinging London, passando per la New York dello Studio 54 e le fotografie di Helmut Newton, giusto per citarne alcuni.
Sono passati anni da quando li ho per un attimo avvicinati, mentre loro sono diventati la coppia di moda più famosa al mondo, ho continuato a seguirli con interesse, ad ammirare la capacità con cui hanno amministrato il loro successo, l’indubbio fiuto di talent scout, ultima scoperta in ordine di tempo la modella Bianca Balti, l’ironia con cui si contraddistinguono dai loro colleghi, non è da tutti, ammettiamolo, tanto per fare un esempio, farsi fotografare nelle vesti di Batman e Robin per Harper’s Bazaar, parallelamente il mio complesso percorso di vita ha incluso una laurea e una specializzazione, ma, soprattutto, la mia passione di ragazzino di provincia è diventata una professione, come loro mi auguravano in quella lettera che ho conservato, e questo dopo tanto tempo mi piacerebbe proprio dirglielo.   
Stefano Guerrini
  1. Donatella Rispondi

    Un bel pezzo emozionale,mi piacciono i ricordi raccontati,soprattutto se belli e interessanti. Mmmmmh dici che sia impossibile intervistarli per webelieveinstyle?Il problema è che hanno molti impegni ma dai tweet di Stefano Gabbana mi risulta che questo periodo sono a Milano. E” vero avranno mille impegni,e poi bisogna vedere quanto sono cambiati come persone da quando l”hai incontrati all”inizio. Si potrebbe provare però,non ti sembra? :) (mi sa che sono troppo possibilista hahahah XD)

  2. Leti Rispondi

    E’ ufficiale.. TI ODIO! Perchè questa storia a lezione non l’hai mai raccontata? Invidio la tua determinazione, "Steven Not Meisel", e ti ringrazio per questo racconto ispiratore.Avrei una richiesta: il seguito di questo racconto! Vorrei sapere come si sviluppa questa storia tra il promettente Steven e i celebri designer, ritengo il tuo pezzo bellissimo e merita di avere un seguito!

  3. jess Rispondi

     oddio!non sapevo nulla di questa storiella!hai sempre un sacco di cose super interessanti e super emozionanti da raccontare…secondo me dovresti scrivere a Stefano e a Domenico..sarebbe davvero una cosa carina!bacioni

  4. Rosella D Rispondi

    Che dire Stefano, mi hai emozionato. Loro sono stati lungimiranti a vedere in te il talento e tu hai fatto bene a seguire il loro consiglio, dato che ora sei qui a raccontarci questa bella storia d addetto ai lavori. Io vorrei che tu ne scrivessi tanti di post simili perchè hai tantissimo da raccontare e la mia curiosità verso i tuoi racconti è tantissima! anzi, perchè non scrivi un libro, una sorta di raccolta dei tuoi momenti più belli e interessanti nel mondo della moda? Seriamente, ci hai mai pensato?

  5. Stefano Guerrini Rispondi

    Tutte troppo gentili. Grazie mille. <3@Rosella non so se ho così tante cose da raccontare…e sul libro, beh, non è la prima volta che ci penso…:O)chissà…

  6. nefaSto Rispondi

    Non ho mai letto un articolo così intimo, così Bello! Mi piace come sia riuscito a raccontare 20 anni di Dolce & Gabbana senza giudizi di valore o racconti retrospettivi, bensì attraverso la storia di un "terzo onnipresente". Semplicemente Bello!n  e  f  a  S  t  o

  7. Giulio Rispondi

    La sincerità e la purezza di questo pezzo ormai, in giro, non si trovano più. mi è piaciuto tantissimissimissimo!!

  8. Angelica Rispondi

    Che bello, è un pezzo emozionante e davvero sentito, mi sembra di vederti negli approcci con il magico duo e con le modelle! Mi sono divertita ^^interessante la faccenda del libro… =P

  9. Stefano Guerrini Rispondi

    Beh @Angelica per il libro vorrei le idee chiare e capire cosa di quello che andrei a raccontare possa suscitare interesse…e poi manca il tempo…grazie mille anche a @Giulio

  10. cecilia Rispondi

    momento D&G amarcord assoluto per quanto mi riguarda: canotta sicula esplosa nelle province di tutta la Bassa :)

  11. laura Rispondi

    un articolo degno di essere letto tante e tante volte…bellissimo…complimenti…

  12. Denis Rispondi

    Ogni volta che vedo Jessica in quella situazione, tremendamente irrigidita a meraviglia nel metallo di quel bustier, mi avvolge la malinconia. bei tempi passati.

  13. Marco Santaniello Rispondi

     Bellissimo pezzo più da  blogger che da giornalista :) e ci piace :) in fondo sei anche un blogger :) In primis, se vuoi fare una rimpatriata basta che vieni di sabato in un noto locale di milano :) sai quale :) e ti ritrovi mr.dj stefano quasi sempre :)  concordo con il top Steven not Meisel, potrebbe essere il titolo del tuo libro :) lolololol  Il gusto Dolce & Gabbana può piacere o non piacere ma a prescindere non si può ammettere che quel duo ha spaccato e mai crollerà; certo c’è anche da dire che al tempo c’era meno concorrenza e dunque quei primi nomi adesso sono rimasti al top, io penso che i vari , Pugh, W.Tempest, H.Vibskov e giù di lì siano quello di cui la moda ha bisogno :) e mi ci metto anche io nella lista 😉 . Purtroppo questi grandi marchi hanno "ridotto" la moda a puro marketing e ben poca creatività, ma si sà quando si vede il denaro, quello vero, la testa si può facilmente perdere…..così come ha fatto il sistema moda….e la storia mai cambierà. Tuttavia esiste FORTUNATAMENTE UNA realtà underground. che adoro :)Un abbraccio caro 

  14. Trilly Rispondi

     Profondo … Commovente, ma al contempo un”esplosione di energia pura!Sono pienamente d”accordo con tutti gli appelli quì sopra a riservarci ancora racconti simili!Sei un esempio per tutti noi.. non da “Icon” fredda e distaccata (sia mai!), ma da amico che trasmette il calore e la forza di credere fino in fondo a questa grande passione che ci accomuna!é sorprendente come per la prima volta mi sia arrivata l”essenza di D&G depurata dalle paillettes dello showbiz: FINALMENTE!!! Grazie di renderci partecipi delle tue emozioni, Stefano!!! 

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